I cittadini e la farmacia italiana: il rapporto di Cittadinanzattiva

I cittadini e la farmacia italiana: il rapporto di Cittadinanzattiva

Comincia a essere percepita anche dai cittadini la trasformazione da farmacia di fiducia, dispensatrice di farmaci e consigli, a farmacia dei servizi, ma ancora molti sono gli ostacoli da superare. Il quadro della situazione viene tracciato dal secondo Rapporto sulla farmacia, realizzato da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e con il contributo non condizionato di Teva, che ha coinvolto 1915 farmacie, affiancando a una indagine dedicata ai farmacisti e alle farmacie una survey dedicata ai cittadini in quanto fruitori dei servizi delle farmacie.

Il farmacista: un professionista

All’indagine hanno risposto 1.265 cittadini di tutte le regioni d’Italia. I dati positivi partono dal fatto che il 75% delle persone ha una propria farmacia di fiducia presso cui si reca abitualmente: circa il 40% dei rispondenti due o tre volte al mese, il 20% almeno quattro volte al mese, il 25% al massimo una volta al mese.
Un ulteriore elemento incoraggiante – che rafforza l’attuale processo in atto volto a far rivestire sempre più al farmacista un ruolo centrale nella riorganizzazione della tutela della salute nel nostro Paese – è dato dal fatto che ben il 65% dei cittadini afferma che quando ha di fronte il farmacista è consapevole di avere a che fare con un professionista che dispensa consigli importanti per la salute, e non certo con un addetto alla vendita di farmaci e presidi sanitari. Inoltre, a detta delle persone che hanno preso parte alla survey, nel 41% dei casi il farmacista conosce il medico di famiglia o l’eventuale specialista che ha in cura la persona, sa quali farmaci la persona prende abitualmente (42%), è prodigo di consigli in merito ai dosaggi o alle modalità di assunzione quando consegna i farmaci (42%). Meno frequentemente (32% dei casi), il farmacista conosce le patologie della persona che a lui si rivolge e prende l’iniziativa di consegnare opuscoli o altre informazioni che ritiene di utilità per la persona che entra in farmacia.

«L’essere destinataria di tanta fiducia è un ottimo presupposto per poter giungere compiutamente a quella farmacia dei servizi verso cui, con il tanto atteso accordo in seno alla Conferenza Stato- Regioni, si è finalmente tracciata la strada per passare da sperimentazioni regionali e locali a una messa a regime su base nazionale», dichiara Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. Inoltre, la farmacia rappresenta un importante presidio di salute nelle aree interne del Paese, uno strumento essenziale da utilizzare nelle strategie e azioni contro le disuguaglianze nella salute».

Emergono però anche le barriere che ancora ostacolano il pieno passaggio alla farmacia dei Servizi: un limitato coinvolgimento delle farmacie (27%) in campagne di prevenzione e screening promosse dalle istituzioni; lo scarso coinvolgimento delle farmacie (solo il 20%) nel processo di attuazione del Fascicolo sanitario elettronico; una insufficiente condivisione, ai fini del supporto all’aderenza terapeutica, dei dati telematici tra il gestionale della farmacia e i sistemi informativi sia del ministero della Salute/Aifa (34%), sia soprattutto dei Medici di medicina generale MG (solo il 12% delle farmacie risulta interconnesso con i medici di famiglia); la necessità di rafforzare dialogo e collaborazione a livello locale con le realtà dell’associazionismo civico impegnate nella tutela della salute come bene comune.

Se da una parte, dunque «questo secondo Rapporto conferma che le farmacie stanno potenziando la prevenzione e il monitoraggio della terapia dei pazienti e che i cittadini hanno nella farmacia e nel farmacista una enorme fiducia», osserva Marco Cossolo, presidente di Federfarma, «dalla analisi emerge anche che manca ancora un impegno strutturato della parte pubblica e che lo sviluppo della farmacia viaggia in modo disomogeneo sul territorio. La sperimentazione della Farmacia dei servizi – le cui linee guida sono state recentemente approvate dalla Conferenza Stato Regioni e per la quale è già previsto un finanziamento – può essere il punto di svolta per invertire questa tendenza».

La raccolta dei medicinali scaduti – che è un servizio alla collettività più che alla persona – è di gran lunga il servizio maggiormente utilizzato e ritenuto utile: la pensa così il 57% dei rispondenti alla survey. Mentre i servizi alla persona maggiormente fruiti in farmacia e ritenuti utili sono la misurazione di pressione/peso (25%) e il servizio Cup per la prenotazione di esami/visite (22%). Al terzo posto i servizi di screening e campagne di prevenzione (15%).

Molto significativa è la percentuale di coloro che non si sono potuti esprimere in quanto non hanno usufruito dei servizi in questione (intorno al 50%, con poche eccezioni, tra cui il servizio Cup).

Per quanto riguarda l’aderenza terapeutica, tra le funzioni svolte dalla farmacia le principali sono le seguenti: valutazione del grado di consapevolezza e conoscenza delle terapie da parte del paziente (71%); consulenza personalizzata per i soggetti con basso grado di aderenza (68%); ricognizione/revisione farmacologica (60%) per quanto di specifica competenza del farmacista (per esempio interazioni tra farmaci prescritti e farmaci da banco o integratori); sessioni esplicative/formative su device e farmaci (36%); tutoraggio alla persona con appuntamenti in farmacia (34%); monitoraggio dei parametri vitali (33%). Il 72% delle farmacie coinvolte nell’indagine ritiene congrua la formazione ricevuta in merito alle metodologie e agli strumenti per svolgere efficaci iniziative per il supporto all’aderenza per pazienti cronici.

Delle 1.915 farmacie coinvolte nell’indagine, il 38% è collocato in una zona rurale del Paese, il resto in una zona urbana: mettendo a confronto le farmacie per collocazione geografica non si notano sostanziali differenze. Il Rapporto evidenzia che le farmacie situate nelle aree rurali riescono a garantire sostanzialmente gli stessi livelli, riscontrati nelle farmacie urbane, di coinvolgimento e di attenzione, sia per quanto riguarda la prevenzione che il supporto all’aderenza terapeutica. A questo proposito, commenta Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar, «servono segnali specifici in favore delle piccole farmacie che costituiscono un presidio capillare, essenziale per la salute della collettività».

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