Italiani propensi a vaccinarsi, ma chiedono più informazioni

Italiani propensi a vaccinarsi, ma chiedono più informazioni

La campagna vaccinale contro il Covid-19 è in corso, seppur con i rallentamenti dovuti all’approvvigionamento di dosi, ma qual è l’atteggiamento degli italiani nei confronti della vaccinazione? Lo ha indagato l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), insieme al Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Dallo studio emerge una elevata propensione della popolazione a vaccinarsi per la generale consapevolezza che vaccinarsi è il modo più rapido per tornare alla normalità; allo stesso tempo la popolazione segnala la necessità di ricevere maggiori informazioni, in particolare dalle istituzioni.

Tre i fattori chiave

Le principali teorie delle scienze comportamentali spiegano come incoraggiare comportamenti desiderati per il singolo e per la società senza imporre divieti e senza introdurre incentivi economici significativi. Sulla stessa linea lo studio “Il vaccino e la vaccinazione contro il Covid-19: la propensione della popolazione italiana ad aderire alla campagna vaccinale”, che ha coinvolto più di 12.300 residenti di tutte le Regioni e Province autonome, fotografando le attitudini della popolazione italiana nei confronti del vaccino e della vaccinazione contro il Covid-19, per identificare i fattori chiave per ottenere una maggiore copertura vaccinale.

Il report ha analizzato sia l’attitudine della popolazione italiana nei confronti del vaccino sia quali tematiche inerenti al vaccino richiedano una maggiore informazione e quali siano i canali di comunicazioni desiderati. «I dati presentati possono essere molto utili per promuovere azioni a livello locale, regionale e nazionale per convincere la popolazione a vaccinarsi», ha spiegato Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Abbiamo ancora il 17% di persone che non intendono vaccinarsi e un ulteriore 17% di indecisi. Comunicazione efficace, logistica adeguata, efficienza e professionalità nel processo di erogazione sono le parole chiave per il successo della campagna vaccinale».

Grazie ai risultati sono stati identificati tre elementi chiave nella propensione a vaccinarsi: prima di tutto i fattori pratici quali l’accessibilità del luogo di somministrazione del vaccino, il tempo necessario per vaccinarsi, le modalità di prenotazione; poi le caratteristiche del vaccino, quali efficacia e incidenza degli effetti collaterali; infine le influenze sociali, determinate dalla conoscenza di come si comporta la maggior parte delle persone del proprio gruppo di appartenenza o delle figure di riferimento.

Secondo i risultati dell’indagine, il 69,4% della popolazione italiana pensa che il vaccino contro il Covid-19 sia il modo più rapido per tornare alla normalità, mentre solo l’11,7% non è d’accordo con questa affermazione. La fascia di popolazione che più si trova in accordo con tale affermazione è quella sopra i 65 anni (76,3%).

Sulla propensione a vaccinarsi, il 65,2% del campione dichiara le proprie intenzioni a vaccinarsi contro la malattia appena possibile, mentre il 17,6% non sembra intenzionato a vaccinarsi. La fascia di popolazione che più sembra propensa alla vaccinazione è quella sopra i 65 anni (75,4%). Le percentuali di disaccordo maggiori (22,2%) le ritroviamo invece nella popolazione con un’età compresa tra i 35 e i 44 anni.

Ma quanto sarebbe incentivato a vaccinarsi il cittadino se ritenesse di essere correttamente informato sui rischi della vaccinazione? Il 75,7% degli intervistati dichiara che sarebbe incentivato a vaccinarsi se ritenesse di essere correttamente informato sui rischi della vaccinazione contro il Covid-19, mentre il 7,1% non pensa che un livello di informazioni maggiore sui rischi legati alla vaccinazione cambierebbe la propria propensione verso quest’ultima. Tra gli over 65 troviamo la maggior fetta di popolazione che sarebbe incentivata a vaccinarsi se ritenesse di essere correttamente informata sui rischi della vaccinazione (80,8%).

Per quanto riguarda l’informazione, dall’indagine emerge chiaramente che la principale fonte di notizie, nel nostro Paese, sul tema Covid-19 è stata sino a ora la televisione, seguita da internet: il 66,6% e il 45,3% degli italiani riconoscono Tv e internet, rispettivamente, come il primo e secondo canale principale di comunicazione. Medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e medici specialisti si attestano sotto la soglia del 20% (14,5% e 8,5% rispettivamente). Però la popolazione italiana dichiara che vorrebbe maggiori informazioni sulla tematica Covid-19 in prima battuta dalle istituzioni sanitarie (54,6%) e quindi dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta (45,5%) e dai medici specialisti (34,5%). Solo il 30,2% della popolazione afferma di volere maggiori informazioni dalla Tv e ancor meno da internet (15,3%).

In conclusione, la ricerca mostra che gli italiani chiedono di essere più informati sulle conoscenze relative al vaccino e alle sue modalità di funzionamento rispetto a questioni più generali relative, per esempio, agli eventuali conflitti di interesse nella produzione dei vaccini; tuttavia vogliono che queste informazioni giungano dalle istituzioni sanitarie.

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