Cosmesi ‘green’. Si, ma quanto?

Cosmesi ‘green’. Si, ma quanto?

Bologna, 16 marzo – Cifre ‘beauty-green’ da capogiro: 45 miliardi e 800 milioni di euro nel mondo e, in Italia, 1 miliardo e 100 milioni. Queste le stime del valore del mercato della cosmesi verde (con ingredienti vegetali) nel 2017, appena presentate al Cosmoprof, la kermesse internazionale dedicata all’estetica appena conclusa alla fiera di Bologna, dall’associazione nazionale Cosmetica Italia.


Il mercato  dei cosmetici green in Italia

Il Centro Studi dell’associazione ha ‘fatto le pulci’ al green scodellando dati e elaborazioni calzanti: nel mondo i lanci di prodotti nuovi naturali ha ritmi rilevanti: dal 2011 al 2017, su un totale di 165.000 lanci, oltre 81.000 erano verdi. In Italia nel 2011 ne sono stati lanciati 1.000 e nel 2017 invece circa 2.000, il 50% in più.
Il concetto del green funziona a tal punto che gli slogan pubblicitari scelti dalle company della cosmetica nel 2017 reclamizzavano il ‘naturale’ nell’88% dei casi e i principi di ‘sostenibilità’ nel 42% (erano il 29% nel 2011).
La pubblicità, si sa, è l’anima del commercio ma quali sono i prodotti di bellezza naturali in Italia? Circa il 30% quelli per la cura del viso, il 27,7% per il corpo, il 9,2% per i capelli, il 9,8% per i bebè e perfino l’8,3% dei profumi venduti in Italia lo scorso anno avevano l’aria green. La fotografia del mondo dell’estetica naturale è stata presentata al congresso internazionale ‘I Cosmetici naturali e biologici: scienza, comunicazione e consumatori’ organizzato da Cosmetica Italia all’interno del Cosmoprof.


Quando i prodotti sono veramente green?

Dunque siamo green-addicted ma quanto, creme e rossetti verdi, green, vegetali, biologici e organici lo sono veramente? «Il mercato del naturale è consolidato ed in costante crescita» ha spiegato al congresso Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia «Però solo il 10% dei prodotti sul mercato è certificato biologico, ad esempio» .
Saranno pochi quelli certificati ma, a ben guardare, i marchi e i simboli ‘bio’ e ‘green’ impressi sulle etichette sono una infinità mentre la consapevolezza dei consumatori e degli stessi rivenditori, farmacisti inclusi, non è scontata e forse si dovrebbe fare più chiarezza. Ad oggi le società di certificazione più note in ambito cosmetico vanno da Icea, Cosmo, Ecocert, Aiab, e Ccpb, Natrue e Demeter ma ce ne sono anche altre nelle diverse regioni della penisola. Chi sono ? Come certificano? Cosa ci vuole affinché un prodotto conquisti uno di questi bollini?
«I concetti di naturale e organico sono il trend del momento e moltissimi consumatori mostrano un elevato interesse per ingredienti e prodotti ‘non chimici’. Si tratta di prodotti percepiti come più sicuri, anche se tale certezza non è scontata e i cosmetici non fanno eccezione» ha dichiarato Carmen Esteban, biochimica e capo progetto della stesura delle linee guida per gli ingredienti e i prodotti naturali e organici del comitato tecnico ISO e consulente in ambito regolatorio del settore. «Mentre in agricoltura e nel campo delle industrie alimentari questi concetti sono regolati da norme, nel campo dei cosmetici non ci sono standard univoci. Non ci sono regole specifiche ma una pletora di loghi e iniziative private. L’interesse dei consumatori continua ad aumentare ma aumenta anche la consapevolezza di tali incongruenze». Esteban ha contribuito al gruppo di lavoro sulla definizione delle nuove linee guida ISO 16128 che riguardano il settore dei prodotti di bellezza. Precisa l’esperta: «Abbiamo redatto queste linee guida per armonizzare i vari riconoscimenti. Infatti vi potranno fare riferimento gli enti privati che certificano attualmente prodotti bio e green. Lo scopo di tali linee guida è di armonizzare il mercato e gli stakeholders coinvolti per promuovere più trasparenza e responsabilità all’interno del mercato della cosmesi organica e naturale».
Se le linee guida sono un nobile tentativo di armonizzare il mondo green, alcuni enti che rilasciano certificazioni non concordano con tutti i punti che contengono tali principi, come l’ente Natrue che reputa le linee guida perfino riduttive perché non considerano gli ingredienti NO OGM fra i requisiti necessari. Il mercato intanto è ancora in parte ‘fai da te’.

In mancanza di un regolamento certo a cosa ci si deve riferire per essere certi della qualità dei prodotti naturali? Lo ha puntualizzato Marcella Marletta, direttore generale della divisione dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della salute, intervenuta a Bologna: «I cosmetici di origine vegetale, che non contengono ingredienti o estratti di sintesi sono conformi all’unico regolamento che esista ad oggi, cioè la legge del 2009 che vale per tutti i prodotti fabbricati e venduti in Italia e sul suolo europeo. Non esistono altre norme e la legislazione è la stessa sia che si produca un prodotto green che di sintesi. Tutti i prodotti sono controllati e sicuri allo stesso modo secondo la legge, così devono esserlo tutti i claims, conformi alle norme europee. Ora abbiamo le linee ISO ad aiutarci nel definire gli ingredienti naturali ma non ci sono norme specifiche oltre il Regolamento».

Quando invece un cosmetico è ‘sostenibile’ lo ha spiegato al meeting di Bologna Manuela Coroama, direttore Technical regulatory affairs di Cosmetics Europe, associazione delle imprese europee della cosmesi: «La sostenibilità è una strategia prioritaria e rappresenta l’impegno delle imprese a ridurre il loro impatto sull’ambiente, un dovere sociale. La sostenibilità può incidere su tutti i processi produttivi, dalla scelta degli ingredienti, alla produzione, alla distribuzione ed alla biodegradabilità delle confezioni e al loro riciclo».

I concetti green e sostenibilità non sono affatto sinonimi. Il primo è legato ad una scelta di marketing delle imprese, il secondo interessa l’intera filiera produttiva delle aziende che puntano a ridurre il loro impatto ambientale ma non è detto che non usino ingredienti di derivazione chimica. E viceversa.

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