Il packaging non serve solo al brand

Il packaging non serve solo al brand

Secondo un recente studio condotto dalla Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), circa il 60% degli ultrassantacinquenni assumerebbe almeno un farmaco e il 10% cinque o più. Una fotografia che mette in luce la necessità di un’aderenza terapeutica a garanzia sia dell’outcome positivo della cura, sia dell’ottimizzazione della spesa per il Servizio sanitario nazionale. In particolar modo per i pazienti anziani, con capacità visive spesso ridotte, un corretto uso del packaging e della grafica può rappresentare un valido aiuto.


«La descrizione chiara delle caratteristiche del farmaco» spiega il professor Alberto Martina, medico e docente universitario della facoltà di Farmacia di Pavia «è uno dei requisiti principali per un utilizzo conforme del medicinale proprio perché ne consente l’identificazione a partire dal nome, dal principio attivo, dal dosaggio e dalla forma farmaceutica».


Un paradigma tanto più vero se parliamo di farmaci equivalenti: «I cosiddetti generici rappresentano un valido strumento di contenimento della spesa e, allo stesso tempo, una scelta di qualità» conferma Martina «considerato il loro impiego, sempre più su larga scala, è importante che anche le aziende produttrici di equivalenti sviluppino un packaging facilmente riconoscibile e fruibile, finalizzato a ridurre gli errori che possono essere commessi non solamente dai pazienti, ma anche dagli operatori di tutta la filiera distributiva».

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