Ddl concorrenza, chi vuole il capitale nella titolarità

Ddl concorrenza, chi vuole il capitale nella titolarità

Si temeva la liberalizzazione della fascia C, dal ddl concorrenza varato venerdì dal Governo spunta invece l’apertura della titolarità al capitale. Apertura a tutto tondo, ovverossia all’anglosassone: potranno nascere catene senza limiti geografici o di dimensione (oltre i 4 punti vendita) e la proprietà potrà far capo a società nelle quali non occorre che tra i soci ci siano farmacisti, anche se rimane comunque obbligatoria la presenza di un laureato alla direzione tecnica della farmacia.
Questo ovviamente è quello che si legge nel testo dal Consiglio dei ministri; conterà però solo ciò che esce dalle Camere, dove il ddl dovrà essere convertito. Non occorre fare i Nostradamus per prevedere che l’iter sarà aspro e ricco d’insidie, tante sono le categorie (farmacisti a parte si ricordano i notai, gli assicuratori, gli avvocati, gli ingegneri) che sperano di riscrivere gli articoli a loro dedicati.


Proprio per questo, la domanda che oggi è più legittimo porsi è: ci saranno realmente gli spazi, in Parlamento, per ammorbidire o spuntare l’articolo che riguarda le farmacie? Di certo il paragrafo andrà riscritto: come hanno già fatto notare diversi esperti di diritto e la stessa Federfarma, la formulazione uscita dal Consiglio dei ministri appare piuttosto rozza e con qualche ambiguità nel testo che sarebbe opportuno risolvere. E’ evidente poi che i farmacisti cercheranno di restringere a un pertugio il “portone” che il ddl ha spalancato nel muro della titolarità esclusiva. Per esempio, recuperare almeno l’obbligo che tra i soci ci sia almeno un farmacista, cui magari dovrà restare la maggioranza delle azioni o della proprietà.


Per capire però quante chance hanno i farmacisti di rattoppare la falla, sarebbe innanzitutto opportuno scoprire a chi si deve la norma. Chi, in altre parole, ha suggerito al Governo (al premier Matteo Renzi o al ministro dello Sviluppo Federica Guidi, la mano che ha lanciato materialmente il sasso è ancora ignota) un’apertura tanto radicale. Difficile che l’idea venga da ambienti di Governo o dei Ministeri, dato che la questione non era mai stata accennata in nessuna delle bozze preparatorie circolate nei mesi passati. Difficile anche che venga dall’Antitrust: non era infatti nella Relazione al Parlamento del luglio scorso, dalla quale poi lo Sviluppo ha ricavato la prima stesura del ddl, anche se in tempi più remoti dal Garante qualche cenno era arrivato.

Chi ringraziare allora? Tolte Coop e gdo, alle quali sviluppare catene di farmacie con la propria insegna interessa molto meno della fascia C, viene da pensare alla distribuzione intermedia del farmaco. E non stiamo parlando di colossi come Walgreens-Boots o Celesio-McKesson, che al momento sembrano intenti a edificare i loro imperi. Il riferimento è a gruppi rigorosamente nazionali i cui interessi nella proprietà delle farmacie sono quasi obbligati. Non va infatti dimenticato che – a causa di gestioni poco oculate (per non dire dissennate) e fatturati Ssn in costante calo da anni – c’è un consistente numero di titolari che già oggi non è più proprietario della sua farmacia. Tra addetti ai lavori si parla di un importante grossista del Sud che terrebbe in pugno un paio di centinaia di punti vendita.  E poi ci sono  le banche. Alcune hanno  in pancia crediti alle farmacie sempre meno esigibili e ai loro occhi l’apertura della titolarità al capitale è una chance è per riavere indietro almeno una parte del prestito. E’ forse da ambienti come questi, che nella proprietà delle farmacie hanno già un piede, che potrebbero essere arrivati al Governo “suggerimenti” sull’apertura della titolarità: lasciateci prendere il volante delle farmacie che di fatto già ci appartengono, altrimenti l’effetto domino trascinerà sul lastrico prima la filiera e poi il sistema del credito.

Se queste ipotesi hanno qualche fondamento, le chance dei farmacisti di rattoppare a loro favore il ddl concorrenza nel corso dell’iter parlamentare non possono che assottigliarsi. Difficile pensare che attori come quelli appena citati si accontentino di una partecipazione minoritaria nelle società che nasceranno: un farmacista in “carrozza” lo possono sempre accogliere (già ce li hanno) ma le redini le vogliono ben salde nelle loro mani. E se il Governo è stato edotto accuratamente sulla questione, lo spazio di manovra in Parlamento si riduce al lumicino. Staremo a vedere.

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