Ricetta Unifarm per la farmacia indipendente

Ricetta Unifarm per la farmacia indipendente

Network a doppio ingresso, formazione, innovazione, servizi. Sono gli ingredienti della progettualità con cui Unifarm intende proporsi alle farmacie indipendenti in vista dello scenario che si concretizzerà una volta diventato legge il ddl concorrenza. Una ricetta che passa da una rafforzata relazione tra farmacia e distributore – imperniata su una delega più fidelizzante – e su un massiccio investimento nella cosiddetta farmacia dei servizi, per la quale si immagina un ruolo di primo piano anche nella emergente sanità privata. Se n’è parlato a fine settembre a Torino, nella convention con cui la spa dei farmacisti  ha presentato ufficialmente il proprio “libro del futuro”.


Luca Collareta, presidente di Unifarm, che cosa c’è scritto in questo libro e qual è il futuro che vedete per la farmacia indipendente?
Il nostro libro è diviso in cinque capitoli. Il primo riguarda la formazione: l’esperienza mostra che uno dei punti di forza delle catene controllate dal capitale è la standardizzazione delle practice, la farmacia indipendente organizzata in network dovrà fare lo stesso. Per questo, abbiamo stretto un accordo con la Sifac, Società italiana di farmacia clinica, perché organizzi per i nostri farmacisti un percorso formativo triennale, di sei moduli in tutto, imperniato sui protocolli realizzati dalla società stessa: si tratta di linee guida per la gestione delle aree di competenza del farmacista, condivisi con le società di medicina generale, che disegnano un percorso certificato di comportamenti in farmacia. Di qui più sicurezza per il farmacista ma anche per il cliente, che sa così di trovare in tutte le farmacie della rete lo stesso percorso terapeutico. L’obiettivo è quello di proporre il corso a circa 500 farmacisti, anche perché la frequenza sarà obbligatoria per le farmacie che aderiscono alla parte “pro” del nostro network.


Cioè?
Questo è il secondo capitolo. La nostra rete di farmacie Unilife sarà sottoposta a una riorganizzazione che impartità al network due velocità. Avremo così Unilife “standard” e Unilife “pro”: la prima replica l’assetto esistente, la seconda sarà una vera e propria rete d’imprese, con un progetto specifico e organismi di governo dedicati. Chi entra nel circuito “pro” dovrà approvvigionarsi attraverso il nostro sistema di ordini, chiamato Saar (Sistema automatico di approvvigionamento e riordino, ndr), che ci consentirà di gestire una percentuale compresa tra il 60 e il 70% del magazzino di ogni singola farmacia, ossia tutta la parte etica più 220-240 prodotti Otc tra i più “altorotanti”. Abbatteremo anche le giacenze: Unifarm infatti si impegna a garantire il riordino automatico e al farmacista non resterà che definire il minimo e il massimo di pezzi che vuole in farmacia, sulla base dello storico o dei suoi investimenti. Tratteremo le condizioni migliori anche sul singolo pezzo, in modo da evitare stoccaggi, e garantiremo quote premio a fine anno sulla base dei risultati raggiunti.


Unilife diventerà insegna?
Non vogliamo diventare invadenti, ma vorremo comparire accanto all’insegna della farmacia e prenderci anche qualche spazio all’interno, su espositori e cartelli. Abbiamo in programma investimenti nella comunicazione al pubblico, per esempio una web radio, ma non ha senso fare investimenti se poi non siamo riconoscibili alla clientela.


Questione deleghe?
Questo è il terzo capitolo: chiederemo agli associati una delega forte, anche se diversificata tra rete “standard” e “pro”. Il messaggio, infatti, è lo stesso in entrambi i casi: è ora che i titolari cambino metodo di lavoro; il 70-80% del magazzino delle farmacie ha le stesse cose, tanto vale che su questa parte sia la cooperativa a lavorare per tutti, in modo che il farmacista si concentri su quella parte che invece caratterizza la sua farmacia, ossia i segmenti di nicchia o quelli che rappresentano la sua specializzazione.


Quarto capitolo?
La finanza. Lo diciamo chiaro fin da subito: Unifarm non vuole acquistare farmacie, non vogliamo fare catene. Abbiamo però una finanziaria, Finafarm, e con questa vogliamo aiutare i titolari, laddove servisse, con misure ritagliate sulle singole esigenze. Tutt’al più, siamo disposti a rilevare la proprietà di qualche farmacia ma soltanto in via temporanea, per risolvere casi specifici o emergenze come l’indisponibilità immediata di eredi. Subentriamo noi in silenzio e poi ce ne usciamo quando non serviremo più, nient’altro. Siamo infatti convinti che il plus della farmacia indipendente rispetto alla catena è data proprio dalla presenza del titolare, che assicura l’entusiasmo e il dinamismo professionale che invece mancano alle catene.


E infine l’innovazione…
Il quinto capitolo. Per noi il futuro è gestione del dato e offerta di prestazioni sanitarie ad alto contenuto tecnologico, come la telemedicina e le prestazioni della cosiddetta sanità leggera, da erogare con la presenza di figure professionali autorizzate come l’infermiere. Inizialmente guarderemo più alla sanità privata che a quella pubblica, perché lì si lavora più velocemente. Per quanto concerne il dato, proporremo alle farmacie un nostro gestionale, in via di sviluppo d’intesa con una società specializzata; metteremo in campo soluzioni innovative per l’elaborazione di analisi di mercato, anche in dettaglio. L’applicativo on line è multipiattaforma ed è già disponibile per le farmacie aderenti, sarà implementato perché possa diventare anche un supporto per mettere in rete tutti gli attori della sanità. Anche attraverso lo sviluppo di un cloud puro della farmacia.

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