L’anno che verrà secondo gli italiani, il “next normal”

L’anno che verrà secondo gli italiani, il “next normal”

La pandemia non sembra affatto intenzionata a mollare la presa, ma la fotografia del sondaggio “2021, l’anno che verrà” svolto in collaborazione Coop-Nomisma e nell’indagine  “2021 Restart.

Il nuovo inizio per l’Italia e gli italiani” rivolta alla community del sito di italiani.coop, ci restituisce che la “bolla” in cui i nostri connazionali si sono chiusi è destinata a scoppiare presto.

Infatti, fra le voci di spesa potenzialmente in crescita, in un 2021 che non potrà comunque riguadagnare i livelli e la composizione della spesa pre-Covid (la stima si attesta su un +4,9%), tornano, nelle intenzioni degli italiani, i viaggi e le vacanze, la socialità live e una nuova mobilità (sostenibile e Covid free). Benessere, cibo e casa sono ancora al centro, ma quello a cui ci eravamo forzatamente adattati inizia a starci stretto.

 

 

La ripresa economica si allontana (per il 33% del campione intervistato di manager scivola addirittura al 2025 e oltre) la possibilità di vaccinarsi, consegne permettendo, si fa sempre più reale (solo un italiano su dieci si dice contrario alla vaccinazione), la speranza è la parola chiave degli italiani, sostenuta e accompagnata però dalla volontà di cambiamento e dall’intenzione di rivedere le priorità della propria esistenza a partire dalla ricerca di un nuovo equilibrio fisico e psicologico. Saremo sempre attenti al benessere e anche all’ambiente ma, secondo il sondaggio, se alcune delle abitudini da lockdown si consolideranno, in parte saranno invece superate.

Che cosa rimarrà del 2020? La nuova centralità dell’online per gli italiani, che hanno imparato a lavorare, acquistare e socializzare su internet, è ormai un dato acquisito,e anche la casa e il cibo rimangono fondamentali anche in un futuro post-Covid. Secondo l’indagine ristrutturazioni, domotica e acquisti di elettrodomestici figurano ai primi posti nella lista dei desideri e lo “slow cooking” che ha dominato nel 2020 tiene, come baluardo per spendere meno, difendere qualità e salubrità, ma anche sostenibilità.

Il balzo in avanti registrato dalla Gdo del 2020 è destinato a ridursi nel 2021 con il graduale esaurirsi dell’emergenza sanitaria e con il contemporaneo possibile acuirsi di quella sociale (secondo la ricerca si attende infatti una flessione del fatturato della rete fisica della grande distribuzione del 2,6% (-1,6% considerando anche le vendite online).

La wish list 2021 degli italiani, stili di vita salutari, benessere fisico e psicologico, attenzione all’impatto sull’ambiente, maggiore sobrietà:

 

 

Dopo lo sforzo di resilienza alla pandemia espresso nel 2020, gli italiani aspirano adesso a un futuro (e a un mondo) diverso. A partire proprio da una maggiore attenzione a sé stessi (7 su 10 danno maggiore importanza al proprio benessere fisico e psicologico rispetto al periodo pre-Covid), per poi estendersi alla dimensione degli affetti più veri (4 su 10 intendono trascorrere più tempo con la propria famiglia), fino ad arrivare alla consapevolezza di poter contribuire nel proprio piccolo alle sfide globali (7 su 10 prenderanno decisioni in base all’impatto che le stesse produrranno sull’ambiente).  

Si abbassa la fiducia nelle figure istituzionali. La pandemia ha penalizzato ulteriormente l’affidabilità percepita dagli italiani nei confronti di esponenti politici (1 italiano su 2 dichiara di avere meno fiducia), giornalisti (il 40% è più diffidente) e persino religiosi (qui prende le distanze il 26% del campione).  È comunque al Governo e al Parlamento che l’88% dei manager intervistati assegna il compito di guidare e gestire al meglio una ripresa complessa.

Quali sono le azioni e le abitudini che privilegeranno? Nelle intenzioni degli italiani si affermano soprattutto stili di vita più salutari (il 46% del campione si sposterà quotidianamente a piedi, il 42% farà attività fisica, il 20% frequenterà spa e centri benessere), comportamenti improntati a una maggiore sobrietà (per la prima volta il 35% acquisterà abiti facendo attenzione alla loro sostenibilità, il 23% aiuterà nelle faccende domestiche), attenzione alle persone più fragili (il 28% dedicherà più tempo a parenti anziani non autosufficienti, il 26% ai propri figli)  sperimentazione delle opportunità digitali che migliorano la vita (streaming, e-banking,…).

Per molti italiani la pandemia (e le difficoltà economiche) faranno ancora della casa il luogo privilegiato della quotidianità del prossimo anno. Per tanti altri, invece, se sarà possibile, torneranno a crescere i viaggi e le occasioni di intrattenimento outdoor: oltre 4 italiani su 10 dichiarano che nei prossimi 12 mesi viaggeranno più spesso (pandemia permettendo). Molti hanno intenzione di tornare alla socialità live (musei, cinema) ed esprimono voglia di compresenza fisica non più solo virtuale.

La (lenta) ripresa dei consumi si concentra su casa, salute e digital – Il 2020 si chiude con la più ampia contrazione dei consumi dal dopoguerra (-10% rispetto all’anno precedente) e il 2021 vedrà certamente una ripresa (stimabile in un + 4,9%) che non consentirà però di riguadagnare i livelli e la composizione della spesa pre-Covid.  Il 21% degli italiani infatti prevede oggi di spendere più del 2019, peraltro con un maggiore ottimismo rispetto ad un analogo sondaggio realizzato nello scorso agosto (erano il 16%).

Nella nuova realtà del next normal le intenzioni di spesa sembrano privilegiare alcune categorie di consumo e penalizzarne altre. A pagare più di tutti il prezzo della pandemia, delle nuove paure o delle mutate abitudini, saranno soprattutto i trasporti pubblici, l’ambito in cui gli italiani pensano di ridurre più di tutto le spese rispetto al 2019, ma anche abbigliamento, calzature, abbonamenti, pay tv risentono pesantemente del timore della riduzione dei redditi. La casa rimane uno dei caposaldi anche nel post-Covid; uno su 5 sogna la domotica, quasi 4 su 10 ragionano su ristrutturazioni o efficientamento energetico, e ai primi posti nella lista dei desideri compaiono anche le spese per rinnovare l’arredamento, i grandi elettrodomestici (lavatrice, lavastoviglie…). Il digital jump non si interrompe, ma anzi trova ancora slancio anche nelle previsioni 2021: quasi un italiano su 2 investirà su nuovo smartphone, tablet, pc, smart tv; anche i pagamenti on line, l’e-grocery e il delivery saranno sempre più frequenti. Gli italiani sembrano sempre più alla ricerca di nuove soluzioni effettivamente smart.

 

 

Il cibo: con la salute e alla casa, rimane l’ultimo argine alla riduzione dei consumi rispetto al pre-Covid. Ma quello del 2021 sarà per molti un cibo sobrio (se per il 71% del campione questa voce di spesa rimarrà stabile, un 15% intende risparmiare). Continua l’onda lunga dello “slow cooking” la nuova strategia degli italiani per spendere meno, acquistando più ingredienti di base e meno piatti pronti, e contemporaneamente difendere qualità e salubrità del proprio cibo spesso cucinandolo da sé (il 30% già ad agosto prevedeva di dedicare più tempo alla preparazione dei pasti) . Inoltre, secondo gli executive della filiera alimentare gli acquisti si concentreranno maggiormente sugli alimenti prodotti con materie prime italiane e naturali/sostenibili (rispettivamente il 53% e il 48% del campione ritiene che queste categorie registreranno le migliori performance rispetto all’anno precedente) oltre che con ingredienti freschi (in crescita per il 52%). Proprio il concetto di prodotto sostenibile però si fa più articolato e al generico rispetto dell’ambiente si affiancano il concetto di produzione locale o legata al territorio (il 50% abbina questo tema alla sostenibilità) e una filiera controllata (49%).  Compare anche il principio della giusta remunerazione per i vari attori della filiera (la cita abbinata alla sostenibilità il 47% del campione).

Dopo un anno (e un Natale) positivo, previsioni negative per le vendite 2021 della Gdo– Con la nuova serie di chiusure che hanno caratterizzato la fine del 2020, gli italiani sono tornati a privilegiare i consumi indoor e la Gdo ha fatto segnare un incremento dell’8% delle vendite nella settimana di Natale. Una accelerazione finale che ha spinto le vendite 2020 della rete fisica della grande distribuzione a un +4,2% sull’anno precedente, e oltre il +5% considerando anche il canale e-commerce (che con una variazione che sfiora il +140%, contribuisce con quasi un punto percentuale alla crescita complessiva del settore). Le difficoltà economiche, da un lato, hanno certamente favorito la crescita del discount (+9,1%) e degli specialisti drug (+8,1%) e dall’altro, le limitazioni agli spostamenti hanno fatto crescere il libero servizio che, con un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, segna una variazione positiva del +5,8%. All’opposto, continua invece a soffrire il canale degli ipermercati (-2,8%).

Anche nello scenario 2021, i punti più critici, stando ai manager della filiera alimentare sono, soprattutto la minaccia della crisi economica e dei suoi effetti negativi sulla domanda finale (il 27% prevede un calo negli acquisti di prodotti alimentari o del largo consumo) e nel 2021, con il graduale esaurirsi della emergenza sanitaria si attende una flessione del fatturato della rete fisica della grande distribuzione del 2,6% (-1,6% se si considera anche l’e-commerce).  Andamento in controtendenza nella rete fisica solo per discount (+1,8%), specialisti drug (+2,9%). In maggiore difficoltà certamente il Sud, mentre sarà meno pronunciata la perdita delle regioni settentrionali anche grazie alla forte ulteriore crescita dell’e-commerce che si concentra proprio in quei territori.

Ma l’e-commerce rappresenta il dilemma degli operatori della filiera. Per i top manager alimentari costituisce contemporaneamente una minaccia (per il 60%) ed una opportunità (40%). Un mercato in forte crescita anche il prossimo anno (+62% la stima Nielsen di incremento delle vendite online 2021) e l’occasione per dare un migliore servizio ai consumatori, ma allo stesso tempo anche un canale che rischia di cannibalizzare la rete fisica ed aggiungere ulteriori costi agli equilibri di bilancio già piuttosto precari del settore.

 

 

 

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