Nel mercato “bio” opportunità da coltivare

Nel mercato “bio” opportunità da coltivare

L’attenzione per tutto ciò che è salutistico, la sensibilità verso l’ambiente e il biologico, la diffusione di diete dove le proteine vegetali si sostituiscono progressivamente alle proteine animali. Sono alcuni dei fenomeni che spiegano la crescita del mercato “bio”, un comparto dalle potenzialità ancora inespresse ma già capace di toccare valori attorno ai 700 milioni di euro. Nel canale farmacia il biologico si traduce soprattutto con gluten free, ma oggi è un’identificazione che sta stretta perché le tendenze di consumo investono ormai una fetta di popolazione ben più ampia di quella affetta da intolleranze. Come spiega un articolo pubblicato sull’ultimo numero di GdoNews, il successo del “bio” e delle sue referenze dai prezzi impegnativi può sembrare un’anomalia in questa contingenza di forte crisi, ma la verità è che dietro a tale successo c’è un’evoluzione culturale retta dalla ricerca di nuovi modelli alimentari. In particolare, sono circa 6 milioni gli italiani che, per varie ragioni, rinunciano o riducono il consumo di proteine animali. In questa fetta di popolazione il gruppo che cresce più velocemente pare quello dei “flexitarian”, cioè coloro che rinunciano alla carne soltanto qualche volta alla settimana. Secondo GdoNews, l’affermazione di tale categoria di consumatori sarebbe stata agevolata dalle dinamiche innescatesi nel mercato “bio”, dove a una prima offerta di prodotti basici si è aggiunta nel tempo una nuova gamma di articoli più ricchi e sfiziosi, che ha smarcato il comparto dal target “malati” o “intolleranti” per allargarsi a quei consumatori che semplicemente cercavano un’alimentazione diversa e più coerente con i propri valori e stili di vita. Per un certo tempo tale estensione è stata frenata dai prezzi del comparto, legati sia alla qualità delle materie prime (bio e spesso anche no ogm) sia ai costi logistici e a una marginalità elevata. Poi, l’ingresso sul mercato di prodotti a prezzo più contenuto (da una media inziale di 4-5 euro a confezione si è scesi ormai a 2,6-3 euro) e l’arrivo di canali diversi dai negozi specializzati (gdo e discount), ha allargato progressivamente la platea degli acquirenti e ha attirato sul settore l’attenzione dei new media (blog e social web) e dell’editoria. E si è così innescato un processo a spirale, in cui pubblicazioni e passaparola allargano il numero di potenziali consumatori. Le potenzialità del “bio”, è quindi la conclusione di GdoNews, sono importanti ma per decollare definitivamente il segmento ha bisogno di una proposta più ampia e a prezzi ancora più strutturati, per offrire un’opportunità di accesso alle fasce di consumatori con minore potere d’acquisto. E per la farmacia potrebbe essere un errore lasciare l’iniziativa agli altri canali.

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