Skincare, quale l’approccio vincente dei farmacisti?

Skincare, quale l’approccio vincente dei farmacisti?

Quattro domande a due esperte, appassionate di dermocosmesi.

Quale differenza c’è fra una crema di bellezza venduta in farmacia e una in profumeria? Stavolta non parliamo di prodotti ma del fattore ‘camice’.  Seppure alle volte quella divisa allontani i farmacisti dall’argomento  (che demandano ai commessi), la formazione, la curiosità e un pizzico di passione sono la risposta a questa domanda.  Almeno per due farmaciste che della dermocosmesi e dell’approccio ‘problema-soluzione’ hanno fatto il loro punto di forza: Silvia Sorace Maresca di Castel Maggiore, Bologna, e Matilde de Tommasis di Napoli. Ho rivolto loro qualche domanda in proposito e chissà non siano spunto per molti altri professionisti.


Ci sono differenze fra cosmetici venduti in farmacia e quelli in profumeria?

Silvia Sorace Maresca: «La differenza è legata in primis alle competenze del farmacista che conosce la pelle e la ritiene un organo alla pari di tutti gli altri, cioè considera l’organismo nella sua interezza. Anche quando si parla di invecchiamento cutaneo. Un solco o una ruga, una macchia sul viso, una eccessiva disidratazione indicano molte altre cose al farmacista.  Altro discorso va fatto con i prodotti cosmetici verso i quali il farmacista possiede le competenze per conoscerli a fondo. Non basta rifornire il negozio di referenze note per venderle. Da molti anni, prima di scegliere una marca, visito i laboratori delle ditte produttrici. I primi tempi ero da sola, oggi mi seguono altri colleghi. Voglio sapere come vengono preparati prima di raccomandarli alle clienti. Mi convincono le aziende che fanno cosmetici in modo rigoroso, garantito. Saranno meno glamour rispetto a quelli che si trovano in profumeria ma non mi interessa, punto alla qualità ed all’efficacia. E approfondendo questi lati meno noti del settore anche i consigli e le indicazioni che fornisco alle donne sono più idonei e convincenti. Insomma le ore passate in laboratorio per laurearci sono utili per capire e distinguere un prodotto da un altro.

Dentro i vasetti di creme c’è tanta chimica che va rapportata alla nostra salute».

Matilde de Tommasis: «La nostra farmacia risale al 1890, aprimmo il reparto dermocosmetico negli anni ’60, eravamo davvero in pochi. Ho sempre creduto in questo campo ma non scelgo marche note, preferisco aziende di nicchia, ultra specializzate, che arrivano dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti, dalla Spagna e ora dal Sud Africa. Prima di inserirle in farmacia ho voluto conoscerne l’INCI, tutti i componenti devono essere dermocompatibili con la pelle e chiedo alle aziende garanzie su assenza di siliconi e parabeni. Non scelgo le ditte più rinomate, uso quelle che ritengo più valide e le provo io stessa qualche mese prima di acquistarle. Oggi ho tre addetti ai banchi dei cosmetici e sono persone su cui investo molto in formazione. A mie spese seguono aggiornamenti e corsi in tutta Europa».


Quali iniziative prendete nelle vostre farmacie in tema di skincare?

Silvia Sorace Maresca: «Combatto i cosiddetti ‘compartimenti stagni’. Non si può pensare ai vari distretti del corpo in modo separato ma al corpo nella sua interezza. La mia è perciò una farmacia ‘olistica’ dove si organizzano eventi sul tema della salute sul territorio a largo respiro che includono anche iniziative di dermatologia. La mia farmacia invita al relax, non

voglio che abbia un’aria ospedaliera. Da noi non si sente l’odore delle scatole dei farmaci ma di incensi ed essenze che diffondo nell’ambiente. Anni fa feci un esperimento: invitammo ad un corso di trucco da noi le clienti che erano in cura con antidepressivi.  Il corso ebbe un grandissimo successo. Insegniamo alle donne a piacersi di più!».

Matilde de Tommasis: «Seleziono ditte specializzate di cui vengo a conoscenza nei miei viaggi, anche se non sono distribuite facilmente in Italia. Se superano la mia selezione le ordino. Spesso sono case cosmetiche eccellenti, con formule messe a punto da dermatologi molto esperti. Sono più efficaci e garantite ma hanno dei difetti non essendo distribuite in Italia in modo organizzato.  Per esempio non realizzando neanche i campioncini, che invece in Italia si usano moltissimo per attirare l’attenzione delle consumatrici. Perciò mi faccio mandare dei tester multi-dose che travaso nei vasetti da galenica e li distribuiamo alle clienti come omaggio, insegnando loro anche le regole della cura della pelle. Questo modus operandi viene molto apprezzato e ripaga gli sforzi».


I cosmetici in farmacia sono più indicati per la pelle delicata e irritata?  

Silvia Sorace Maresca: «Le case cosmetiche distribuiscono in farmacia prodotti controllati e delicati per tradizione. Sta al farmacista inquadrare il tipo di problema cutaneo, correlandolo con altri segnali che la pelle invia e i sintomi relativi ad altri distretti del corpo, come il fegato ad esempio. Chi cerca prodotti di bellezza per pelle sensibile deve essere prima di tutto ascoltato e inquadrato globalmente. Poi si passa ai prodotti più idonei. L’approccio è sempre quello del problema-soluzione».

Matilde de Tommasis: «Se alla base c’è la certezza delle giuste indicazioni sì, senza dubbio. Il farmacista deve individuare il tipo di pelle, le eventuali intolleranze, allergie e quei sintomi tipici della reattività cutanea. E indagare come la cliente cura la propria pelle. Spesso si tratta di un uso di cosmetici non idonei e non di una vera forma di allergia. Fa la pulizia del viso? Con quali prodotti? La pulisce nel modo giusto? Con queste indicazioni si possono trovare le risposte e i prodotti giusti».


Quale è il futuro della dermocosmesi in farmacia?

Silvia Sorace Maresca: «Di alta specializzazione e di integrazione con altri prodotti, ad esempio gli integratori, ma anche con principi di buona tavola salutare e stile di vita. Insegno ad alcuni master universitari e i giovani laureandi hanno grandissimo interesse per il segmento dello skincare, di cui conoscono poco e sanno anche poco come si raccomandano le cure cosmetiche ai clienti. La cosmesi in farmacia non è solo business, è una professione. La ruga non è solo un problema estetico, fa parte dell’invecchiamento, del disagio, di eventuali carenze e disfunzioni e così via. Non si potrà trascurare questo aspetto in futuro».

Matilde de Tommasis:  «La specializzazione e la nicchia. Trovare prodotti che non si trovano altrove e che diano risultati tangibili sulla pelle sia nei confronti dell’invecchiamento che dei vari inestetismi. In futuro le industrie dovranno puntare a darci prodotti sempre più efficaci e garantiti e la strada della funzionalità va verso le creme a misura di DNA del singolo cliente. Io le sto già sperimentando e a breve faremo il test della saliva per la messa a punto di sieri specifici».

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AUTORI

Due lauree in ambito scientifico, scrive di salute,
benessere, ricerca, cosmesi e società dal 1997.

Per l’Agenzia stampa ANSA si occupa di cultura e
lifestyle, per La Repubblica e sul sito www.repubblica.it
scrive di salute e benessere. Ha un suo Blog: www.thebeautyobserver.it

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