Il 59° rapporto Censis: sempre più poveri, anziani e sfiduciati dalla sanità. Unico sollievo? Il sesso

Il 59° rapporto Censis: sempre più poveri, anziani e sfiduciati dalla sanità. Unico sollievo? Il sesso

Nel mondo descritto come una nuova era «del ferro e del fuoco», le famiglie italiane sono sempre più povere e temono di non poter contare su servizi sanitari e assistenziali adeguati.

Secondo l’ultimo rapporto Censis, il 59° rapporto, negli ultimi 15 anni la ricchezza delle famiglie del nostro Paese è diminuita dell’8,5% e a perdere maggiore ricchezza è stato il ceto medio. Inoltre, dalla ricerca emerge che il 78,5% degli italiani esprime sfiducia nei confronti di servizi sanitari e assistenziali e ritiene che, se si trovasse in condizione di non autosufficienza, non potrebbe contare su adeguati supporti.

Consumi compressi e ceto medio in affanno

Dal rapporto viene fuori una società che difende il necessario e rinuncia al resto. Il carrello della spesa è il simbolo di questa tensione: il conto aumenta, le quantità acquistate diminuiscono. Le famiglie proteggono i consumi essenziali, tagliano spese ritenute meno urgenti, rivedono le priorità. La sensazione di dover camminare su un margine sottile accompagna molte scelte quotidiane.

A questa fragilità materiale si affianca un’altra preoccupazione: la paura di non trovare protezione nei momenti critici della vita, quando servono salute, assistenza, sostegno continuativo.

Gli “immortali”: la lunga vita italiana

Il rapporto dedica pagine dense alla demografia. Gli over 65 sono circa 14,6 milioni, quasi un quarto della popolazione. I centenari superano quota 23mila. L’aspettativa di vita sale a 85,5 anni per le donne e 81,4 per gli uomini.

Le proiezioni indicano una trasformazione profonda: nel 2045 gli italiani con più di 64 anni saranno quasi 19 milioni. Una generazione che il rapporto definisce “immortale”: la durata della vita si estende oltre un limite inimmaginabile pochi decenni fa.

Con la longevità, aumentano le condizioni croniche, crescono le situazioni di fragilità, si moltiplicano i bisogni di assistenza continuativa. Allo stesso tempo gli anziani restano un punto d’appoggio decisivo: molti sostengono economicamente figli e nipoti, partecipano alle spese importanti, gestiscono con grande prudenza il proprio risparmio in vista di possibili malattie o periodi di non autosufficienza.

La deriva patologica del rapporto “medico-paziente”

Nel capitolo dedicato al Servizio sanitario nazionale, il Rapporto descrive “il difficile esercizio della professione” per i medici. In un anno si contano 22.049 aggressioni ai danni di medici, infermieri e altri operatori. I numeri danno corpo alla percezione di un lavoro svolto in un clima ostile.

Il 66% dei medici dichiara di non avere tempo sufficiente per spiegare diagnosi e percorsi a pazienti e familiari. Il 65,9% lavora in strutture con carenze di personale. Il 51,8% è costretto a usare attrezzature obsolete o non perfettamente funzionanti.

Le conseguenze si vedono nella loro esperienza quotidiana: il 91,2% ritiene che lavorare nel Servizio sanitario sia diventato più difficile e stressante. Il 41,2% non si sente sicuro durante il turno, il 18% ha paura delle ore notturne. Al 25,4% è capitato di subire minacce, al 16,4% denunce, al 3,8% aggressioni fisiche.

Il rapporto parla di “deriva patologica del rapporto medico-paziente”: agli occhi di cittadini esasperati, i medici finiscono per incarnare le inefficienze del sistema. È un passaggio che fotografa con esattezza la frattura in corso.

La sfiducia non riguarda solo chi lavora nel sistema sanitario, ma anche chi immagina il proprio futuro. Il 78,5% degli italiani teme che, in caso di non autosufficienza, non potrebbe contare su servizi sanitari e assistenziali adeguati. Lo stesso timore si estende ai rischi ambientali e agli eventi estremi, per i quali molti giudicano insufficienti i possibili aiuti pubblici.

Esiste una disponibilità dichiarata a destinare una parte del reddito alla protezione personale. Una quota consistente si dice pronta a ristrutturare le spese per acquistare strumenti assicurativi legati alla salute o alla non autosufficienza. Nella pratica però il 70% non ha ancora fatto nulla. Solo una minoranza sceglie polizze e soluzioni strutturate. Una parte affida la gestione del rischio ai risparmi, un’altra alla famiglia, un’altra ancora rimanda ogni decisione a un futuro indefinito.

La principale consolazione italiana? Il sesso

Siamo poveri e sfiduciati, ma una consolazione c’è e secondo il Censis, è il sesso che, “liberato dalle antiche censure”, diventa per molti un rifugio, uno spazio in cui alleggerire il peso delle preoccupazioni quotidiane. La frequenza dei rapporti tra le persone di 18-60 anni mostra un panorama molto vario: i performanti hanno rapporti ogni giorno (5,3%), gli attivi due o tre volte alla settimana (29,9%), i regolari una volta alla settimana (27,3%). Seguono i saltuari, con una cadenza compresa tra il mensile e il quadrimestrale (21,9%), gli occasionali che fanno sesso una volta ogni cinque o sei mesi (7,1%) e gli astinenti, pari solo all’8,5%.

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