Come cambiano i nostri acquisti in base al livello delle misure di restrizione

Come cambiano i nostri acquisti in base al livello delle misure di restrizione

Tutto il mondo si sta confrontando con l’impatto del Covid-19, che ha cambiato le nostre abitudini e i nostri consumi, compresi quelli che riguardano i beni di consumo confezionato.

IRI, società leader di ricerche di mercato nel Largo Consumo, sta tracciando l’evoluzione nelle aree affette dal virus che non risparmia di fatto nessuna nazione, ma che ne colpisce in maniera particolare alcune. E individua alcuni trend generalizzati, che cambiano a seconda di come vengono modulate le misure restrittive di contenimento.

Per quanto riguarda le tendenze generalizzate, vediamo che per l’OTC, come abbiamo raccontato tante volte sulla nostra newsletter, i consumatori sono focalizzati nella prevenzione e nell’aumento delle difese immunitarie: vitamine, integratori e i immunostimolanti hanno aumentato moltissimo le vendite.

Il comparto alimentare in generale va forte fin dagli esordi dell’emergenza, anzi a maggior ragione all’inizio quando il panico ha generato lunghe file nei supermercati e acquisti massicci. I cosmetici per i capelli hanno conosciuto una flessione perché la richiesta è diminuita a causa dello smart working. Aumentati invece i prodotti per la pulizia della casa, perché l’igiene domestica in questa fase si traduce in una potenziale riduzione del rischio.

Per quanto riguarda il comportamento dei consumatori, l’online shopping e l’home delivery hanno subito impennate, e anche quello che viene definito il “cocoon-stocking”, cioè scorte di beni riservati all’uso domestico, come dvd, snacks, bevande sono aumentati.

In generale, i prodotti di cui si possono fare grandi scorte sono molto popolari in questa fase, in particolare salviette per le mani, carta igienica, acqua, surgelati, bevande.

Ma, come rileva IRI, queste tendenze di consumo non necessariamente si presentano contemporaneamente. IRI individua tre livelli di impatto sui consumi, che identificano i tre stadi delle misure:

A un primo livello (allarme ma nessuna restrizione da parte delle autorità) corrispondono vendite aumentate di beni per la prevenzione del virus, ovvero disinfettanti mani, detergenti, vitamine.

Il secondo livello, che corrisponde a una fase di distanziamento sociale, eventi di massa cancellati e aumento del lavoro da casa, si registrano scorte aumentate di carta igienica, surgelati, bevande, medicine per il raffreddore, analgesici e iniziano a essere meno acquistati i prodotti in piccole confezioni.

Quando si arriva all’ultimo livello, quello delle restrizioni più significative, che al momento accomuna Italia, Francia e Spagna, assistiamo a un aumento dei beni di consumo e servizi destinati all’uso domestico, come DVD, servizi di streaming, snacks, gelati, cioccolato.

 

L’esempio della Lombardia

Lo studio di Iri si concentra sulla Lombardia, epicentro in Europa della diffusione del virus e prima regione in Italia a registrare casi di Covid-19 e mostra un confronto tra la Lombardia e il resto d’Italia nelle vendite nella GDO nel primo fine settimana di allarme (23-24 febbraio).

Come si può osservare nelle immagini, le vendite della carne in scatola registrano un +406 in Lombardia contro il +196 del resto d’Italia, la pasta sale a +174 rispetto al +107 delle altre regioni, la farina +163 raddoppiando il +85 del resto d’Italia, la carta igienica +146 contro il +126.

 

Lo studio completo a questo link

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