Censis–Assosalute: l’automedicazione responsabile alla prova dell’AI

Censis–Assosalute: l’automedicazione responsabile alla prova dell’AI

L’automedicazione responsabile è un “patrimonio sanitario e sociale da proteggere e rafforzare nell’era dell’intelligenza artificiale”.

Assosalute-Federchimica ha presentato a istituzioni e professionisti sanitari durante l’evento Educare alla salute: verso una strategia condivisa i risultati del nuovo rapporto Censis realizzato per Assosalute che indaga e racconta l’evoluzione dell’alfabetizzazione sanitaria, elemento fondamentale per un approccio responsabile alla salute in tempi di AI.

All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, Andrea Mandelli, Presidente della FOFI, Licia Ronzulli, Vicepresidente del Senato e Pierluigi Russo, Direttore Tecnico Scientifico dell’AIFA, insieme a rappresentanti del mondo sanitario, istituzionale e accademico.

“Con l’ingresso dell’Intelligenza Artificiale nell’informazione sanitaria si apre una fase nuova: una sfida di adattamento e crescita collettiva, in cui la tecnologia può diventare un alleato prezioso per rafforzare e non indebolire – le competenze dei cittadini” sottolinea Assosalute nel presentare il rapporto: “la salute è diventato un ambito in cui le persone cercano informazioni online per sapere come orientarsi nelle decisioni di benessere e cura. Un fenomeno che fa accedere facilmente e velocemente a dati, notizie e spiegazioni ma che richiede consapevolezza e capacità di discernimento”.

Italiani prudenti e fiduciosi nel consiglio di medici e farmacisti

Una consapevolezza che tuttavia sembra radicata nei nostri connazionali. Secondo i dati del Censis, il modello italiano di automedicazione si fonda infatti su un elevato grado di alfabetizzazione sanitaria. Gli italiani non solo riconoscono l’importanza e l’utilità del foglietto illustrativo, a cui fanno largamente riferimento, ma si muovono con cautela nel panorama informativo, privilegiando il consiglio di medici e farmacisti (86,6% li consulta almeno occasionalmente, in caso di dubbi) e mostrando una propensione spiccata a verificare le informazioni. Proprio medici e farmacisti sono infatti percepiti come pilastri equivalenti: la loro presenza rappresenta una garanzia di affidabilità e “umanizzazione” nel rapporto con il cittadino.

Le fonti di informazione sono molteplici, ma la centralità dei professionisti sanitari resta indiscussa: il 48,2% si rivolge al medico di medicina generale, il 47,9% al farmacista, mentre solo il 24,1% cerca informazioni online (Google), riconfermando il valore della relazione e dell’esperienza umana rispetto al mondo virtuale.

«L’automedicazione responsabile ha un valore sociale e sanitario straordinario: consente ai cittadini di gestire in autonomia, o con il consiglio del farmacista e poi del medico di famiglia, i piccoli disturbi, contribuendo a un uso più efficiente delle risorse del Servizio Sanitario», ha dichiarato Michele Albero, Presidente di Federchimica Assosalute, aprendo i lavori. «I farmaci di automedicazione sono parte integrante della quotidianità degli italiani e hanno favorito la diffusione di una cultura sanitaria, basata su responsabilità e consapevolezza. Oggi, in un contesto di informazione sempre più accessibile e immediata è essenziale saper distinguere il dato scientifico dal contenuto fuorviante per preservare la qualità della nostra cultura della salute», ha concluso Albero.

Come cambia l’accesso alle informazioni sulla salute

Il Rapporto Censis, infatti, mostra anche come la trasformazione digitale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale (IA) stiano cambiando profondamente il modo in cui gli italiani si informano sulla salute. Quasi 1 su 2 (49,6%) utilizza già chatbot di AI per cercare informazioni su piccoli disturbi e farmaci da banco, percentuale che supera il 70% tra i giovani.

La maggioranza mantiene un approccio critico, ma cresce una quota di utenti che si affida all’AI in modo acritico: il 37% non approfondisce le informazioni o le controverifica solo con reti informali (amici, parenti ecc.) o digitali, di cui il 17,3% lo fa solo su internet o social, rischiando di restare in una “bolla” informativa virtuale.

In un contesto in cui il 37,9% degli italiani dichiara di essersi imbattuto in fake news sulla salute, emerge quindi una forte domanda di garanzie: oltre tre quarti (77,6%) chiedono informazioni sanitarie certificate, e il 65,8% auspica la creazione di app e siti ufficiali dedicati ai consulti per piccoli disturbi e farmaci di automedicazione.

L’AI va integrata e l’inazione non è una opzione

Ma la ricerca sottolinea anche le potenzialità positive dell’AI: se utilizzata correttamente come strumento e non come fine, essa può contribuire a rafforzare l’alfabetizzazione sanitaria, facilitando l’accesso a informazioni affidabili e aggiornate. Il 44,8% degli italiani ritiene che l’AI diventerà sempre più affidabile in ambito salute, ma la stragrande maggioranza (75,9%) continua a considerare insostituibili le competenze e l’esperienza dei professionisti sanitari. Il vero valore aggiunto sarà quindi nell’integrazione: strumenti digitali e AI a supporto della relazione umana, mai in sostituzione.

Il rischio, oggi, non è solo quello dell’erosione dell’alfabetizzazione sanitaria in tema di gestione dei piccoli disturbi e uso consapevole dei farmaci da banco ma di una sua possibile regressione se non si interviene con decisione.

«Lo smartphone è diventato come un farmacista a portata di click. Ma questo non è sempre un bene. Se l’informazione non è accompagnata dalla formazione rischia di trasformarsi in disorientamento, se non in veri e propri danni. Serve un piano nazionale di educazione alla salute digitale che entri nei programmi scolastici, nei percorsi di aggiornamento dei professionisti sanitari e nelle campagne di comunicazione. Farmacie di quartiere, ambulatori, scuole e palestre possono diventare nuovi spazi di alfabetizzazione alla salute» ha detto Licia Ronzulli, Vicepresidente del Senato nel suo intervento.

«Il nostro Rapporto conferma che l’automedicazione responsabile è un vero patrimonio sociale per il Paese: consente alle persone di gestire in autonomia i piccoli disturbi, riducendo la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale e generando benefici per l’intera collettività. Questo è possibile grazie a un livello di alfabetizzazione sanitaria che in Italia è solido e diffuso, frutto di una cultura della responsabilità maturata nel tempo, in cui il ruolo di medici e farmacisti resta centrale. Tuttavia, la rivoluzione digitale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale stanno cambiando profondamente il modo in cui i cittadini si informano. Queste circostanze ci dicono che non possiamo permetterci di essere inattivi: è il momento di investire ancora di più nell’alfabetizzazione sanitaria e nella promozione di fonti affidabili, accompagnando i cittadini nell’uso consapevole delle nuove tecnologie», ha affermato Francesco Maietta, Responsabile Area Consumi Mercati Welfare presso Censis.

Secondo Assosalute: “L’inazione non è più un’opzione: occorre una mobilitazione collettiva – che interessi, in prima istanza, Istituzioni, professionisti sanitari, rappresentanti dei media – per promuovere, in tema di salute e cura, un empowerment dei cittadini, soprattutto dei più giovani, e per garantire, a tutti i livelli, un governo consapevole del fenomeno digitale”.

«La soluzione non sta nel limitare l’autonomia dei cittadini né nel restringere l’offerta di informazione, ma nel sostenere la cultura della responsabilità, diffondere informazioni certificate e promuovere un uso consapevole delle nuove tecnologie, a sostegno dell’alfabetizzazione sanitaria del Paese» conclude Albero.

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