Clascoterone: la scoperta che riapre il dibattito sulla calvizie

Clascoterone: la scoperta che riapre il dibattito sulla calvizie

Alla fine della scorsa settimana Cosmo Pharmaceuticals ha registrato un rialzo del 24% in Borsa, un movimento che ha attirato l’attenzione degli analisti. A determinarlo è stato l’annuncio dei risultati preliminari di due studi di fase 3 sulla soluzione topica al 5% di clascoterone, sviluppata come possibile trattamento per l’alopecia androgenetica, la forma più comune di calvizie maschile. L’interesse è alto perché, da molti anni, non si affacciano novità significative in questo ambito terapeutico.

La molecola non è nuova: il clascoterone è già impiegato in dermatologia nella terapia dell’acne. Da qui è partita l’ipotesi di verificarne l’efficacia anche nella perdita dei capelli, una condizione molto diffusa a livello globale e che continua a generare una domanda consistente di soluzioni affidabili.

I due studi, denominati SCALP-1 e SCALP-2, hanno coinvolto complessivamente 1.465 uomini con diagnosi di alopecia androgenetica. L’efficacia è stata valutata attraverso il conteggio dei capelli in un’area circoscritta del cuoio capelluto dopo sei mesi di trattamento. Secondo i dati diffusi dall’azienda, nel primo studio è stato osservato un miglioramento relativo del 539% rispetto al placebo; nel secondo del 168%. Percentuali che invitano alla prudenza perché mancano ancora i dati completi, compresi i valori assoluti sulla ricrescita, informazioni necessarie per comprendere la reale portata clinica dei risultati.

L’azienda segnala anche un miglioramento riportato dai pazienti nelle valutazioni soggettive, con risultati più solidi in uno studio e un andamento favorevole nell’altro. Anche in questo caso si attendono i dati completi per contestualizzare la percezione dei partecipanti all’interno di un quadro più chiaro.

Per quanto riguarda la sicurezza, la soluzione topica ha mostrato un profilo sovrapponibile al placebo negli studi disponibili. Il clascoterone agisce localmente sul follicolo pilifero, bloccando l’azione del DHT, l’ormone coinvolto nella miniaturizzazione dei capelli. Questo meccanismo lo distingue dai trattamenti orali come la finasteride che riducono la presenza del DHT nell’organismo e possono avere effetti indesiderati non limitati alla zona di applicazione.

Il confronto con le terapie oggi disponibili aiuta a comprendere l’interesse generato dal farmaco. Finasteride e minoxidil restano le opzioni principali, ma non funzionano uniformemente per tutti e non modificano la struttura dei follicoli nelle aree già calve. La prospettiva di una terapia topica con un meccanismo diverso ha quindi attirato l’attenzione degli specialisti, anche se sarà determinante disporre dei dati completi e verificare la consistenza dei risultati nel tempo.

Cosmo prevede di completare nella primavera del prossimo anno il follow-up di sicurezza di dodici mesi, necessario per procedere con eventuali richieste di autorizzazione negli Stati Uniti e in Europa. L’azienda non ha ancora diffuso una tempistica precisa, ma ha indicato la volontà di avviare il percorso regolatorio nel corso del 2026.

In questa fase, il clascoterone 5% appare come una possibile nuova opzione in un ambito terapeutico rimasto sostanzialmente stabile per molti anni. La pubblicazione integrale dei dati e le valutazioni delle agenzie regolatorie saranno decisive per capire quale spazio potrà trovare nella gestione dell’alopecia androgenetica e se il dibattito riaperto intorno a questa molecola troverà conferma nelle evidenze scientifiche.

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