L’intervista a Vladimiro Grieco, Presidente Fenagifar e Segretario Ordine Farmacisti di Roma

L’intervista a Vladimiro Grieco, Presidente Fenagifar e Segretario Ordine Farmacisti di Roma

La carenza di personale è un problema importante per le farmacie italiane, sia quelle private sia di catena. Qual è oggi la principale difficoltà nel reperire e trattenere personale qualificato in farmacia?

La difficoltà principale non è più soltanto il reperimento di farmacisti, ma la capacità di trattenere professionisti qualificati e motivati nel tempo. Negli ultimi anni il ruolo del farmacista è profondamente cambiato: sono aumentate le responsabilità sanitarie, cliniche e gestionali, rendendo la farmacia un presidio sempre più centrale nella sanità territoriale.

A questo aumento di responsabilità, però, non è stato corrisposto un adeguamento contrattuale, mentre sono cresciuti orari e giorni di lavoro, carichi operativi e rigidità organizzative che rendono sempre più difficile conciliare lavoro e vita privata. Questo squilibrio incide direttamente sulla motivazione e spinge molti colleghi, soprattutto giovani, a guardare altrove. I dati Fenagifar confermano che si tratta di un problema condiviso dall’intero sistema. Un’indagine conoscitiva condotta su circa 1.000 titolari di farmacia mostra che oltre il 65% collega la carenza di personale a un contratto poco attrattivo e il 73% giudica il salario non adeguato rispetto a responsabilità e carichi di lavoro. Dal punto di vista dei collaboratori, una survey Fenagifar che ha coinvolto oltre 1.300 farmacisti evidenzia criticità analoghe: oltre il 75% segnala difficoltà nel conciliare vita lavorativa e privata, più del 65% non vede reali prospettive di crescita e oltre l’80% ha pensato di cambiare lavoro se le condizioni non miglioreranno. Non si tratta quindi di percezioni isolate, ma di una criticità strutturale dell’intero sistema farmacia.

 

Ci sono strategie che si sono dimostrate efficaci per rendere la professione più attrattiva?

Più che di singole strategie, è necessario parlare di scelte strutturali. La professione non diventa attrattiva con interventi episodici, ma quando si ricompone il rapporto tra responsabilità, riconoscimento e sostenibilità. I dati dimostrano che ciò che allontana i farmacisti non è la mancanza di vocazione, ma l’assenza di prospettive credibili.

Le esperienze più efficaci sono quelle in cui il farmacista viene riconosciuto come professionista sanitario centrale, con percorsi di crescita chiari, un’organizzazione del lavoro sostenibile e un reale investimento sulle competenze. In questi contesti, l’attrattività non è proclamata, ma si produce nei fatti.

 

La formazione può contribuire a rafforzare le competenze gestionali e relazionali necessarie oggi e come organizzarla per far in modo che non sia un ulteriore impegno per i collaboratori?

La formazione è uno strumento fondamentale per accompagnare l’evoluzione della professione, ma oggi va riconosciuto che il sistema formativo non sta funzionando come dovrebbe. I dati COGEAPS sul triennio formativo mostrano che meno della metà dei professionisti sanitari risulta pienamente in regola con l’obbligo ECM, e i farmacisti non fanno eccezione. Questo non può essere letto come disinteresse o scarsa professionalità, ma come il segnale di un sistema che non mette i farmacisti nelle condizioni concrete di formarsi. Orari lunghi e carichi di lavoro elevati rendono la formazione un’attività da svolgere nel tempo libero, trasformandola in un adempimento formale più che in uno strumento di crescita reale. Fenagifar è chiara su questo punto: se la formazione è strategica per il sistema sanitario, deve diventare accessibile e compatibile con il lavoro quotidiano in farmacia.

La formazione non può essere scaricata interamente sulle spalle dei collaboratori. Deve essere riconosciuta come tempo di lavoro, integrata nell’orario e orientata a obiettivi concreti. I dati Fenagifar mostrano che quando la formazione avviene fuori orario, in oltre la metà dei casi non è previsto alcun compenso, e anche quando si svolge in orario lavorativo spesso non viene recuperato il tempo. Serve quindi un cambio di approccio culturale: la formazione è un investimento, non un obbligo da assolvere.

 

Le nuove generazioni di farmacisti portano un approccio diverso al lavoro. Come valorizzare i punti di forza? E come si può migliorare l’equilibrio tra dimensione professionale e sostenibilità del lavoro in farmacia?

Il cambiamento in atto non riguarda solo i farmacisti più giovani, ma tutti gli operatori sanitari. Medici, infermieri e farmacisti condividono oggi una maggiore attenzione all’equilibrio tra vita professionale e personale: non è una minore disponibilità al lavoro, ma una evoluzione culturale trasversale. Nel caso dei farmacisti, questo si accompagna a competenze digitali più sviluppate, maggiore familiarità con strumenti tecnologici e nuovi linguaggi, che possono rappresentare un valore anche per l’organizzazione interna delle farmacie e l’innovazione dei servizi. Il dato che deve far riflettere è che oltre l’80% dei giovani farmacisti ha pensato di cambiare lavoro, soprattutto per stipendi non adeguati, scarsa flessibilità e mancanza di prospettive. Valorizzarli significa quindi integrare queste competenze in modelli di lavoro più moderni, riconoscendo che l’equilibrio vita-lavoro è oggi una condizione di stabilità, non di disimpegno. Serve il coraggio di affrontare nodi strutturali spesso considerati intoccabili, a partire dal tema degli orari di apertura introdotti dopo la cosiddetta legge Monti. L’estensione indiscriminata degli orari ha inciso profondamente su organizzazione del lavoro, carichi operativi e qualità della vita professionale, senza sempre generare benefici proporzionati per il servizio. I dati Fenagifar parlano chiaro: il livello medio di stress supera 3,5 su 5 e oltre il 75% dei farmacisti segnala scarsa flessibilità nella propria vita privata. È necessario aprire una riflessione seria e non ideologica per razionalizzare l’organizzazione degli orari, tenendo insieme servizio, sostenibilità delle imprese e tutela dei professionisti.

 

Pensa che si giungerà a breve a un accordo per il CCNL?

L’auspicio è che si arrivi presto a un accordo, perché la professione ne ha bisogno. Fenagifar non siede ai tavoli sindacali e non intende sostituirsi alle parti deputate al rinnovo, ma sente il dovere di far sentire la voce dei giovani farmacisti, con rispetto e responsabilità.

Serve un contratto che valorizzi il lavoro dei farmacisti, ma che sia anche sostenibile per i titolari, perché le farmacie sono aziende. Per questo Fenagifar ha sempre sostenuto soluzioni condivise, graduali e basate su dati reali.

Oggi, però, registriamo uno stallo preoccupante: mentre il confronto si irrigidisce, i colleghi lasciano la professione, le iscrizioni alle facoltà e agli ordini professionali calano e le farmacie faticano a trovare personale. Per questo Fenagifar lancia un appello a tutte le parti sindacali coinvolte: un rinnovo del CCNL sarebbe un segnale di unità e di futuro per l’intera categoria. A Natale vorremmo dire a gran voce che questa professione è ancora attrattiva, ha un futuro grande e che è unita. Siamo stanchi di vedere battaglie e contrapposizioni tra le parte trattanti il rinnovo, ci sentiamo privati del futuro e auspichiamo il coraggio di chi deve andare oltre le comprensibili contrapposizioni di parte, per il bene di tutti. In questo percorso va riconosciuto il valore del recente intervento della FOFI, che ha espresso una posizione chiara sul riconoscimento del farmacista come operatore sanitario, come per i colleghi ospedalieri, tramite l’accesso all’indennità di specificità sanitaria. è la direzione che anche Fenagifar auspica e su cui è impegnata da tempo e a cui non può che plaudere. Ora è necessario tradurre questa visione in un accordo equilibrato e concreto.

 

Quali priorità individua per sostenere il capitale umano del canale nel 2026?

Le priorità sono chiare: valorizzazione economica reale, percorsi di crescita strutturati, formazione riconosciuta, organizzazione del lavoro sostenibile e pieno riconoscimento del ruolo sanitario del farmacista.

Fenagifar continuerà a portare dati, proposte e visione nei luoghi istituzionali, perché difendere la dignità dei farmacisti significa difendere il futuro della professione e della farmacia italiana.

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