Negli ultimi giorni, durante le audizioni sul disegno di legge di Bilancio 2026 davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, il tema del payback per farmaci e dispositivi medici è tornato al centro del confronto tra Governo e rappresentanti dell’industria farmaceutica e dei dispositivi sanitari.
Il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha ribadito la necessità di «eliminare o ridurre le barriere non tariffarie che comprimono la spesa, a partire dal payback, migliorare le condizioni e i tempi di accesso ai farmaci, mantenere la possibilità per le aziende di praticare sconti, anche confidenziali, al Ssn in forma cash, per non penalizzare l’Italia nei confronti internazionali dei prezzi», proponendo «un aumento del tetto della spesa per acquisti diretti dell’1% – o almeno dello 0,5% –, l’esclusione dei plasmaderivati dalla spesa soggetta al tetto e l’introduzione immediata di meccanismi value-based di misurazione della spesa nell’ambito del percorso terapeutico». Cattani ha inoltre indicato che questo percorso potrebbe essere completato «nell’ambito del Testo unico sulla legislazione farmaceutica».
Sul fronte dei dispositivi medici, il presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Fabio Faltoni ha definito «necessario ma ancora insufficiente» l’aumento del tetto di spesa dal 4,4% al 4,6% previsto per il 2026, osservando che il reale fabbisogno del settore si colloca tra il 6% e il 7%. Faltoni ha chiesto anche l’istituzione di uno standard di monitoraggio continuo dei fabbisogni e che venga resa permanente la struttura di governance sul payback istituita al Ministero dell’Economia.
Le audizioni hanno rilanciato le istanze del comparto in una fase cruciale della discussione sulla manovra. Il Governo dovrà ora valutare se e come intervenire per correggere un meccanismo considerato da anni insostenibile dalle imprese, nel tentativo di conciliare sostenibilità della spesa pubblica e accesso all’innovazione sanitaria.




