Che posto ha l’AI oggi nel Life Science

Che posto ha l’AI oggi nel Life Science

L’ecosistema Life Science è in una profonda trasformazione, guidato dall’innovazione digitale che rivoluziona prodotti, processi e interazioni tra gli attori coinvolti. E come in altri settori, l’AI sta assumendo un ruolo sempre più rilevante. Da una ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno “Life Science: costruire il futuro tra digitale, algoritmi e nuove competenze”, in collaborazione con Confindustria Dispositivi Medici e Farmindustria, per le aziende Pharma e Medtech italiane l’Intelligenza Artificiale è tra le priorità di innovazione per migliorare il coinvolgimento dei professionisti sanitari (90%), per scoprire nuovi prodotti (55%) e per supportare le sperimentazioni cliniche (48%).

App, Terapie digitali e ricerca clinica

Le soluzioni di Intelligenza artificiale più diffuse oggi tra le aziende farmaceutiche sono quelle per la ricerca e analisi di articoli scientifici e documentazione (in circa 8 aziende su 10). Principalmente soluzioni generaliste come ChatGPT o Copilot (nel 60% dei casi), ma ben il 36% delle aziende ha sviluppato soluzioni di AI generativa ad hoc utilizzando dati proprietari. Ci sono però anche altri ambiti importanti di investimento, come lo sviluppo di App per la salute e sensori per raccogliere dati clinici e lo sviluppo di Terapie Digitali.

L’Intelligenza Artificiale si diffonde anche nella ricerca clinica: nella fase di drug discovery si contano ben 152 startup su oltre 180 attive a livello internazionale, che catalizzano investimenti elevati (quasi il doppio rispetto alla media, 28,4 milioni di dollari vs 16,3 mln). Grazie all’AI Generativa è possibile individuare nuovi target terapeutici e creare molecole innovative, con un risparmio di tempi, costi e maggiore personalizzazione della terapia. Nella fase di sperimentazione clinica, tra le aziende farmaceutiche sono diffuse soluzioni di AI per la progettazione degli studi e la pianificazione e nel monitoraggio delle attività (52%). Nella fase di approvazione del farmaco, l’AI facilita la redazione automatizzata di documenti amministrativi (soluzione presente nel 59% delle aziende). Nel post-marketing consente il monitoraggio continuo e tempestivo della sicurezza del farmaco con l’analisi di dati real-world, adottata dal 30% delle aziende.

Le soluzioni di Intelligenza Artificiale più diffuse (78%) sono dedicate alla ricerca e analisi di articoli scientifici e documentazione, come l’analisi automatizzata della letteratura e la sintesi di contenuti scientifici, utilizzate sia nella fase di ricerca clinica, supportando l’identificazione di evidenze, target terapeutici e razionali degli studi, sia nel customer engagement, per generare contenuti rilevanti e aggiornati.

Nella relazione tra aziende farmaceutiche e professionisti sanitari, invece, l’AI è utilizzata per la profilazione e segmentazione dei professionisti (68%), per l’analisi e la sintesi dei medical insights emersi dalle interazioni tra Informatore Scientifico del Farmaco (ISF) o Medical Science Liaison (MSL) e i professionisti sanitari (58%) e per la generazione di contenuti personalizzati (50%). Sono meno diffuse le soluzioni di AI per la Next Best Action (43%), che suggeriscono a Isf e MSL contenuti e azioni successive, sulla base dei comportamenti e delle preferenze. Nel 60% dei casi le aziende utilizzano soluzioni di AI generativa generaliste -come ChatGPT, Copilot e strumenti analoghi- già disponibili sul mercato e facilmente accessibili. Tuttavia, il 36% ha sviluppato soluzioni di AI generativa ad hoc, costruite su dati proprietari e integrate nei propri processi.

«Nonostante l’AI generativa rappresenti un trend relativamente recente, emergono segnali di una crescente maturità – afferma Gabriele Dubini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation-. Le aziende iniziano infatti a considerare l’AI non più solo come uno strumento operativo, ma come una leva strategica per la trasformazione e il vantaggio competitivo».

App per la salute: il ruolo dei farmacisti

Un capitolo importante è quello delle App per la salute che si diffondono nella prevenzione e cura dei cittadini-pazienti e rappresentano ormai una componente strategica nell’offerta delle aziende dell’ecosistema Life Science. Le più diffuse sono quelle per migliorare lo stile di vita (utilizzate dal 39% dei pazienti e 18% dei cittadini), per tenere sotto controllo i parametri clinici (30% e 16%) e per aumentare l’aderenza terapeutica (14% e 10%). Proprio il supporto a seguire con maggior costanza le terapie prescritte è uno dei principali benefici percepiti (51% dei pazienti e 29% dei cittadini), insieme alla maggior consapevolezza e informazione sullo stato di salute (56% e 31%). Tuttavia, due pazienti su dieci esprimono dubbi sull’efficacia delle soluzioni e preoccupazioni sull’affidabilità dei dati raccolti, in particolare tra i pazienti over 65, per i quali tali riserve risultano più accentuate.

In questo scenario, i professionisti sanitari stanno già contribuendo attivamente alla diffusione. Il 41% dei Medici di Medicina Generale e il 33% dei medici specialisti hanno già consigliato App per tenere sotto controllo i parametri clinici e rispettivamente il 24% e il 31% hanno promosso App per migliorare lo stile di vita. Dalla ricerca svolta in collaborazione con Federfarma, emerge che anche i farmacisti possono giocare un ruolo rilevante nell’educare i pazienti a un utilizzo corretto delle App per evitare interpretazioni errate (secondo il 43% dei farmacisti) e nel consigliare le App più affidabili per la gestione della salute (38%).

Per quanto riguarda le Terapie digitali il 45% dei medici specialisti è propenso a prescriverle quando sarà possibile farlo in Italia, percentuale in linea con lo scorso anno e che sale al 60% tra coloro già a conoscenza delle differenze tra DTx e le tradizionali App per la salute. Un dato che evidenzia come la maggior consapevolezza influenzi positivamente l’intenzione di prescriverle e che sottolinea l’importanza di percorsi formativi dedicati, per i quali circa il 70% dei medici specialisti ha già manifestato interesse.

Quali le barriere all’innovazione digitale?

Per le aziende dell’ecosistema Life Science, le Terapie Digitali rappresentano un’opportunità concreta per supportare i pazienti (65%) e i professionisti sanitari (58%), oltre che per raccogliere dati rilevanti per la ricerca (46%). Tuttavia, sono numerose le criticità segnalate, tra cui la necessità di un radicale upskilling delle figure aziendali coinvolte (62%), la difficoltà di valutare il ritorno sull’investimento (54%), ma soprattutto la mancanza di un contesto normativo definito (69%). In Italia, infatti, non esiste ancora una normativa di riferimento specifica per le Terapie Digitali, nonostante sia stato recentemente fatto un importante passo avanti in questa direzione. Lo scorso 2 luglio 2025 è stato adottato, da parte della Commissione Affari Sociali della Camera, un testo base unificato che integra le tre proposte di legge precedentemente presentate e che fornisce una definizione delle DTx e ne disciplina le modalità di valutazione.

Esistono però alcune barriere all’innovazione digitale: il principale freno all’innovazione digitale nell’ecosistema Life Science per le aziende è la complessità normativa legata all’innovazione digitale (46%), per regolamentazioni stringenti e in continua evoluzione, spesso non allineati con il ritmo dell’innovazione tecnologica. Ma emergono anche altre barriere, tra cui la mancanza di risorse economiche e di competenze digitali, nonché la difficoltà a quantificare i benefici degli investimenti (39%).

Per lo sviluppo di nuove competenze, la quasi totalità delle aziende coinvolte nella ricerca ha organizzato corsi di formazione per i propri dipendenti sui temi riguardanti l’innovazione digitale. In particolare, il 78% delle aziende ha formato i dipendenti sul ruolo dell’AI nel settore e il 63% ha previsto corsi specifici per la scrittura di prompt per l’AI generativa. Coerentemente con le priorità di investimento delle aziende, sono stati organizzati anche corsi sulle Terapie Digitali (33%) e sui temi legati alle App per la salute (30%).

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