Proteste dei collaboratori: Liberi Farmacisti, no alla firma sulle analisi

Proteste dei collaboratori: Liberi Farmacisti, no alla firma sulle analisi

In seguito al mancato accordo con Federfarma per il rinnovo del contratto collettivo, i farmacisti collaboratori stanno promuovendo scioperi in diverse città italiane. L’ultima iniziativa si è svolta martedì 3 giugno a Cagliari, dove Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno organizzato un presidio regionale nell’ambito della mobilitazione nazionale per sollecitare il rinnovo del contratto. Sullo sfondo delle proteste sindacali, il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti dice no alla firma dei referti di esami clinici da parte dei collaboratori.

 

 

Il Movimento: “La responsabilità dei referti deve restare al titolare”

L’ultima grande mobilitazione di farmacisti è avvenuta nel 2006 contro la Legge Bersani, ma allora erano i titolari a protestare. Oggi i farmacisti collaboratori protestano contro un rinnovo di contratto sul quale non c’è accordo per cause economiche, alla luce del profondo cambiamento avvenuto nella professione negli ultimi anni. Tra questi l’esecuzione degli esami di prima istanza in farmacia.

Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, organizzazione privata tra farmacisti non titolari, ritiene che il farmacista dipendente si debba astenere da porre la propria firma a qualsiasi referto venga richiesto relativo ad esami clinici. La questione nasce dal fatto che le farmacie che erogano analisi di prima istanza attraverso apparecchi point-of-care (POCT), devono rilasciare un attestato di esito che con la propria firma certifica che quei risultati sono coerenti con la certificazione CE degli apparecchi e sono attendibili perché le procedure sono state eseguite correttamente, come Marco Cossolo, Presidente di Federfarma ha ricordato anche durante una trasmissione di Rai Radiouno.

Il Movimento -spiega in una nota- “ritiene che la semplice certificazione CE non sia sufficiente a garantire la corretta esecuzione del test perché il dipendente non è responsabile direttamente della scelta dello strumento atto all’analisi, della sua eventuale cattiva installazione o della stessa manutenzione dell’apparecchiatura”. La firma quindi – secondo quanto riportato nella nota- “deve essere apposta solo dal titolare o dal direttore della farmacia che della decisione di fare questi esami con quella apparecchiatura si assume in automatico la piena e totale responsabilità”.

Inoltre, aggiungono “appare quanto meno curioso che attraverso una convenzione tra lo Stato e una istituzione privata, il Presidente di Federfarma “detti” cosa debbono o meno fare i farmacisti, compito questo eventualmente da regolare e approfondire attraverso l’intervento della Fofi e a seguito di accordi con i sindacati”.

Dunque, in presenza “di importanti scostamenti dai valori reali atti a determinare scelte diagnostiche importanti, il farmacista dipendente non può essere chiamato in causa a risponderne legalmente, questa responsabilità può ricadere solo ed unicamente sulla titolarità della farmacia”. È per questo motivo che il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, in conclusione, invita “tutti i farmacisti dipendenti a riflettere bene sul rischio a cui vanno incontro nell’apporre la propria firma a qualsiasi tipo di certificazione”, ricordando che va rinviata al mittente la proposta di un aumento di 120 euro lordi da dividere nei prossimi tre anni.

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