Debutta a Milano Farmacie Unica, il network di Unico Spa

Debutta a Milano Farmacie Unica, il network di Unico Spa

Dopo il flaghips store di Bruino (Torino), apre anche a Milano Farmacie Unica, l’insegna delle farmacie del distributore Unico. Il punto vendita è stato inaugurato il 12 ottobre, nello storico quartiere della Bovisasca. Tra le novità, che si replicheranno all’interno del network Unica, la ridefinizione dei comparti assortimentali che puntano su integratori e prodotti naturali e sulla dermocosmesi, con un modulo dedicato che propone anche i marchi Unica, “Unica come te” e “Unica vicina a te”. Ma il flasghip risponde soprattutto a una visione del gruppo che scommette su sostenibilità, innovazione e impatto sul territorio.

Pharmaretail ne ha parlato con Santo Barreca, il responsabile di Farmacie Unica.

Si tratta già della seconda Farmacia a marchio Unica. Ci sono in programma altre aperture?

Senz’altro ma non in una numerica esorbitante, non stiamo facendo un investimento speculativo. Il nostro obiettivo è quello di introdurre innovazioni e di proporci come un laboratorio di sperimentazione, per costruire un modello di facile esportazione che possa essere utilizzato anche dalle farmacie indipendenti. Un approccio in cui i titolari rimangono tali ma possono aderire al nostro modello e utilizzare un know-how consolidato. Nel 2020 succedono cose pazzesche, parliamo di intelligenza artificiale, digitalizzazione dei processi, ma il singolo farmacista spesso non ha le forze per approcciare l’innovazione.

In che cosa si traduce il vostro modello?

Abbiamo dato ampio spazio alla tecnologia, il nostro magazzino è completamente robotizzato, abbiamo casse a ciclo chiuso e abbiamo implementato “Carep”, un sistema di riordino automatico. La tecnologia in questo senso ci aiuta a liberare il farmacista da compiti che non sono centrali per la sua professione per privilegiare il suo ruolo consulenziale oppure per gestire le attività legate ai servizi.

Quali servizi proponete?

Nella farmacia aperta in Bovisasca, abbiamo un corner di 10 mq interamente dedicato ai servizi, telemedicina (elettrocardiogramma, holter pressorio), autoanalisi, servizio Cup. Decidere di non saturare l’area con gli espositori è chiaramente una scelta non commerciale, ma che corrisponde alla nostra visione e alla direzione verso cui ci stiamo muovendo.

Ci spieghi meglio

Siamo convinti che la farmacia debba avere un ruolo di “community caring”, non si debba occupare solo dei malati ma della comunità in cui è inserita, la farmacia è un presidio sul territorio fondamentale e può fare molto per migliorare la vita delle persone che abitano il quartiere. E possiamo fare molto anche in termini di sostenibilità, noi siamo partiti con la “Cleaning Station” per dare un segnale tangibile.

Come funziona la cleaning station in farmacia?

Si tratta di un’installazione vegetale realizzata dall’artista Pietro Follini. Abbiamo introdotto piante che purificano l’aria assorbendo gli inquinanti interni. Un valore per chi vi transita ma anche per chi ci lavora perché il benessere dei dipendenti non è un tema che va trascurato.

Avete in mente altre iniziative legate alla sostenibilità?

Assolutamente, diciamo pure che in questo senso “ci sono più cose da fare che stelle nel cielo”. Cominciamo dall’interno delle nostre farmacie, ma la prospettiva è quella di riuscire ad agire sul territorio, diffondere una cultura della sostenibilità con azioni concrete. Le opzioni a disposizione sono moltissime, per esempio quella di scegliere brand che non utilizzano imballaggi secondari.

E per quanto riguarda l’esperienza di acquisto? Come avete progettato gli spazi?

Abbiamo valorizzato gli aspetti a cui teniamo: categorie molto semplici da individuare, nessun ostacolo e percorsi fluidi. Non abbiamo voluto molti espositori ma un ambiente semplice e luminoso che fa stare bene chi acquista ma anche chi lavora. E il rapporto uno a uno: ogni farmacista ha il suo banco perché anche questo favorisce la relazione con il cittadino.

La scelta di non aprire in centro ma in una zona periferica come la Bovisasca è frutto di una strategia?

Sì, aprire un flaghip non in piazza Duomo ma alla Bovisasca fa parte della nostra visione. La farmacia italiana è collocata soprattutto in quartieri periferici ed è qui che abbiamo voluto investire energie innovative in una prima fase. Se riusciamo a portare qualità in periferia, così come la porteremmo in centro, possiamo dire di aver realizzato la nostra mission.

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