Intercettare il disagio giovanile, il ruolo del farmacista: intervista a Emanuela Ambreck di Fondazione Rava

Intercettare il disagio giovanile, il ruolo del farmacista: intervista a Emanuela Ambreck di Fondazione Rava

Secondo l’ultimo Rapporto OsMed sull’uso dei medicinali in Italia nel 2024, realizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, in meno di 10 anni è più raddoppiata la prevalenza d’uso di psicofarmaci nei bambini e negli adolescenti italiani: li assumeva lo 0,26% dei minori nel 2016 per passare, nel 2024, allo 0,57%, pari a 1 minore ogni 175.

I farmaci per la salute mentale più prescritti nei minori sono soprattutto antipsicotici, antidepressivi e farmaci per l’Adhd. Le prescrizioni crescono all’aumentare dell’età, con la fascia 12‐17 anni a registrare il livello di consumo più alto. Si tratta di un consumo ancora molto al di sotto di Paesi come gli Stati Uniti, ma sono un segnale di allarme di qualcosa che sta succedendo ai giovani del nostro Paese.

PharmaRetail ha chiesto ad Emanuela Ambreck (nella foto), Responsabile progetti sanitari della Fondazione Rava NPH Italia, di commentare questo dato, alla luce dei numerosi progetti che l’associazione porta avanti per contrastare la povertà sanitaria e il disagio giovanile, e aiutare il farmacista a capire come intercettarlo.

 

Come Fondazione Rava, siete osservatori attenti ai bisogni dei bambini: questi dati rispecchiano un reale aumento del disagio psicologico in età pediatrica?

Il nostro punto di vista è chiaramente quello di chi lavora con minori in situazione di fragilità, ma abbiamo molti progetti che aiutano a contrastare il disagio giovani in contesti diversi. L’idea è che al di là della terapia farmacologica, che laddove serve è indispensabile, ci sono altri tipo di intervento da portare avanti per aiutare i bambini e gli adolescenti in situazione di disagio.

 

Ci può fare degli esempi?

Lavoriamo con le ragazze e i ragazzi detenuti negli IPM d’Italia attraverso il progetto “Palla al centro”, pensato per offrire loro opportunità concrete di crescita personale e professionale. Il nome richiama la ripartenza nel calcio dopo un goal e simboleggia la possibilità di ricominciare, di rimettersi in gioco e di costruire un nuovo futuro. “Palla al centro” è attivo dal 2020 presso l’IPM Beccaria di Milano, grazie alla collaborazione con il Tribunale per i Minorenni di Milano e il Centro Giustizia Minorile per la Lombardia. Dal 2024, grazie a un accordo con il Dipartimento della Giustizia Minorile, il progetto è stato esteso ad altri 8 IPM ed è oggi replicabile in tutti gli Istituti Penali per Minorenni d’Italia.

 

Lavorate anche con altre realtà?

Siamo impegnate a supportare tantissime comunità che sono arrivate in rete con noi grazie al progetto In farmacia per i bambini, che sono ormai 1050. Si tratta di comunità di minori, case famiglia o mamma-bambino, quindi situazioni diverse. Negli anni abbiamo creato progetti come ‘Ci prendiamo cura di te’ che favorisce l’accesso a cure sanitarie che sono difficili per bambini e adolescenti, prima di tutto le cure psicologiche. E nel contesto di questo progetto negli anni abbiamo visto aumentare tantissimo la richiesta. I bambini e i ragazzi che vivono in queste comunità hanno tutti bisogno di un percorso psicologico che non è garantito, perché le comunità hanno un sostegno economico molto ridotto da parte dei Comuni. La Fondazione riesce, attraverso le donazioni, a consentire che i minori ricevano programmi di sostegno mirati per curare i disturbi legati all’alimentazione e alla depressione, all’esposizione dei pericoli del web, ma anche semplicemente la logopedia.

 

Lavorate anche a contatto con le Unità operative di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza?

Di norma, il minore che presenta un disagio di qualsiasi tipo, viene intercettato dalla scuola e indirizzato alle Unità operative di neuropsichiatria infantile (UOMPIA), dove però ci sono liste di attesa molto lunghe, anche di due anni. Questo è un periodo molto lungo per un bambino, infatti le famiglie che hanno le possibilità economiche si rivolgono a strutture private. Le famiglie che seguiamo noi nel Punto pediatrico che fondato nel quartiere Gorla a Milano non hanno le risorse per farlo, così abbiamo creato ad aprile 2025 una Équipe psico-evolutiva grazie al sostegno della Rete QuBì, nata molti anni fa grazie alla Fondazione Cariplo e oggi sostenuta dal Comune di Milano. Il Punto pediatrico è un centro di assistenza sul territorio a integrazione del pediatra di libera scelta e di promozione della salute, oltre che di accompagnamento burocratico.

 

Cosa fa in particolare l’Equipe psico-evolutiva?

L’equipe ha l’obiettivo di intercettare i bambini e ragazzini con disturbi comportamentali, quasi tutti provenienti da background migratorio, con famiglie che hanno difficoltà a capire il disturbo, e aiutarli al di là di quello che riesce a fare la UOMPIA. Quello che è emerso dai molti casi seguiti è che spesso questi bambini non hanno bisogno di un supporto neuropsichiatrico, ma possono essere supportati da aiuti diversi, come fare attività sportiva, o un ciclo di logopedia. Quindi abbiamo capito che intercettando subito il disagio, a volte si risolve molto più in fretta di quanto ci si potrebbe aspettare; e le lunghe attese delle liste possono peggiorare la situazione. Purtroppo ad oggi riusciamo ad essere a disposizione del quartiere sono due volte al mese.

 

Quindi intercettare precocemente il disagio è fondamentale: qual è il ruolo del farmacista in questo senso?

Noi abbiamo sempre individuato nei nostri progetti il farmacista come punto di riferimento e sentinella dei bisogni del territorio. Sul tema del disagio psicologico, abbiamo organizzato un webinar promosso da Fondazione Francesca Rava e Federfarma Lombardia con Fondazione Muralti per formare i farmacisti lombardi a cogliere i segnali di disagio psicologico tra i giovani e orientare le famiglie. Questo perché i genitori e famiglie spesso si confidano con il farmacista rispetto ai problemi di figli e nipoti e il farmacista è punto di riferimento ancor più nelle situazioni di periferia dove hanno un grosso ruolo sociale. Per il futuro ci piacerebbe coinvolgere le farmacie anche nel progetto di sostegno al Punto Pediatrico della Rete QuBi.

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