L’intervista a Alessandro Portolan, Scientific Support & knowledge Development Manager di Unifarco

L’intervista a Alessandro Portolan, Scientific Support & knowledge Development Manager di Unifarco

PharmaForFuture, la nostra rubrica dedicata alla sostenibilità, nel mese di marzo ha intervistato Alessandro Portolan (nella foto sotto), Scientific Support & knowledge Development Manager di Unifarco, una Società per Azioni fondata e formata da farmacisti che propone prodotti cosmetici, nutraceutici, dermatologici e di make-up.

 

Che ruolo ha la sostenibilità nel vostro modello aziendale?

Unifarco è nata più di 35 anni fa in provincia di Belluno, tra le montagne. Siamo ancora nello stesso luogo, al centro di uno scenario meraviglioso alle porte del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi. La sensibilità verso il territorio da sempre fa parte del nostro DNA e guida tutte le nostre scelte aziendali. Per noi il concetto di sostenibilità non è legato esclusivamente all’ambiente ma anche al well being dei dipendenti, che non è meno importante. Tutto il percorso dell’azienda in questa direzione è dimostrato dalle tante certificazioni che abbiamo ottenuto.

 

Quali azioni avete già intrapreso in questa direzione?

Sono davvero tante, a partire proprio dalle certificazioni come ad esempio la ISO 14001, legata alla sostenibilità ambientale o la OHSAS 18001 per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Nel 2015 siamo stati inoltre la prima azienda del settore cosmetico ad ottenere la certificazione EPD (Environmental Product Declaration) e in seguito a certificarne una linea intera di prodotti skin care.

I nostri prodotti vengono formulati in ecodesign. Un software, sviluppato internamente, che permette ai nostri formulatori di scegliere, a parità di performance, la materia prima con un minor impatto ambientale, con l’obiettivo di creare formulazioni sempre più sostenibili. La nostra attenzione si concentra anche sul packaging dei nostri prodotti. Per ridurre drasticamente il costo del trasporto abbiamo acquistato e sviluppato, a circa 500 metri dall’azienda, la produzione di buona parte del pack primario per il nostro fabbisogno. A partire da quest’anno abbiamo inoltre realizzato, per la linea capelli, flaconi di plastica 100% riciclata.

Nella maggior parte dei casi evitiamo inoltre l’utilizzo del pack secondario, ma quando necessario ci avvaliamo solo di carta certificata FSC, un’attestazione che garantisce che tutto il ciclo di produzione sia sostenibile.

Venendo al welfare aziendale, tema che a noi sta molto a cuore, siamo impegnati nel sostegno all’acquisto di libri scolastici per i figli dei dipendenti, stipuliamo convenzioni con asili e recentemente abbiamo sviluppato un progetto che si chiama “Benessere 365” che ha lo scopo di fornire educazione e supporto per migliorare lo stile di vita dei nostri dipendenti. Facciamo formazione sulla corretta alimentazione e preparazione degli alimenti, promuoviamo l’attività fisica attraverso settimane dedicate allo sport e convenzioni con palestre del territorio. Abbiamo inoltre rivisto il menù della mensa aziendale con l’obiettivo di proporre ai dipendenti cibi preparati con cotture sane e ispirati al piatto di Harvard. Abbiamo inoltre ridotto drasticamente il junk food dalle nostre macchinette e fornito a tutti i dipendenti delle borracce per limitare l’utilizzo e lo spreco della plastica.

 

E quali sono gli obiettivi che vi siete dati?

Nel 2019 abbiamo redatto il primo bilancio di sostenibilità per il quadriennio, in cui ci siamo dati degli obiettivi molto concreti: riduzione dell’impatto del packaging del 20% entro il 2020 e del 40% entro il 2030; riduzione del consumo di energia del 20% entro il 2030.

 

Nella sfida verso la sostenibilità, quali sono gli ostacoli principali nel vostro settore?

Ritengo che gli ostacoli principali risiedano nella reperibilità di tutti i dati e le informazioni necessarie per poter intraprendere percorsi di questo tipo, siamo ancora un po’ agli inizi. Se ci fosse più sensibilità condivisa, il processo di cambiamento sarebbe più facile ed economico.

Un’altra sfida sta nel riuscire a trasmettere la differenza tra un percorso realizzato con impegno e scientificità rispetto alle molte, troppe, azioni di green-washing che si vedono: confondono i consumatori e abbassano il percepito di un vero percorso sostenibile.

 

Come immagina il futuro?

Mi auguro che a breve parlare di sostenibilità diventi la normalità e non una cosa eccezionale. Sono fiducioso perché ho la fortuna di girare il mondo e osservando la filiera vedo che in generale c’è un grande sforzo, anche tecnologico, in questa direzione. E poi spero che la farmacia diventi cruciale anche in questo senso, un vero centro di “urban health”: è un auspicio ma anche un obiettivo che vogliamo perseguire come azienda.  In farmacia entrano decine di persone ogni giorno, poterle sensibilizzare è un’enorme opportunità e in questo senso il farmacista può diventare una figura chiave.

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