Farmacie XL, sfatiamo qualche mito

Farmacie XL, sfatiamo qualche mito

Diverse ricerche – ultima quella condotta da Federfarma Genova su un’ottantina di farmacie per misurare la capitalizzazione delle imprese dalla croce verde – sembrano suggerire che i presidi piccoli per fatturato e metri quadrati di superficie stiano reagendo meglio alla crisi. E cioè fanno registrare cali di fatturato inferiori alle grandi, oppure mostrano indebitamenti di minore entità. Fatta salva l’opportunità di ulteriori verifiche empiriche, sorge spontanea la domanda: grande fa ancora rima con bello?

E’ innegabile che negli anni passati si sia assistito nel nostro settore a una crescita dimensionale dei punti vendita: si espongono più prodotti, si può dare maggiore respiro all’area commerciale, si diventa più attrattivi eccetera; ma ci si fa anche carico di costi di gestione maggiori e di investimenti finanziari più pesanti.
Questa tendenza al gigantismo è una delle tante figlie della contrazione della spesa Ssn e della crescente competizione intra ed extra canale: per recuperare fatturato, c’è chi ha visto nella farmacia “XL” la risposta all’esigenza di esporre di più e – quindi – vendere di più. Ma è veramente la strada giusta? I prodotti che si espongono vanno prima comprati, poi venduti e dopo pagati. E i titolari delle farmacie extralarge devono sopportare costi fissi e di gestione proporzionati ai loro punti vendita, il che significa una maggiore vulnerabilità ai contraccolpi della crisi se non si è solidamente patrimonializzati.
Il gigantismo fine a se stesso – perseguito più per moda che per un ponderato progetto di business – ha già lasciato molti disillusi in altri settori. Per esempio nel trasporto petrolifero: c’è stato un momento in cui i grandi armatori facevano a gara nel costruire petroliere sempre più grandi, perché più greggio porti in un singolo viaggio e maggiore è il profitto. Poi questi mostri del mare sono incappati in una catena di incidenti dagli effetti devastanti sull’ambiente (con multe spropositate per chi le armava) e i più avveduti hanno capito che tutto sommato era meglio puntare su navi più piccole e flessibili.
Se la parabola del gigantismo qualcosa ci insegna, è che nel mondo del business non esiste una formula magica eternamente valida qualsiasi siano le circostanze; ogni farmacia è unica perché l’equazione che la regge si basa su un mix di variabili – clientela, ubicazione, squadra di lavoro, capacità imprenditoriali del titolare, caratteristiche locali del Ssn e disponibilità finanziarie – dosate in quantità irripetibili. E allora, non ci sono mai scelte obbligate ma opzioni percorribili in base alle condizioni del momento. Per esempio: meglio aumentare di taglia la propria farmacia e navigare in solitario oppure restare piccoli e aderire a una catena (come fa quasi il 30% delle farmacie italiane)? Dà più frutti attrezzarsi da Golia o aggregarsi in network ad altri Davide? Anche la gestione d’impresa ha la sua Valle di Elah.

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AUTORI

Professore a contratto nel Corso di Marketing Management, presso il Dipartimento di Economia e Management, Università degli Studi di Pisa. Direttore Marketing & Responsabile della rete Farmondo, network di più di 100 farmacie indipendenti ubicate in Toscana e afferenti a Cef, Cooperativa Esercenti Farmacia.

Responsabile ufficio stampa e comunicazione esterna. Responsabile del progetto formazione per le farmacie. Responsabile per la versione Toscana della rivista Profilo Salute.

Laureato in Economia e Commercio all’Università di Pisa e Master in Marketing e Comunicazione presso la SDA Bocconi, ha maturato esperienze in tutta la filiera del settore farmaceutico: industria, consulenza in farmacia e distribuzione. E’ autore del libro “Marketing: recenti applicazioni e strumenti operativi” Edizioni Plus 2005