“Gli italiani e la salute”, il Censis scandaglia 50 anni di storia

“Gli italiani e la salute”, il Censis scandaglia 50 anni di storia

Malattie infettive debellate, anni di vita conquistati, più attenzione per esami di screening e controlli preventivi. Resta però il problema della sostenibilità della spesa pubblica e delle differenze territoriali. È il bilancio sullo sviluppo della società italiana dell’ultimo cinquantennio, evidenziata dal rapporto “Gli italiani e la salute” realizzato dal Censis con il contributo di Farmindustria e presentato a Roma nella sede dell’Istituto di ricerca fondato e guidato da Giuseppe De Rita. Secondo la ricerca, gli effetti socialmente regressivi delle manovre di contenimento della spesa sanitaria che hanno caratterizzato questi ultimi anni spiegano il fenomeno preoccupante denunciato dal Censis della rinuncia alle prestazioni specialistiche e diagnostiche da parte di 11 milioni di italiani nel 2016. Appare tra l’altro sempre più diffusa tra gli italiani la percezione che si vada riducendo la qualità dell’assistenza sanitaria della propria Regione, con punte di grave malcontento nelle regioni meridionali, a fronte di un giudizio che appare sostanzialmente positivo tra gli abitanti del Nord-Est. Infatti, quasi la metà dei rispondenti (49,2 per cento) giudica inadeguati i servizi sanitari della propria Regione, una percentuale che si riduce notevolmente considerando le opinioni dei residenti nel Nord Est (27,5 per cento) e che aumenta in modo consistente quando sono chiamati in causa gli abitanti del Sud e Isole (72,2 per cento). Questo contribuisce a spiegare anche il ribaltamento delle opinioni in merito all’attribuzione alle Regioni di maggiori responsabilità in materia sanitaria: si conferma tra il 2012 e il 2014 il calo dei favorevoli che non rispecchiano più la maggioranza della popolazione (rispettivamente il 57,3 per cento e 44,4 per cento). Ma è sul fronte della ricerca farmaceutica che si registrano nuovi passi avanti, con importanti risultati per malattie prive di adeguate risposte terapeutiche. Sono stati scoperti nuovi farmaci che rivoluzionano le cure, come nel caso dell’epatite C. «E ce ne sono altri in arrivo come gli anticorpi monoclonali per combattere tumori e malattie neurodegenerative», ha spiegato il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, nel suo intervento durante la presentazione del Rapporto. L’Italia, infatti, è al primo posto per farmaci per terapie avanzate: tre dei sei farmaci approvati in Europa sono stati sviluppati nel nostro Paese e questo contribuisce a spiegare le crescenti aspettative che gli italiani hanno nei confronti della medicina e delle possibilità di cura. Un trend in negativo, invece, si rileva non solo rispetto alle vaccinazioni dell’età pediatrica ma anche rispetto alle vaccinazioni antinfluenzali: la copertura per la popolazione passa dal 17,9 per cento nel 2010-2011 al 13,9 per cento nel 2015-2016, e per la popolazione di 65 anni e oltre dal 65,9 per cento nella stagione 2010-2011 al 49,9 per cento nel 2015-2016. E se il ricorso alle vaccinazioni in questi ultimi anni si presenta più contenuto, sempre più ampia è l’attenzione che la popolazione femminile attribuisce a esami di screening e controlli preventivi in assenza di sintomi: nel 2013 il 67,4 per cento di donne di 40 anni e oltre dichiara di essersi sottoposta almeno una volta a mammografia, il 73,4 per cento delle donne di 25 anni e oltre a Pap-test. Rimangono comunque accentuate le differenze tra le aree territoriali del Paese, con le donne residenti al Nord Est che vi fanno più ricorso (78,6 per cento per la mammografia e 84,1 per cento per il pap-test) e una quota nettamente più ridotta al Sud e Isole (rispettivamente il 52,1 per cento e 58,4 per cento).

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