Next Generation Health: quali sono le nostre priorità per la sanità del futuro?

Next Generation Health: quali sono le nostre priorità per la sanità del futuro?

Il 2020 ha messo la salute al centro del dibattito politico e delle priorità dei nostri connazionali e di tutto il mondo. Infatti, se da una parte concetti come virus, immunità di gregge, ma anche terapia intensiva e saturimetro, ormai fanno parte delle conversazioni comuni, la pandemia ha avuto un impatto forte sulla percezione della salute nell’orizzonte valoriale degli italiani. Su questi concetti ha indagato Doxa Pharma con “Next Generation Health”, una ricerca sulle priorità degli italiani per la sanità del futuro.

Aspettative di salute e criticità del Ssn

La ricerca, commissionata da Janssen Italia, è stata condotta attraverso questionari online su mille persone a settembre 2020 e mille a novembre 2020. I risultati evidenziano come, già prima dell’emergenza sanitaria, il 66% degli italiani dichiarasse che la salute era la cosa più importante. Nel corso del 2020 questo dato è costantemente cresciuto: a settembre gli italiani che mettevano la salute al primo posto erano il 72%, mentre a novembre sono saliti al 78%. Inoltre, è cresciuta l’attenzione alla salute in generale, con la stragrande maggioranza dei cittadini (l’81%) che è d’accordo nell’affermare che la prevenzione sia la cura migliore.

A fronte di una più complicata accessibilità ai servizi sanitari, la quasi totalità del campione (92%) ha sperimentato la ricezione delle prescrizioni mediche per via telematica, senza peraltro incontrare alcuna difficoltà. Tuttavia, ancora per pochi – circa il 15% – sono cambiate le modalità di consulto con il medico. Allo stesso tempo, però, più di 6 cittadini su 10 esprimono elevata propensione circa il ricorso in futuro a modalità diverse di relazione con i clinici, consapevoli che la visita a distanza comporta dei vantaggi, tra cui il minor tempo perso in attesa della visita (61%), i minori rischi legati alla necessità di uscire di casa (57%) e i minori costi per gli spostamenti e i trasporti (54%).

È noto come l’emergenza Covid-19 abbia messo in luce le criticità del Servizio sanitario nazionale, facendo emergere la necessità di ripensare l’organizzazione dell’offerta sanitaria nel nostro Paese. In questa ottica, i bisogni e le aspettative degli italiani rappresentano un punto di partenza irrinunciabile nel tentativo di disegnare le possibili direttrici di una sanità più moderna, sostenibile e vicina ai cittadini.

La certezza da cui ripartire è prima di tutto la conferma del valore del modello universalistico del Ssn, molto apprezzato da oltre l’86% degli italiani. Dalla ricerca è emerso poi che secondo i cittadini l’area che richiederebbe un intervento immediato è quella relativa alla prenotazione e alla gestione delle visite che proprio durante i mesi del lockdown hanno subito un netto rallentamento.

Tra gli ambiti su cui intervenire per ridisegnare la sanità del futuro, il 92% si dichiara favorevole a presidi territoriali multi-specialistici sul territorio, in modo da evitare di dover sempre ricorrere all’ospedale; il 72% apprezzerebbe la domiciliazione delle terapie, anche se rimane forte il ruolo di presidio territoriale delle farmacie e il conseguente ruolo di consulente di salute svolto dal farmacista.

Allo stesso modo, il 90% degli italiani ritiene che la digitalizzazione delle prescrizioni mediche e in generale il canale digitale siano diventati imprescindibili, soprattutto per l’ambito della diagnostica e per facilitare la relazione medico-paziente, con il 76% che è favorevole a visite mediche da remoto, anche per il futuro, pur in assenza di situazioni complesse come quella che stiamo ancora vivendo.

Sulla richiesta di maggiore uniformità dell’offerta sanitaria, c’è un grande consenso: l’86% degli intervistati ritiene, infatti, che debba essere uguale per tutti perché “abitiamo tutti in Italia”, a prescindere dalla regione di appartenenza.

Infine, dalla ricerca emerge che per un intervistato su due le aziende farmaceutiche sono chiamate a dare il loro contributo non solo in termini di ricerca, produzione e successiva accessibilità dei farmaci, ma in un’ottica più ampia per il funzionamento del sistema, sostenendo e finanziando le strutture, e fornendo sempre più supporto al paziente.

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