Non capita spesso di vedere una presa di posizione congiunta Farmindustria-Egualia, le associazioni che rappresentano l’industria farmaceutica sul versante branded e su quello generici-biosimilari. È capitato in questi giorni in merito alla legge di Bilancio appena presentata dal governo, che si avvia ad affrontare l’iter parlamentare.
«La manovra», recita il comunicato congiunto, «non riconosce il valore degli investimenti e delle produzioni dell’industria farmaceutica nella Nazione, perché non tiene conto dell’aumento esponenziale dei costi di tutte le materie prime. Il settore aveva chiesto un segnale di riduzione degli oneri sulle imprese e si ritrova invece nel testo della legge di bilancio una misura di aumento del margine a favore della distribuzione con la diminuzione di quelli dell’industria».
Cosa è successo? Che nel testo governativo si prevede, nella remunerazione dei farmaci di fascia A, una riduzione della quota di spettanza per le aziende produttrici a favore di quella per la distribuzione intermedia, che passerebbe dal 3% al 3,65% del prezzo al pubblico del farmaco stesso. Il condizionale è d’obbligo, in quanto il passaggio parlamentare è lungo e dagli esiti molto incerti. In sostanza molte cose possono cambiare in questi due mesi che ci separano dalla fine dell’anno, visto che solitamente l’approvazione definitiva della legge di Bilancio avviene a ridosso del 31 dicembre.
Altro motivo di scontento è, per inciso, il mancato rialzo del budget per la spesa ospedaliera, che secondo le due associazioni «resta nettamente sottofinanziata».
Lo sconcerto di Egualia
Da parte sua Egualia è tornata sull’argomento con le dichiarazioni, molto dure, del presidente Stefano Collatina: ««Siamo profondamente sconcertati. A nulla servono gli allarmi ripetuti sull’urgenza di misure che garantiscano sostenibilità al comparto farmaceutico e creino le premesse per contrastare l’inevitabile fenomeno delle carenze. La manovra va in un’altra direzione. Lo abbiamo spiegato stamattina nel corso di un incontro con il Sottosegretario Gemmato: questa è una riduzione dei prezzi ex factory dei nostri farmaci dopo che da tre anni stiamo sperimentando crescenti difficoltà a sostenere industrialmente tutti i farmaci critici per le terapie croniche. Se noi non saremo nelle condizioni di tenere in commercio i farmaci a rimetterci alla fine saranno i cittadini».
In effetti Egualia aveva ribadito in un recentissimo incontro romano il pericolo sostenibilità del settore, tra aumenti dei prezzi di materie prime ed energia e sostanziale ristagno dei prezzi. Al punto che su alcuni farmaci generici di largo utilizzo le aziende produttrici si sono ridotte al lumicino, perché l’attività non è più remunerativa.
«Meno di una settimana fa, alla presentazione del Rapporto annuale di Nomisma sul settore degli equivalenti, le istituzioni hanno riconosciuto l’urgenza di intervenire ed ora ci ritroviamo a parlare di una riduzione del prezzo ex factory. Nessuno mette in dubbio le legittime istanze della distribuzione», prosegue Collatina, «ma non possiamo accettare che tale sostegno arrivi a discapito delle nostre imprese, quelle stesse che continuano a garantire risparmi costanti al Ssn e sono rimaste spesso le uniche fornitrici di farmaci essenziali per le terapie croniche. Sono misure destinate ad incidere nella carne viva delle aziende di farmaci fuori brevetto che già oggi vedono i propri margini ridotti al limite. Di questo passo i distributori si troveranno ad avere sempre meno farmaci da distribuire. Speriamo che la politica riesca a comprenderlo e inverta la rotta».
Tutto vero, tranne forse il riferimento al pieno sostegno delle istituzioni, dal momento che alla presentazione del Rapporto Nomisma il ministro Schillaci, assente, si era limitato a inviare un messaggio di saluto dai toni molto formali.