«Il farmacista di Tik Tok», intervista al nuovo fenomeno social Jonathan Granatieri

«Il farmacista di Tik Tok», intervista al nuovo fenomeno social Jonathan Granatieri

«Ciao a tutti, mi chiamo Jonathan, sono un farmacista di 24 anni e sono un AMANTE DELLA PIZZA». Jonathan Granatieri (nella foto), giovane farmacista del riminese, è il pharmainfluencer emergente. Su TikTok, dove si presenta come il «farmacista di TikTok» ha 119mila follower, su Instagram 120mila. Su Facebook, con 98.600 follower, è invece il «Farmacista di Fiducia». La sua storia però è un po’ diversa da quella della maggior parte dei suoi colleghi pharmainfluencer che dal banco sono approdati ai social. Anzi diciamo che è cominciata al contrario. L’abbiamo intervistato per farcela raccontare.

 

 

Sei sui social prima di diventare farmacista e pharmainfluencer: come hai iniziato?

Ho cominciato nel 2020 su YouTube con la pizza, la mia passione: inventavo ricette, sperimentavo forni, provavo impastatrici, nel frattempo studiavo farmacia. Nel 2022 mi sono laureato, ho iniziato a lavorare in farmacia e poi nel 2023 mi sono detto: proviamo a unire la mia passione per i video e i social con il mio lavoro e vediamo cosa succede. All’epoca io non conoscevo altri pharmainfluencer, nonostante comunque alcuni fossero già in attività. Così ho aperto un account su TikTok per spiegare l’uso di farmaci, offrire consigli sui più comuni disturbi stagionali ma anche raccontare la mia professione, difficoltà comprese. È andata bene e così ho deciso di aprire una pagina anche su IG e su Facebook.

 

Dove trovi le idee per i contenuti video?

Dipende. Sicuramente mi muovo anche seguendo la stagionalità, per esempio ora che siamo in estate affronto argomenti più di tendenza in questo periodo, come le protezioni solari o i rimedi per le scottature. Poi mi occupo di argomenti di attualità, ad esempio quando escono farmaci o prodotti nuovi colgo l’occasione per spiegarli e aiutare le persone a utilizzarli. Un’altra fonte importante di idee sono conversazioni o richieste al banco o nei commenti sui social.

 

Il canale che preferisci rimane TikTok?

In realtà il canale che preferisco è Instagram, perché mi consente di essere più diretto anche grazie alle stories e, nella piattaforma, chi mi segue, il mio pubblico, è più maturo e preparato.

 

In uno dei tuoi videopost mostri quanto guadagna un farmacista al banco. Oggi i social ti permettono di avere un’entrata in più: quello di pharmainfluencer è per te un lavoro a tutti gli effetti?

Oggi posso dire di sì, che è diventata una seconda entrata che si somma al mio reddito da farmacista dipendente. Ci è voluto un po’ di lavoro, perché comunque dietro all’attività suoi social c’è un investimento sia in termini di tempo, sia economico vero e proprio per l’acquisto di fotocamere, luci, microfoni: una spesa non indifferente. Per molto tempo si è trattato di una attività in perdita, perché appunto ho investito tanti soldi del mio stipendio in questo progetto. Ma ora sono contento perché riesco a guadagnare anche dall’attività social.

 

Hai delle collaborazioni attive, come le scegli?

Si, ho delle collaborazioni, alcune campagne sono concluse altre sono in corso. Scelgo le collaborazioni cercando di portare contenuti solo su prodotti in cui credo, e che siano in linea e coerenti con quello che ho raccontato e spiegato fin ad ora sui miei canali.

 

Agcom ha appena pubblicato le nuove Linee guida per l’attività di influencer, cosa ne pensi?

Parlando in generale e per esperienza, avere delle linee guida su come muoversi è sicuramente molto utile. Serve avere dei paletti: al singolo, per evitare di inciampare e per il pubblico per essere tutelato. Non si tratta di qualcosa che limita le nostre possibilità, ma mette delle regole in un settore – quello dei social in generale, compreso YouTube- dove ho visto negli anni veramente di tutto.

 

È complicato conciliare il lavoro sui social con un lavoro da dipendente?

È un punto interessante perché in questi anni, da quando ho aperto i profili, ho sempre lavorato a tempo pieno, quindi rispondo di sì. Nell’ultimo periodo, visto che i social andando bene e mi richiedono più tempo, ho deciso di tagliare un pochino l’orario di lavoro, e da settembre passo ad un part time. Io sono stato fortunato perché nella farmacia in cui lavoro mi hanno sempre appoggiato. Vorrei che passasse il concetto anche ad altri titolari che questa attività è un valore aggiunto anche per la farmacia.

 

Quanto conta oggi che la comunicazione in farmacia passi anche dalla voce di chi ci lavora?

Io ho cominciato per passione, come penso molti colleghi. Se si ha qualcosa da dire, magari in modo diverso dagli altri, ha sempre senso provarci. Diverso è il discorso dei social delle farmacie: oggi ce ne sono tante che si stanno buttando online un po’ per moda, con video improvvisati, e non so quanto questo abbia davvero senso. Altre investono anche cifre importanti nella comunicazione, ma non sono sicuro che ne ricavino un ritorno concreto.
Invece, se un farmacista ha voglia di comunicare e familiarità con i social, vale assolutamente la pena mettersi in gioco: la concorrenza c’è, ma può essere un’opportunità sia per sé, sia per la farmacia in cui lavora. Quando si comincia, però, il guadagno deve essere l’ultima motivazione: se si parte da lì, secondo me non si va lontano.

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