Secondo l’Oms nel 2030 i problemi di salute mentale saranno la prima causa di disabilità nel mondo. Ed è ormai parere comune tra gli addetti ai lavori che la pandemia abbia contribuito ad accentuare un malessere, già ampiamente diffuso, in particolare tra le giovani generazioni, che pagano tuttora i lunghi mesi di confinamento e di interruzione dei rapporti sociali. Di qui la necessità che le campagne di salute pubblica, a livello globale, siano incentrate anche sul malessere psichico, puntando sulla prevenzione e sulla facilità di accesso ai servizi sanitari territoriali.
Questioni su cui si dibatte anche in Spagna, Paese nel quale il Parlamento sta discutendo una normativa finalizzata a promuovere la salute mentale, affrontando di petto il fenomeno del crescente numero di suicidi in questi ultimi anni. In audizione presso il Senato spagnolo anche Jesus Aguilar presidente del Consejo General de Colegios Oficiales de Farmacéutico, la Federazione degli ordini dei farmacisti spagnola. Il suo – riporta la testata on line Diariofarma – è stato un appello a unire le forze e, allo stesso tempo, un invito alle istituzioni perché coinvolgano le farmacie, soprattutto quelle territoriali, nelle campagne di prevenzione incentrate sulla salute mentale.
Una rete assistenziale
Se fossimo in Italia si parlerebbe di “farmacia dei servizi”, che fin dalla sua normativa primigenia includeva l’educazione sanitaria nelle nuove opportunità di supporto alle esigenze di salute dei cittadini. Negli anni non sono mancate le sperimentazioni dello “psicologo in farmacia”, ovvero di una figura professionale cui l’utente poteva accedere periodicamente in uno spazio dedicato nel perimetro della farmacia stessa. Sperimentazioni a dire il vero sporadiche, che non hanno avuto grande sostegno al livello istituzionale, e che oggi sembrano, per così dire, in standby.
«I farmacisti chiedono soltanto», afferma Aguilar, «di essere coinvolti direttamente in questo progetto di rilancio della salute mentale. Potremmo svolgere un ruolo molto importante se integrati nella rete assistenziale». Non solo dichiarazioni di principio ma anche proposte concrete da parte degli Ordini. Per prima cosa vanno incrementate le attività di formazione rivolte ai professionisti della sanità; nel caso specifico quelle indirizzate ai farmacisti dovrebbero essere focalizzate sulla capacità di cogliere i segnali di allerta e di maneggiare le situazioni difficili, di emergenza, quando si ha a che fare con soggetti con disturbo mentale. In secondo luogo, vanno elaborati protocolli nazionali in base ai quali i farmacisti possano rinviare, con tempestività, ai servizi di salute mentale i pazienti a rischio suicidio. Una terza sollecitazione è a includere anche i farmacisti nei team multidisciplinari che, sul territorio, si occupano di salute mentale. Infine, va rafforzato il ruolo della farmacia nel monitoraggio dell’aderenza terapeutica, dal momento che l’abbandono della terapia rappresenta esso stesso un fattore di rischio per quanti sono soggetti a cure di carattere psichiatrico.
Per la verità, ha ricordato Aguilar, il Consejo si è già fatto promotore, a livello locale di alcune iniziative, svolte in collaborazione con le autorità sanitarie, con l’obiettivo «di manifestare al meglio la nostra prossimità nei confronti dei cittadini e la nostra capacità di influire positivamente sui loro stili di vita e sul loro benessere emotivo».
Iniziative variegate, a dire il vero, che hanno avuto luogo nelle regioni di Aragona, Navarra, Murcia, Castiglia.: dalla formazione dei farmacisti alla prevenzione, alla possibilità di affrontare apertamente il tema tabù del rischio suicidio, fino alla lotta allo stigma che tuttora caratterizza, a livello globale, la patologia psichiatrica. Con gravi conseguenze sul piano sociale per i pazienti che ne soffrono.
Ora si tratterebbe di dare a questi progetti estemporanei un quadro normativo nazionale.