Una settimana di pausa dai social può ridurre i sintomi di ansia, depressione e insonnia nei giovani adulti. È il risultato di uno studio pubblicato su JAMA Network Open, condotto su 373 partecipanti attraverso monitoraggio digitale continuo e questionari clinici. La ricerca, firmata da Maddalena Cipriani dell’Università di Bath e da Elombe Calvert negli Stati Uniti, ha osservato un miglioramento del benessere psicologico durante una breve riduzione dell’uso di piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok, Snapchat e X.
La notizia è stata ripresa dalle principali agenzie di stampa italiane, che hanno riportato i dati e le conclusioni emerse dal lavoro scientifico.
Lo studio ha coinvolto giovani adulti con un’età media di 21 anni ed è partito da un’osservazione rilevata già nella fase iniziale: un uso problematico dei social risultava associato a sintomi di ansia, depressione e insonnia. Nelle prime due settimane i partecipanti hanno consentito la raccolta passiva dei dati tramite smartphone ed effettuato autovalutazioni quotidiane sul proprio stato emotivo. La terza settimana ha rappresentato la fase di “detox”, durante la quale a 295 persone – pari al 79% del campione – è stato chiesto di ridurre volontariamente il tempo trascorso sui social.
È in questa fase che gli studiosi hanno registrato il calo dei sintomi. Le percentuali indicate sono del 16,1% per l’ansia, 24,8% per la depressione e 14,5% per l’insonnia, misurate attraverso scale cliniche validate come il GAD-7, il PHQ-9 e l’Insomnia Severity Index. I livelli iniziali, in media minimi o lievi, si sono comunque ridotti in modo statisticamente significativo durante la settimana di astensione. Al contrario, le misurazioni sulla solitudine non hanno mostrato variazioni di rilievo.
Il monitoraggio digitale ha permesso di verificare come la riduzione dell’uso dei social fosse effettiva: il tempo dedicato alle cinque piattaforme ha registrato un calo netto. Altri comportamenti quotidiani, invece, hanno presentato variazioni molto più contenute. Il tempo trascorso a casa e quello complessivo davanti allo schermo sono aumentati solo in misura limitata e non sono emersi cambiamenti sostanziali nei parametri di mobilità o nelle valutazioni ecologiche dell’umore. Questo porta gli autori a ipotizzare che i benefici osservati non dipendano da trasformazioni generali dello stile di vita nel breve periodo, ma dall’interruzione – anche breve – dell’interazione con i social stessi.
I ricercatori segnalano alcuni limiti dell’indagine: la forte presenza di studenti universitari, spesso con sintomi iniziali bassi, limita la generalizzabilità dei risultati a popolazioni cliniche diverse. Inoltre, la scelta volontaria di partecipare alla detox può aver selezionato individui già motivati a modificare il proprio comportamento digitale. Nonostante queste riserve, il lavoro integra dati oggettivi di utilizzo degli smartphone con valutazioni standardizzate sulla salute mentale, un approccio ritenuto più solido rispetto agli studi basati unicamente sulle autovalutazioni.
Gli autori osservano che interventi brevi e guidati, come una settimana di riduzione dell’uso dei social, potrebbero avere un ruolo complementare nelle strategie di promozione della salute mentale nei giovani adulti. La durata degli effetti e l’applicabilità in contesti clinici o educativi più ampi restano però da approfondire.




