Al via l’anno scolastico: ha ancora senso studiare farmacia? Intervista a Vladimiro Grieco, presidente Fenagifar

Al via l’anno scolastico: ha ancora senso studiare farmacia? Intervista a Vladimiro Grieco, presidente Fenagifar

L’anno scolastico e quello accademico sono in partenza in molte Regioni. Chi sceglierà di intraprendere gli studi in farmacia? Gli ultimi dati di AlmaLaurea dicono che i laureati in farmacia sono passati dai 5095 del 2017, ai 4069 del 2024. La disaffezione alla professione è un dato che si rispecchia nella difficoltà di trovare farmacisti collaboratori nelle farmacie territoriali. PharmaRetail ha chiesto a Vladimiro Grieco (nella foto), presidente Fenagifar e segretario dell’Ordine dei Farmacisti di Roma, se alla luce della situazione attuale, ha ancora un valore intraprendere gli studi in farmacia.

 

 

Calo dei laureati e disaffezione alla professione: perché studiare farmacia oggi?
Da una parte posso dire che studiare farmacia non è sicuramente un percorso universitario facile, in cui ce la si cava magari studiando un’oretta al pomeriggio prima di andare in palestra e non molti ragazzi oggi se la sentono di intraprenderlo. Per affrontare questo tipo di studi ci vuole costanza e forza di volontà, pazienza e determinazione; che poi sono dei requisiti essenziali per raggiungere un po’ tutti gli obiettivi nella vita. Dall’altra credo che si faccia un po’ di confusione quando si parla di disaffezione alla professione del farmacista: bisogna fare un distinguo perché la disaffezione certo è evidente, ma riguarda principalmente il lavoro al banco delle farmacie di comunità. Mentre ricordo che la professione apre a moltissimi ambiti del mercato del lavoro: dal farmacista ospedaliero, a quello in azienda e numerosi ruoli, dall’insegnamento nei diversi gradi di istruzione alla ricerca. C’è poi il lavoro all’interno delle Asl, nella distribuzione, ci sono le farmacie militari. Il farmacista può fare il farmacologo, il cosmetologo, il tossicologo forense; o infine, può lavorare all’interno di enti regolatori, come Aifa. È dunque una laurea che apre a tante professionalità ed è facile trovare subito impiego perché la richiesta è alta.

 

Quindi secondo lei la fuga dalla professione non è elevata se si guardano i numeri?
Se guardo alla situazione di Roma, dal 2019 ad oggi il numero di iscrizioni è stabile e in leggera crescita: nel 2019 ci sono stati 249 nuovi iscritti e nel 2020 erano 269. Nel 2021 sono arrivati al 319. Poi nel 2023 sono scesi a 289, ma nel 24 sono risaliti a 309. Nel 2025, a tre mesi dalla chiusura, sono 309. Quindi bisogna fare attenzione ai numeri: sicuramente c’è una fuga dal banco della farmacia, ma non dalla professione di farmacista nelle sue diverse declinazioni.

 

Dal 2017 ad oggi c’è stato però un calo generale dei laureati in farmacia in Italia, secondo i dati AlmaLaurea. A che cosa è dovuto, secondo lei?
Probabilmente la professione del farmacista è vista come meno attrattiva rispetto ad alcuni anni fa quando il lavoro era sicuro e richiedeva meno mansioni e responsabilità rispetto al post-Covid che ha trasformato la farmacia in un luogo di servizi di prima istanza, vaccinazioni, tamponi. Questo va un po’ in parallelo con la disaffezione alla professione che è trasversale in tutto il territorio italiano, ma forse più sentito nelle grandi città.

 

Perché le grandi città?
Perché oltre alla componente salariale – il rinnovo del contratto nazionale è in via di definizione tra le parti sociali – soprattutto nelle grandi città, gli orari di apertura delle farmacie hanno tolto molto agli spazi di vita privata. Come conseguenza della liberalizzazione degli orari ci sono farmacie a Roma che aprono alle 7.30 di mattina e chiudono alle 23.00 e oltre. Sempre a Roma, prima la domenica la farmacia era aperta mezza giornata, ora tutto il giorno. Dal mio punto di vista, la legge Monti sulla liberalizzazione degli orari è uno dei mali più stringenti della nostra professione, a cui va messa mano con urgenza. Trovo che tuttavia la categoria sia pronta a un salto di maturità: piuttosto che continuare a dividersi internamente, in una lotta tra collaboratori e titolari che non fa bene a nessuna delle componenti- è il momento che Fofi, Federfarma, i sindacati di rappresentanza dei collaboratori e tutte le componenti di rappresentanza di categoria si uniscano e portino avanti questa battaglia sulla revisione della legge Monti, per permettere ai farmacisti di riacquistare maggiori spazi e dignità di vita privata.

 

Alla luce della recente riforma, oggi la facoltà è più aderente ai bisogni della professione?
Assolutamente sì. Considero positivamente il percorso che ha portato alla recente riforma del percorso di studi, intrapreso dalla Fofi con il precedente Ministro dell’Università. Sicuramente l’Università nei prossimi anni, dovrà trasformarsi ancora, dato l’evolversi incessante dei bisogni di salute del cittadino e l’evoluzione del nostro ruolo -spero ed auspico- verso una professione sempre più clinica, performante dal punto di vista comunicativo e centrata sui temi della nutrizione, della digitalizzazione, della presa in carico dei pazienti e del management.

 

Fenagifar ha dei progetti dedicati a studenti o neolaureati?
Fenagifar nasce come ponte tra università e mondo del lavoro e da sempre pone grande attenzione alla formazione, agli studenti e ai neolaureati, per favorire la crescita professionale dei giovani farmacisti. Per questo motivo negli ultimi anni sono stati avviati da noi numerosi progetti pensati per accompagnare i colleghi in modo concreto in questo passaggio con formazione specifica. Abbiamo prima di tutto percorsi di preparazione all’esame di Stato organizzati su tutto il territorio italiano: un passaggio fondamentale per l’avvio alla carriera professionale. È stato recentemente attivato un corso di preparazione alla farmacia ospedaliera che ha avuto un grandissimo successo già dalla prima edizione. Poi sono stati avviati, insieme a aziende del settore, numerosi percorsi di alta formazione in ambiti strategici per la nostra professione: programmi dedicati alla fitoterapia, alla cosmetica, alla gestione manageriale, al counseling, con l’obiettivo di integrare le conoscenze acquisite durante il percorso universitario, di offrire strumenti concreti per affrontare le sfide quotidiane di una professione che evolve. Le iniziative pensate e costruite su misura per i nostri soci vogliono garantire un aggiornamento continuo e costante in linea con l’evoluzione del settore e con le esigenze di un farmacista che deve essere sempre più moderno. La formazione rappresenta per Fenagifar non solo un dovere, ma un investimento per il futuro della professione e per la crescita professionale dei giovani colleghi.

 

Per finire: un invito a chi deve ancora scegliere la facoltà?
L’invito è quello di iscriversi a Farmacia, perché vi apre mille strade professionali. Se vi interessa la salute delle persone, se vi piace essere a contatto col pubblico e lavorare con un settore che si innova ed evolve costantemente, farmacia è la scelta giusta. È un percorso impegnativo ma non arrendetevi al pessimismo che aleggia un po’ sulla nostra categoria ultimamente perché è una professione viva, dinamica, con tantissime possibilità lavorative.

 

…e un augurio a chi a breve comincerà il primo anno?
L’invito che faccio ai ragazzi che entreranno in questi giorni nelle aule di Farmacia è quello di cercare di creare, fin dai primi anni, una comunità di colleghi. Di dedicarvi ai colleghi così da costruire insieme un futuro ancora più bello per la nostra categoria. Auguro un buon anno di studio a tutti voi futuri farmacisti.

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