Boom degli animali domestici tra i megatrends del 2020

Boom degli animali domestici tra i megatrends del 2020

A un anno dall’introduzione della Rev, i farmacisti lamentano diversi problemi nel settore del pet-care: i veterinari fanno concorrenza sul farmaco e si affermano sempre più le catene di negozi specializzati che vendono anche parafarmaco.

Però il settore è in crescita ed è interessante studiarne gli sviluppi. Infatti, l’aumento del numero di animali da compagnia viene annoverato tra i megatrend del 2020, dall’Italian institute for the future (Iif), organizzazione no-profit che si ispira alla tradizione dei centri di futures studies diffusi in diversi Paesi del mondo.

Pet economy nel mondo: un mercato da 130 miliardi di dollari

Secondo quanto riportato dall’Iif, i megatrend sono tendenze di vasta portata, che coinvolgono diversi settori (tecnologici, economici, sociali, demografici) e una vasta parte del mondo; tendenze di lungo periodo, che emergono e si sviluppano nel corso di decenni, diversamente dai normali trend che durano pochi anni o spesso anche solo pochi mesi. Tra quelli del nuovo anno, nella pubblicazione Long-Term Megatrends 2020, troviamo “Il boom degli animali da compagnia”.

Sono passati almeno ventimila anni da quando è stato addomesticato il cane, e circa diecimila da quando il gatto è diventato domestico, ma secondo quanto riportato dall’Iif, «solo negli ultimi decenni gli animali da compagnia sono diventati una norma in Occidente, e solo da pochi anni la tendenza si è così diffusa da generare un mercato con cifre da capogiro, noto sotto il termine di pet economy». In Europa, l’Italia traina il continente con «sessanta milioni di animali domestici diffusi in circa il 50% dei nuclei familiari; negli Stati Uniti la percentuale sale al 68%, e persino in Asia la tendenza sta prendendo prepotentemente piede. In Corea del Sud, dove ancora poco più di un anno fa durante i giochi olimpici invernali era possibile ordinare carne di cane in alcuni ristoranti, agli inizi del 2019 il sindaco di Seoul ha promesso la messa al bando delle macellerie che trattano carne canina; in Cina circa 74 milioni di abitanti possiedono oggi un animale domestico».

Interessante, per comprendere come la tendenza sia destinata a crescere è il dato generazionale: tra i baby boomers i possessori di animali sono solo il 32%,  percentuale che quasi raddoppia (62%) fra i più giovani. Si legge nel documento: «un sondaggio del 2015 negli Usa ha rilevato che il 95% degli americani considera gli animali membri della famiglia a tutti gli effetti. Questo spiega soprattutto la crescita continua della pet economy. Fino a qualche decennio fa, gli animali domestici non erano oggetto di cure particolari: i cani erano per esempio alimentati abitualmente con avanzi di cibo, attitudine ancora diffusa nei Paesi a reddito più basso».

Oggi nel mondo il mercato dei prodotti per gli animali domestici vale intorno ai 130 miliardi di dollari e le stime dicono che raggiungerà i 200 miliardi nel 2025. Negli Stati Uniti la pet economy ha raggiunto un fatturato di 75 miliardi di dollari, con una crescita annua stabile al 5% negli ultimi due decenni.

In Italia solo per il cibo si spendono poco più di due miliardi di euro, più o meno equamente distribuiti tra cibo per cani e per gatti, con una crescita annua nell’ultimo quinquennio intorno al 3,5% in media: «Aumentano di conseguenza gli investimenti nella ricerca dell’alimentazione animale, per andare incontro alle esigenze dei proprietari per mangimi di qualità nutrizionale superiore. Non solo: negli ultimi anni sono nati diversi fondi di investimento esclusivamente dedicati ai titoli azionari di società operanti nel settore degli animali da compagnia e da allevamento» e persino compagnie di assicurazioni nel ramo animali.

«La propensione a prendersi cura degli animali domestici è strettamente legata alla disponibilità di reddito», conclude il documento. «È stato osservato che emerge a partire da una soglia di circa 5.000 dollari annui e cresce con l’aumentare del reddito in quantità e qualità. Le persone più abbienti sono più portate a considerare i propri animali parte della famiglia, anche in considerazione delle maggiori spese che affrontano per garantire il loro benessere».

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