Carenze, la toppa preoccupa quanto la falla

Nel d.lgs sulle contraffazioni,inserito anche un pacchetto di misure contro le irreperibilità. Ma gli interventi non piacciono ai distributori che temono perturbazioni nei rapporti commerciali con le farmacie

Carenze, la toppa preoccupa quanto la falla

Doveva mettere un freno alle irreperibilità nella filiera del farmaco, rischia invece di accrescere la conflittualità tra produttori, distributori e farmacie il pacchetto di misure anti-carenze approvato venerdì dal Governo con il decreto su contraffazioni e on line. Nel testo finale infatti compaiono alcune importanti novità rispetto alle prime versioni, frutto di integrazioni apportate dal Governo dopo i pareri di rito delle Commissioni parlamentari. Per cominciare, il decreto rafforza gli obblighi di servizio pubblico gravanti sui grossisti (articolo 1, comma 1 lettera s, del d.lgs 219/2006) con l’avvertenza che «non possono essere sottratti alla distribuzione e alla vendita sul territorio nazionale i medicinali per i quali sono stati adottati specifici provvedimenti al fine di prevenire o limitare stati di carenza o indisponibilità, anche temporanee». I provvedimenti citati nel passaggio sono le liste che l’Aifa aggiornerà periodicamente per elencare i farmaci interessati da irreperibilità, sui quali quindi scatterà di fatto una sorta di divieto all’esportazione (che il decreto si guarda bene dal chiamare con il giusto nome per non incorrere negli strali dell’Unione europea). Offre invece un riparo ai grossisti un’altra integrazione (sempre allo stesso comma), nella quale si condizionano i doveri di servizio pubblico alla regolarità delle forniture dall’industria. E’ un passaggio che i distributori sono riusciti a far aggiungere per evitare di dover rispondere anche dei contingentamenti delle aziende produttrici, ma l’effetto è quello di annacquare l’efficacia degli interventi: già oggi produttori e distributori si rimpallano la responsabilità delle carenze, con i primi che accusano i secondi di esportare e i secondi che accusano i primi di contingentare, il decreto legislativo rischia soltanto di lasciare irrisolto lo scaricabarile.

Ma le perplessità maggiori arrivano da un passaggio: sempre all’articolo 105 del 219/2006, il decreto sulle contraffazioni aggiungi tre commi che impongono al farmacista di «segnalare alla Regione il farmaco non reperibile nella rete di distribuzione nonché il grossista cui ha avanzato la richiesta»; la Regione, a sua volta, provvederà a disporre verifiche per accertare eventuali violazioni dell’obbligo di servizio pubblico (con sanzioni che in caso di reiterazioni possono arrivare alla revoca dell’autorizzazione). Si tratta di una novità che preoccupa soprattutto i grossisti. Il timore, infatti, è che questa sorta di invito alla “delazione” possa diventare nelle mani delle farmacie un’arma di ritorsione: in una fase in cui diverse aziende della distribuzione stanno cominciando a chiedere ai loro clienti un fee for service sulle consegne aggiuntive oppure tetti minimi sugli ordinativi (allo scopo di recuperare marginalità sul farmaco, dove ormai sono tutti in perdita), lo strumento della segnalazione rischia di prestarsi a usi inappropriati rispetto agli obiettivi che si pone. Non a caso, Adf ha affermato a chiare lettere che il provvedimento potrebbe addirittura diventare un elemento di perturbazione dei normali rapporti commerciali tra distributori e farmacie: «Potrebbe addirittura verificarsi il caso» ha detto a Filodiretto (la newsletter di Federfarma) Aldo Pesenti, presidente di Adf «di una farmacia attiva nelle esportazioni parallele che denuncia un grossista vittima di contingentamenti da parte del produttore. E comunque, ribadisco che l’export non è il core business dei nostri associati». Più diplomatico ma guardingo l’atteggiamento di Federfarma Servizi: «Le cooperative dei farmacisti» ha commentato il presidente, Antonello Mirone «non hanno difficoltà ad accettare queste misure, a patto però che vengano applicate a tutti i soggetti che fanno esportazione, non soltanto al comparto intermedio». Si misurerà sul campo quanto siano fondati i timori del comparto

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