Negli Usa sembra già un successo, in Europa non ha ancora messo piede perché mancano gli accordi con le banche ma c’è molta attesa. Stiamo parlando di Apple Pay, il nuovo servizio di pagamento via smartphone messo a punto dall’azienza che produce iPhone e iPad. Lanciato negli Stati Uniti soltanto un mese fa, il sistema è già stato adottato da alcune tra le più importanti catene americane: per cominciare Walgreens (il colosso della distribuzione farmaceutica che ha recentemente acquisito Alliance Boots), quindi Bloomingdale’s, Chevron e Texaco, Disney Store, Foot Locker, McDonald’s, Nike, Subway e Toys“R”Us.
Tecnicamente, Apple Pay si colloca tra i servizi di pagamento in moneta elettronica “contactless”, che non richiedono cioè la strisciata nel lettore Pos. Il funzionamento è semplice: il possessore dell’iPhone non deve far altro che registrare in una particolare app del telefonino (chiamata Passbook) i dati della o delle sue carte di credito; quindi, sfruttando un’altra delle applicazioni di iPhone, il lettore Touch ID, salva nell’apparecchio la propria impronta digitale. Il resto lo fa la tecnologia: quando si paga alla cassa basta avvicinare l’iPhone al terminale, Passbook trasmette i dati della carta di credito (con protocollo crittografato, ovviamente) e una “ditata” sul lettore Touch ID conferma l’identità del cliente e autorizza il pagamento. Quanto alle commissioni, negli Usa Apple intasca una percentuale sulle transazioni dalle banche e dai circuiti di pagamento, che comunque hanno aderito senza problemi al servizio (Visa, Mastercard e American Express).
Ovviamente il sistema richiede la presenza di alcune infrastrutture: innanzitutto il negozio dev’essere fornito di sistema Nfc (Near field communication, in pratica un wireless a cortissimo raggio) e attualmente in Europa c’è soltanto la Gran Bretagna che può vantare una massiccia diffusione di tali lettori. In secondo luogo, Apple Pay può essere usato soltanto sugli iPhone 6 e 6plus, ossia l’ultima generazione degli smartphone con la mela, qui da noi lanciata solo di recente. Ciò nonostante, l’interesse per il sistema e per le strategie commerciali di Apple è forte anche da questa parte dell’Atlantico. Visa Europe ha confermato nelle settimane scorse che sta già lavorando con l’azienda americana per portare il servizio anche nei Paesi del Vecchio Continente. E Mastercard ha annunciato che entro il 2020 i pagamenti contactless saranno lo standard di riferimento presso gli esercenti abilitati sui circuiti Mastercard e Maestro in tutta Europa.
Il mercato, anzi, pare così interessante che si è già scatentata la competizione. Secondo fonti giornalistiche, alcune banche europee starebbero lavorando a sistemi contacless alternativi ad Apple Pay e funzionanti anche su altre marche di smartphone, mentre negli Usa diverse catene “ribelli” (tra le quali Cvs, altra nota insegna di drugstores, e Walmart) hanno escluso Apple Pay dai loro wireless Nfc con l’obiettivo di presentare a breve un proprio servizio.
E in Italia? Con il 115% dei telefonini in circolazione (più di uno per abitante, cioè) Apple Pay e i sistemi di pagamento contactless potrebbero diventare per molti esperti la leva con cui fare finalmente decollare nel nostro Paese la moneta elettronica. E raffreddare l’amore degli italiani per il contante. Non solo: un allargamento delle utenze potrebbe anche favorire il calmieramento dei costi a carico di professionisti e dettaglianti, un altro dei motivi che finora hanno frenato l’uso delle carte di credito. E’ un tema di estrema attualità visto che dal primo luglio scorso – come prevede un decreto ministeriale del gennaio precedente – gli operatori sono tenuti ad accettare pagamenti con bancomat o altra carta di debito ogni volta che il cliente lo richiede, a patto che l’importo complessivo superi i 30 euro.
Carte di credito, Apple Pay anima il mercato
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