Ottanta candeline. Sono quelle spente il 30 novembre a Brescia, nella festa organizzata dalla Cef per celebrare l’ottantesimo compleanno della cooperativa. Una lunga storia che il presidente dell’azienda, Vittorino Losio, ha riassunto prendendo a prestito lo slogan di una pubblicità tv: solo chi ha un grande passato ha un grande futuro. Nel caso della Cef, per giro d’affari il quarto operatore nazionale della distribuzione intermedia e il primo tra le cooperative di farmacisti, conta anche il presente: che in cifre significa più di mille farmacie socie (comprese quelle ereditate dall’incorporamento della pisana Cofapi, scattato dal 1 dicembre, ed escluse quelle della pugliese Farpas, che confluirà in Cef soltanto dall’anno nuovo), 33mila metri quadri di magazzini, 45mila referenze trattate, utili 2013 pari a 4 milioni di euro.
Dai numeri le ambizioni di cui la cooperativa ha fatto sfoggio nei festeggiamenti di domenica: «Vogliamo proporci come un polo distributivo di livello nazionale» ha detto Losio nel suo “passionale” intervento «e per questo abbiamo già fatto investimenti per oltre 70 milioni di euro.
La fusione con Cofapi e Farpas allarga i nostri orizzonti e ci consentirà economie di scala, ma non manderemo a casa nessuno perché dietro a ogni lavoratore c’è una famiglia e i farmacisti sanno meglio di altri che cosa significa la famiglia». Piuttosto, le ambizioni “nazionali” della Cef dovranno anche passare da un cambiamento di sensibilità delle farmacie. «Quando un titolare seleziona il grossista cui appoggiarsi» ha detto ancora Losio «determina le sorti della filiera: chi sceglie soltanto sulla base di uno “zero virgola” in più vuole che si faccia tutti la fine della Norvegia, dove l’80% delle farmacie è in mano a due o tre multinazionali». Per il presidente della Cef, in sostanza, puntare su una cooperativa forte significa assicurare alla farmacia italiana un solido futuro: «Quando nel 2010 vennero riformulati i margini di spettanza» ha ricordato «le società della distribuzione chiesero che il 30,35% fosse soltanto lo sconto massimo praticabile alle farmacie. Le cooperative si opposero ed è grazie a loro che oggi i titolari non sono alla mercé di chi ha interessi diversi dalla professione». In altri termini, «i titolari devono mantenere una solida presenza nella distribuzione intermedia, altrimenti diventano preponderanti le logiche che appartengono al capitale. Il modello cooperativo è il più vicino allo spirito professionale della farmacia, perché tutti i soci sono uguali e gli utili vengono ridistribuiti a fine anno».
Riflessioni analoghe sono giunte da Franco Falorni, docente di Economia d’impresa alla facoltà di Farmacia dell’università di Pisa: «Non c’è sostenibilità economica se non c’è sostenibilità sociale» ha detto «perché la farmacia non appartiene alla logica dell’io ma a quella del noi, è senz’altro impresa ma è anche risorsa sociale, spazio di tutela per un’intera comunità. La cooperativa, nel momento in cui è per le farmacie strumento di crescita culturale, obbedisce alla stessa logica».
Molti gli ospiti presenti all’evento per portare alla cooperativa i propri auguri. «La storia della Cef» ha osservato per esempio la presidente nazionale di Federfarma, Annarosa Racca «è la testimonianza che in Italia c’è il servizio farmaceutico migliore al mondo. Lo è perché si regge su un sistema di regole che continueremo a difendere, com’è accaduto con quell’emendamento al ddl Stabilità che abroga la norma su età pensionabile e direzione della farmacia». Ha invece ricordato i principi fondanti del cooperativismo Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi: «La farmacia è forte solo se dietro ha una cooperativa a sostenerla. Alle farmacie chiediamo fedeltà perché soltanto insieme si possono affrontare le sfide in corso». «Lo scenario sta cambiando radicalmente» ha osservato dal canto suo Cesare Guidi, presidente di Federfarma.co «ci saranno altre concentrazioni nel comparto intermedio e le cooperative dovranno imparare a stringersi in un contesto nuovo». «Le cooperative possono fare molto per la professione» ha detto Andrea Mandelli, presidente della Fofi «e la professione è oggi il valore aggiunto che consente alle farmacie di fare la differenza». (AS)