Una ricetta Ssn dal valore in costante discesa e una fustella sempre meno “ricca” non necessariamente impongono alla farmacia un futuro di grigiore e ristrettezze. Gli spazi per continuare a crescere ci sono, a patto però che le scelte gestionali e d’impresa siano quelle giuste. E’ uno dei messaggi che arrivano dal convegno organizzato sabato 7 marzo da Federfarma Palermo nel capoluogo siciliano. Dedicato alla sostenibilità del servizio farmaceutico, l’evento ha visto avvicendarsi sul palco commercialisti ed esperti della farmacia, che hanno snocciolato cifre e proposto stime. Tra costoro Giampietro Brunello, presidente della Sose (la società per gli studi di settore costituita da ministero delle Finanze e Banca d’Italia), che nel suo intervento ha offerto una fotografia aggiornata dello stato in cui versano le farmacie italiane: sono circa quattromila, ha detto in sintesi Brunello, le imprese dalla croce verde che nel 2012 mostravano condizioni finanziarie critiche, e 372 quelle già in default a causa della loro esposizione. E’ un gruppo, quest’ultimo, in crescita lenta ma costante (erano 365 nel 2011 e 307 nel 2010) e chi ne fa parte denuncia una carenza di liquidità marcata (-15mila euro nel 2012) che viene contrastata con un alleggerimento del debito bancario (a sua volta ottenuto con un allungamento dei tempi di pagamenti ai fornitori, vedi tabella).
Ma nell’eterogenea mappa della farmacia si distinguono anche le imprese che invece riescono a crescere nonostante la crisi. Perché hanno saputo fare scelte oculate e interventi gestionali mirati. Per “scovarle” Brunello ha messo insieme gli esercizi che nel biennio 2011-2012 hanno mostrato aumenti di fatturato di almeno il 5%, poi ha selezionato da questo gruppo soltanto le farmacie che si sono distinte per un reddito d’impresa superiore alla mediana. In totale fanno 362 farmacie, l’altra faccia del pianeta farmacia rispetto alle 372 impantanate nei debiti e nella carenza di liquidità. Anzi, a essere sinceri è proprio un altro mondo. In un triennio infatti (dal 2010 al 2012) queste farmacie hanno messo a segno un aumento dei ricavi del 13,2%, grazie innanzitutto a un consistente ridimensionamento della loro quota di mercato proveniente dal Ssn (-6% dcr e ticket, dal 65,81% del totale mercato al 63,86%). Non sono state adottate misure draconiane sul personale (anzi, il costo del lavoro aumenta leggermente, dello 0,6%) ma si è lavorato sulla produttività per addetto; sono stati effettuati investimenti per il rinnovo o l’espansione del punto vendita (il valore dei beni strumentali è cresciuto di più di 26mila euro) e soprattutto si è intervenuto sulla gestione dei flussi di cassa, con un accorciamento della durata media dei debiti di 9 giorni e la contrazione dello stock dei debiti verso le banche (grazie anche a un aumento dei debiti a breve). Il tutto senza appesantire il conto economico, tanto che gli interessi passivi e gli altri oneri finanziari diminuiscono l’incidenza sui ricavi, anche se di poco.
La vera differenza tra questo gruppetto di “fuggitivi” e la media delle farmacie italiane arriva però dalle scelte commerciali e dal mix dell’offerta. Come dimostrano i dati di Sose (vedi tabella accanto), chi va meglio ha ridimensionato progressivamente l’incidenza del mercato Ssn (quasi due punti percentuali) per accrescere invece quella di parafarmaco, integratori, dermocosmesi, dietetici. «In generale» ha detto Brunello «il mix di offerta si riposiziona dando maggiore enfasi all’area extrafarmaco».
Crisi, vince chi rimixa e taglia il debito
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