Dilazioni, i grossisti tagliano a 90 giorni

Crisi e aumenti degli insoluti spingono cooperative e società della distribuzione a ridurre i tempi di pagamento. Si irrigidiscono anche le reazioni nei confronti di chi non rispetta le scadenze

Dilazioni, i grossisti tagliano a 90 giorni

Dilazioni di pagamento che ormai non superano i 90 giorni anziché i 120-180 di un tempo. E piglio deciso nei confronti di chi non rispetta le scadenze di pagamento. La crisi corrode sempre più in profondità le dinamiche consolidate della filiera farmaceutica e ridisegna i rapporti tra distribuzione intermedia e finale. E così, se fino a poco tempo fa i grossisti del farmaco scaricavano gran parte della competizione interna sulle condizioni di pagamento praticate alle farmacie, oggi la tendenza di tutte le aziende – cooperative o società d’impresa – è quella di riportare le dilazioni su valori più vicini a quello che effettivamente il mercato consente: tre mesi, non di più. «Lo stanno facendo tutti» conferma Augusto Luciani, presidente di Federfarma Umbria e consigliere di Federfarma Servizi, l’associazione delle cooperative dei farmacisti «è una linea obbligata a fronte del crescente rischio di insolvenza delle farmacie, di cui i grossisti devono tenere conto. La finanza non consente più i giochi di un tempo e l’accesso al credito bancario è sempre più difficile, non si può fare altrimenti». Conferme anche in Adf, dove si ricorda che i distributori stanno tra l’incudine e il martello: le aziende produttrici, infatti, non concedono mai più di 30 giorni e con il d.lsg 192/2012 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali ormai in vigore, non si può più sgarrare. E che le esposizioni finanziarie cui erano abituati fino a ieri i grossisti non sono più sopportabili.
Risultato, non solo si riducono i tempi di pagamento ma si fanno anche meno elastiche le risposte dei grossisti agli insoluti delle farmacie: prima si tendeva a chiudere un occhio, oggi si parte subito con piani di rientro e ristrutturazioni del debito e se il titolare non si dà una regolata il secondo step è già quello dell’ingiunzione di pagamento. E dell’interruzione delle forniture. «Nella mia cooperativa gli atti ingiuntivi avviati ammontano a circa l’1% delle farmacie servite» continua Luciani «con un altro 10% invece abbiamo concordato piani di rientro con la spalmatura del debito. Ecco, forse è qui che ancora si registra una differenza tra cooperative e società della distribuzione: noi pratichiamo tassi d’interesse solitamente migliori per il farmacista».
Si conferma dunque lo scenario che Pharmaretail aveva già tratteggiato nei primi numeri di quest’anno: il canale farmacia sta attraversano un momento di incertezza finanziaria che va superato con un radicale ripensamento del governo delle imprese. Gli ultimi dati che circolano in Federfarma Servizi parlano di insoluti per circa 100 milioni di euro, mentre in Adf non si fanno numeri ma informalmente si ammette che la cifra potrebbe anche essere maggiore. «Anche la farmacia ha bisogno di fare la sua spending review» conclude Luciani «passando innanzitutto da un ridimensionamento dei suoi costi interni». Tagliare per ripartire.

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