Il futuro della farmacia è nell’aggregazione

I fatturati di fascia A arretrano, il cliente insegue il giusto mix qualità/prezzo, l'erogazione di servizi richiede investimenti . Per la farmacia è ora di chiedersi se ha ancora senso restare "micro-impresa"

Il futuro della farmacia è nell’aggregazione

Genericazioni e politiche di contenimento della spesa farmaceutica pubblica (attuate anche con l’emarginazione del territorio dai farmaci innovativi) obbligano il mondo della farmacia a confrontarsi con alcuni dilemmi: nei prossimi anni di quanto si ridurrà il valore delle vendite della farmacia media Italiana? come si modificherà il margine assoluto realizzabile? con i problemi di finanza pubblica che abbiamo, come cambierà la “remunerazione”? i servizi alla salute che la farmacia può erogare compenseranno la perdita di valore di vendite e del margini commerciali?
Ragionando su un futuro ormai alle porte, viene da chiedersi se l’attuale dimensione media dell’azienda farmacia (una micro-impresa, secondo i parametri ufficiali:) sia appropriata per affrontare i nuovi scenari. In una congiuntura come l’attuale il cliente, i cui interessi devono restare centrali, aspira certamente a un sistema distributivo del farmaco che valorizzi il rapporto qualità/prezzo.

Dove per “qualità” si intende vicinanza e comodità del punto vendita, tempi di attesa, completezza dell’offerta, competenza e disponibilità del personale, e per “prezzo” il minor esborso possibile.

Per la farmacia, che rimane un’azienda commerciale, il prezzo deve coprire il costo dei prodotti, remunerare il lavoro professionale del titolare e il capitale impiegato. Il costo di ciascun prodotto quindi è dato dalla somma:
a) dei costi variabili unitari (costi che aumentano o diminuiscono al crescere o al diminuire le vendite);
b) della ripartizione dei costi fissi (costi che non variano con il variare del volume dei ricavi) sulle singole unità vendute.

L’incidenza dei costi fissi cala al crescere delle vendite e questo effetto si esprime col termine “economia di scala”. Ebbene, è ormai interesse di tutti avere a che fare con un’azienda farmacia più grande, che sia in grado di:
– essere più patrimonializzata (più capitale proprio, meno debiti);
– avere più peso contrattuale per contenere l’incidenza dei costi variabili;
– ripartire i costi fissi su maggiori volumi ricavi.
Stiamo parlando di processi che in altri comparti del commercio e dei servizi hanno attecchito da tempo e producono frutti. Bisogna quindi che il “sistema farmacia” venga dotato di normative e strumenti giuridici che favoriscano l’aggregazione e la crescita dimensionale. Aggregazione che non deve intendersi come concentrazione della distribuzione in “megastrutture”, ma come una pluralità di punti vendita che coprano adeguatamente il territorio e che rappresentino la rete commerciale di una singola società di capitali.
Il”sistema farmacia” può arroccarsi sulla difesa dello status quo, oppure essere attivo nel promuovere e gestire un cambio delle regole che tenga conto dei mutati scenari e vada incontro alle esigenze dei cittadini. E non ultimo, tuteli e valorizzi il ruolo professionale e la remunerazione del farmacista.

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