Il punto vendita come media

Il punto vendita come media

Il punto vendita più che un media sta diventando un ipermedia secondo Fabrizio Valente, Founder partner di Kiki Lab, società di consulenza specializzata nel retail: l’esplosione delle potenzialità comunicative in quest’ambito è enorme e non tutte sono positive. La grande sfida è essere efficaci mantenendo un giusto equilibrio nella comunicazione. Al workshop “Il punto vendita come media; opportunità e strategie di field marketing”, organizzato da Retail Now, Valente ha spiegato che se le regole di ieri (buon coordinamento e team) valgono sempre, tutto è diventato più complicato: «C’è una selezione molto più forte nel mercato, tanti negozi chiudono, addirittura falliscono le farmacie! Se però si è bravi si può correre più di prima, sfruttando la corrente: chi chiude l’attività lascia clienti sul mercato». Valente ha poi elencato le principali tendenze all’innovazione nel retail, emerse dall’indagine condotta da Ebeltoft Group in oltre 30 Paesi. Sicuramente cresce la multisensorialità, basti pensare a Starbucks che continua a innovare le formule, come quella Reserve roastery &Tasting room, con la torrefazione interna, miscele top, ambienti caldi e raffinati, aree degustazione. Seconda tendenza? I sogni accessibili: Valente ha portato a esempio La fabrique de lunettes, negozio che vende soltanto montature anni ’50, in cui tutta l’ambientazione ricorda quel periodo e il 13 per cento del fatturato è dato dal noleggio degli occhiali. Poi personalizzazione, tema molto forte nel retail, con l’evoluzione delle tecnologie, basti pensare alle cover ma non solo. Muji flagship ha il reparto Muji yourself in cui è possibile personalizzare i prodotti. Quarta tendenza quella del “negozio etico”: «Da Treehouse, negozio di brico sostenibile, ogni prodotto dell’assortimento ha un’etichetta in cui si giudica l’impatto sulla società e sull’ambiente, la bontà del prodotto, la corporate responsability eccetera», ha spiegato Valente. Poi la tecnologia: «Possiamo trovare innovazione nel mercato di ogni Paese, noi in Orange concept store in Romania abbiamo visto un negozio di telefonia che sembra una casa e totalmente concept paperless, privo di carta». Il retail del futuro integra infatti canale fisico e canale digitale, tutti gli operatori del retail on line stanno aprendo negozi. E in quelli di abbigliamento ci sono camerini digitali in cui si suggerisce il cross selling e si può pagare addirittura lì perché nel percorso dal camerino alla cassa il cliente ci può ripensare. E dunque cross canalità, come nello show room digitale di arredo e design a prezzi accessibili in cui si compra on line con recapito a casa o in negozio. C’è addirittura la possibilità di stampare in 3D il modellino del prodotto visionato.

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