Imballi a basso impatto in ottica Agenda 2030

Imballi a basso impatto in ottica Agenda 2030

Tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 individuati dall’Onu, il numero 12 si propone di «garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo». Il packaging dei prodotti di oggi e soprattutto del prossimo futuro, deve necessariamente tenere conto di questo obiettivo. Infatti, se da una parte l’imballaggio ha funzioni fondamentali, quali la conservazione, il trasporto, questo deve garantire di avere un basso impatto ambientale, evitando di generare rifiuti non riciclabili.

I nuovi packaging green di Unifarco

Lo sviluppo sostenibile richiede di minimizzare l’impiego di risorse naturali, i materiali tossici usati, i rifiuti e gli inquinanti generati lungo l’intero processo di produzione e di consumo. L’unico modo per stabilire con certezza quale tecnologia sia più ecologica di un’altra è l’analisi del ciclo di vita di un prodotto (LCA, Life Cycle Assestment) che punta a stabilire la quantità di risorse consumate e la quantità di elementi chimici dannosi prodotti durante l’arco di vita di un prodotto. Il packaging design è un importante termometro della sostenibilità ambientale del prodotto e l’analisi degli imballaggi sul mercato parla chiaro della crescita economica, evoluzione tecnica, tutela dell’ambiente e il rispetto dei principi di equità sociale di un Paese.

In questa direzione sembra andare Unifarco, azienda bellunese fondata e formata da farmacisti, con due diversi progetti. Il primo è un nuovo contenitore per prodotti skincare, innovativo e sostenibile, di cui è appena stato depositato il brevetto, che cambia l’idea del cosmetico e del suo relativo impiego: un richiamo alla sac a poche ’, strumento notoriamente utilizzato in pasticceria. In pratica l’Eco Piping Bags, questo il nome dell’imballaggio, è costituto da un’anima in biopolimero compostabile avvolta da una speciale carta PAPTIC® TRINGA, molto gradevole al tatto e naturalmente ergonomica; l’erogazione del prodotto avviene grazie ad un tappo biodegradabile compostabile realizzato con stampante 3D. L’imballo secondario è costituito da un cartoncino certificato FSC che fornisce stabilità strutturale al packaging primario e ne agevola l’esposizione a scaffale.

Questo nuovo pack riduce drasticamente la possibile contaminazione – evitando il contatto diretto del dito con il prodotto nel contenitore (per esempio un vasetto) e agisce contro lo spreco di prodotto: il suo design, infatti, facilita il totale svuotamento. È stato finalista all’Oscar dell’imballaggio 2020 e sviluppato in collaborazione con Unired, spin off nato dalla collaborazione tra Unifarco e l’Università di Padova.

Il secondo progetto è la sostituzione dei contenitori in plastica per la linea detergenza e quella haircare: i nuovi contenitori sono in plastica 100% riciclata. Un progetto concreto di studio in ecodesgin che ha permesso di risparmiare un’emissione annua sul mercato italiano di 11.000 kg di plastica vergine, contribuendo quindi alla tutela dell’ambiente. Non solo: uno studio specifico sul prodotto realizzato attraverso il modello della PEF (Product Environment Footprint), standard creato dell’Unione Europea, ha messo a confronto il packaging originario, realizzato in plastica vergine, e il nuovo flacone in RPET (35gr) con tappo PP vergine (3,9gr vs i 14,3gr precedenti), rilevando una riduzione dell’impatto ambientale del 44%.

«Questi progetti testimoniano il nostro impegno in un modello virtuoso e sostenibile, grazie ad un approccio pragmatico a un problema complesso come il riciclo del packaging: non esistono soluzioni univoche, ma è bene affidarsi caso per caso a risposte calibrate», spiega Stefano Francescato Research & Development Manager di Unifarco. «In questi due progetti, per esempio, sono stati adottati due prodotti differenti, l’rPET e le plastiche bio-based, combinate a uno studio di ecodesign che ha permesso di ridurre gli impatti ambientali di questi particolari contenitori plastici».

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