Innovazione e tecnologia, il farmaco non è più solo prodotto

Innovazione e tecnologia, il farmaco non è più solo prodotto

Ricerca farmaceutica open innovation, tecnologie e servizi digitali, per un futuro dove la medicina è personalizzata. Di questo si è parlato nell’incontro tenutosi a Milano – in occasione del G7 della salute – sul tema delle “Nuove tecnologie per l’assistenza sanitaria”, organizzato da Farmindustria con il ministero della Salute.


Farmaceutica, strategica per l’Italia

Secondo quanto emerso, il farmaco che non è più solo un prodotto, ma diventa parte di un percorso terapeutico che dialoga con diagnostica, dispositivi e servizi digitali. Nei prossimi tre anni, per esempio, in Italia, la quota di imprese del farmaco che svolgerà ricerca e sviluppo in partnership con quelle Ict (Information and communication techhnology) raggiungerà l’84 per cento, rispetto al 35 di cinque anni fa. Infatti, grazie ai Big Data, è possibile analizzare in tempo reale un’enorme quantità di informazioni che permette di velocizzare e rendere più efficace il processo di ricerca e perfezionamento delle terapie.

Oggi nel mondo ci sono quasi 15.000 prodotti in sviluppo, di cui oltre 7.000 in fase clinica, il 42 per cento per terapie personalizzate, quota che raggiunge il 73 per l’area oncologica.

In Italia, «con trenta miliardi di euro di produzione, oltre il 70 per cento destinata all’export, 64.000 addetti altamente qualificati, 6.200 occupati nella ricerca e sviluppo, più della metà donne, 2,7 miliardi di investimenti», ha snocciolato dati Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, «si pone tra le più competitive a livello europeo – seconda per produzione solo alla Germania – e rappresenta una leva strategica per l’economia tricolore. Farmindustria crede nella necessità di un dialogo. Migliorando l’industria siamo in grado di migliorare il Paese e rispondere meglio alle esigenze dei pazienti».

Infine, sono sempre di più le aziende in Italia impegnate negli studi per misurare l’efficacia del medicinale nelle condizioni di vita reale: la quota è infatti passata dal 12 per cento di cinque anni fa al 59 per cento di oggi e si calcola che raggiungerà il 99 nei prossimi tre anni.

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