La farmacia dei servizi: il modello piemontese

La farmacia dei servizi: il modello piemontese

Incrementare del 20 per cento l’aderenza alla terapia vaccinale di quella fascia della popolazione considerata “a rischio”, questa la scommessa per il 2016 di Federfarma Piemonte, la cui proposta è stata inoltrata alla Regione dopo la delibera da parte della Giunta regionale dell’accordo sottoscritto da Federfarma, Assofarm e Regione, con il quale quest’ultima si impegna a dare ai farmacisti sei milioni e mezzo di euro dal 2016 al 2019 per l’erogazione di servizi al cittadino: «Abbiamo fatto una prima ipotesi di collaborazione sui vaccini – spiega il presidente di Federfarma Piemonte Massimo Mana (nella foto) – ci siamo resi disponibili per contattare direttamente, paziente per paziente, tutti i soggetti considerati dalla Regione “a rischio”, dagli ultra 65enni a chi soffre di patologie croniche. Secondo le nostre stime in Piemonte circa 1 mln e 200 mila persone rientrano in questa categoria, tuttavia lo scorso anno di questi sono stati vaccinati solo 550.000 pazienti, ovvero circa il 45 per cento. Quello che noi vorremmo è incrementare questa percentuale di 20 punti con un approccio informativo serrato, consegnando dei promemoria cartacei che invitano i pazienti a recarsi dal medico per la vaccinazione annuale, tenendo una ricevuta di avvenuta comunicazione. Ora aspettiamo i commenti da parte della Regione». Questo il primo di tante iniziative mirate a implementare la farmacia dei servizi. Per il 2016 sono stati messi a budget 500.000 euro e poi 2 milioni all’anno per 3 anni fino al 2019. «Dal 2017 partiranno anche progetti di aderenza, prevenzione e gestione dei pazienti fragili con assistenza anche a domicilio da parte della farmacia, in un protocollo che andremo a mettere in piedi da qui a fine anno», afferma Mana. L’idea è quella di assistere i pazienti valutando caso per caso il livello di fragilità da trattare, stanziando un budget specifico per ogni paziente. Tra le novità introdotte c’è anche una rivisitazione degli accordi sulla Dpc, in particolare, tutti i farmaci in Pht, dunque distribuiti da farmacie ospedaliere, passano in Dpc – salvo casi particolari valutati da una Commissione ad hoc – e verranno dunque distribuiti dalle farmacie sul territorio, consentendo al cittadino un accesso facilitato ai trattamenti. Tuttavia, va sottolineato che l’accordo prevede anche un adeguamento dei margini della Dpc. «Torna a essere centrale il ruolo del farmacista territoriale che non è semplicemente un venditore di cerotti e farmaci di automedicazione ma che fa parte di quello che dovrebbe essere un sistema sanitario che si deve integrare sempre più con il territorio», commenta Mana.

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