L’evoluzione della farmacia e il nuovo ruolo del farmacista

L’evoluzione della farmacia e il nuovo ruolo del farmacista

Un articolo sulla rivista web americana “Medical Marketing and Media” (MM&M)  analizza in modo approfondito i cambiamenti – in senso migliorativo – del ruolo del farmacista imposti dall’evoluzione stessa della farmacia. Gli autori sono Mark Worman, global CMO di McCann Health (la più vasta comunità mondiale di esperti di salute e benessere) e Sandra Carey, presidente di McCann Pharmacy Initiative (società di New York specializzata in consulenza di settore). «In tutto il mondo» scrivono «il ruolo della farmacia si sta espandendo dalla focalizzazione sulla catena di approvvigionamento fino all’approfondimento sulla cura primaria, dal ruolo di intermediario e rivenditore a quello di consulente esperto in salute e benessere». Dalle popolazioni in via di sviluppo dell’India e della Cina ai mercati più sviluppati come l’U.K., questa evoluzione è in fase di rapida accelerazione, con i farmacisti pronti a emergere per intervenire nelle cure primarie in mezzo a una confluenza di fornitori di servizi sanitari. Ecco perché «dalla capacità di interpretare questi nuovi ruoli e rapporti tra farmacisti, consumatori e operatori sanitari dipende il futuro della professione» sostengono Worman e Carey «così da guidare sia i miglioramenti della salute dei clienti sia gli obiettivi commerciali della farmacie».


Il nuovo ruolo da acquisire

Gli obiettivi prefissati dagli esperti della McMann sono molto ambiziosi. «Se si vuole sviluppare un ruolo efficace nella gestione proattiva del benessere, le farmacie devono competere con il coinvolgimento e l’interazione dei consumatori» sostengono. «Ciò porta alla necessità di essere in possesso di requisiti formativi su aspetti quali l’alfabetizzazione sanitaria del cliente, la fornitura di consulenze, la gestione dell’OTC correlato alla gestione delle malattie, al triage e all’assistenza preventiva». L’industria, almeno negli USA, è in grado di fornire una vasta gamma di programmi di formazione interattiva e di apprendimento online per sostenere i farmacisti nel passaggio a consulente esperto dei consumatori. Potrebbe sembrare pretendere troppo.


Lo scenario internazionale

Ci sono, tuttavia, precise ragioni di fondo che fanno da ‘driver’ a questa trasformazione. «La farmacia rimane una frontiera sottoutilizzata nel settore della sanità moderna e non sono state ancora sfruttate appieno le sue potenzialità» spiegano gli autori «ma i tempi e, di fatto, i modelli sanitari stanno cambiando. Poiché i sistemi sanitari sono schiacciati sotto la pressione della crescente domanda e stanno diminuendo le risorse, i governi seguono sempre più modelli di assistenza integrata per massimizzare le competenze attraverso una forza lavoro multidisciplinare. In questo processo, il farmacista è stato riconosciuto come un fattore-chiave nella fase sanitaria e un protagonista principale nella fornitura di un’assistenza efficace basata sui risultati».


Sviluppi futuri

Il farmacista – aggiungono – per molti è già l’esperto sanitario più affidabile del consumatore, ma la pratica della farmacia sta cambiando per definire anche una serie di nuovi ruoli, quale innovatore sanitario, problem solver, sostenitore della salute e operatore in grado di intervenire nelle cure primarie. Del resto, rivela l’articolo, uno studio McCann Health condotto su farmacisti in 14 paesi, in cinque continenti, ha rivelato che l’88% dei essi si attende un alto tasso di cambiamento nel suo ruolo nei prossimi cinque anni, mentre il 76% crede che la trasformazione richiederà lo sviluppo di nuove competenze. «La stessa tecnologia apre nuove possibilità per la consulenza online dei pazienti in tempo reale e per la consegna degli stessi farmaci, che interferiranno con il ruolo tradizionale dei farmacisti come distributori in esercizi chiusi». Anche questi cambiamenti stanno ‘precipitando’ una ridefinizione reattiva del ruolo del farmacista, sostengono gli autori, offrendoci una visione più chiara sulla farmacia del futuro.


Opinioni condivise in Italia per guardare oltre

Molti dei concetti espressi su MM&M sono condivisi da importanti esponenti italiani del mondo della farmacia. Ciò dipende, soprattutto, dalla necessità ormai accettata da tutti di un trasferimento delle cure croniche da un modello assistenziale ospedaliero a uno territoriale. «Oggi è imperativo, sia per ragioni economiche sia per ragioni di efficacia, che il trattamento di alcune patologie croniche largamente diffuse, dall’asma al diabete, venga trasferito sul territorio» conferma Andrea Mandelli, presidente della FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani). «Questo richiede che il farmacista partecipi alla cura del paziente. Per esempio, accertandosi che questo sappia a che cosa servono i farmaci che gli sono stati prescritti, valutando se riesce ad assumerli in base alle indicazioni del medico, accertandosi che non sia andato incontro a problemi, dal non riuscire a usare un dispositivo all’aver sottovalutato effetti collaterali, se non stia assumendo, all’insaputa del medico, medicinali anche da banco che possono interagire con la terapia».

Ciò comporta anche un bisogno di una formazione clinica-farmacologia che migliori la capacità di interazione con i clienti. Per agevolare le farmacie nell’erogazione delle nuove prestazioni, afferma Annarosa Racca, presidente uscente di Federfarma, sono state messe a punto da tempo apposite piattaforme informatiche che consentono una gestione semplice, trasparente e controllata dei nuovi servizi, come la telemedicina e l’aderenza alla terapia.

L’ultima frontiera più avveniristica sembra essere quella dell’IA (Intelligenza Artificiale). Si tratta di «sistemi cognitivi» spiega Andrea Agnello, direttore di Watson Health CoE Italia di Ibm «capaci di comprendere, di ragionare anche su dati non strutturati come la voce, un’immagine, un testo stampato. Senza sostituirsi all’essere umano ma creando una partnership tra computer e persone».

Per Leonardo Soldati di Cgm, si tratta di «uno scenario molto vicino» per la farmacia. I nuovi strumenti, afferma, potrebbero dare un vantaggio incredibile in termini di gestione e performance. «Sarebbe una svolta, basti pensare a un sistema dinamico in grado di riformulare domande sempre più specifiche relative anche agli effetti di farmaci rari».

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