Mascherine: Federfarma cerca di fare chiarezza, Assoram chiede risposte

Mascherine: Federfarma cerca di fare chiarezza, Assoram chiede risposte

Federfarma cerca di fare chiarezza su uno dei temi più discussi di questa emergenza coronavirus: le mascherine. In particolare sui problemi che le farmacie riscontrano dopo l’accordo siglato da Federfarma il primo maggio con il Commissario straordinario Domenico Arcuri.

Un presidio essenziale in Fase 2

Con l’inizio della Fase 2, l’uso della mascherina è essenziale, insieme al distanziamento fisico e al lavaggio accurato delle mani, per evitare di ritrovarsi tra qualche settimana costretti a una nuova quarantena. Ma, «nella quasi totalità delle farmacie dove sono state consegnate a prezzo calmierato, per esempio a Roma» ha spiegato Marco Cossolo (nella foto), presidente di Federfarma «le mascherine chirurgiche sono già finite. Non sono state ancora consegnate in altre grandi città come Milano e Torino e c’è ancora stallo sulla carenza di mascherine. I farmacisti sono disponibili alla vendita, ma le ingenti quantità promesse, affinché queste ultime fossero nella disponibilità delle farmacie, purtroppo non sono arrivate. Su questo siamo punto e a capo».

Dichiarazione alla quale ha replicato del Commissario Domenico Arcuri: «I farmacisti non c’entrano nulla. Hanno venduto, e sono certo che continueranno a vendere, tutte le mascherine di cui riusciranno ad approvvigionarsi. Se le mascherine ci sono nei supermercati e non nelle farmacie vuol dire che c’è un difetto nella rete di approvvigionamento delle seconde».

In una precedente nota Federfarma aveva sottolineato che in questi momento di ripartenza voleva in una nota vuole porre l’attenzione in particolare sulle esigenze dei cittadini più fragili, immunodepressi, malati cronici e pazienti in cure chemioterapiche, confermando la propria disponibilità a distribuire gratuitamente ai soggetti aventi diritto le mascherine che perverranno dalla pubblica amministrazione.

L’accordo del primo maggio prevede per le mascherine chirurgiche un costo al pubblico di 0,61 euro, cioè 0,50 + Iva 22%, fino al momento in cui l’Iva non sarà azzerata.

Secondo quanto riportato dalla nota Federfarma, «al momento le mascherine sono ancora disponibili presso alcune farmacie, mentre la stragrande maggioranza le ha già vendute proprio in previsione della Fase 2. Tali carenze sono dovute a vari motivi: quelle con regolare marchio CE sono introvabili sul mercato; quelle importate con autocertificazione del produttore/importatore, assimilabili alle chirurgiche, che quindi potrebbero andare in vendita a 61 centesimi (talora anche già in giacenza presso i distributori che riforniscono le farmacie) non possono essere vendute senza la conformità da parte dell’Istituto superiore di sanità. Infine quelle che le farmacie attendono dalla pubblica amministrazione (al costo di acquisto di 40 centesimi) non sono ancora state consegnate dai distributori intermedi: peraltro l’accordo è stato siglato solo il  1° maggio e vanno considerati i necessari tempi tecnici».

Federfarma ribadisce, infine, che le farmacie si sono sempre poste al servizio delle istituzioni e del cittadino per rendere disponibile le mascherine al prezzo stabilito dal Commissario straordinario.

La FOFI prende atto della precisazione di Arcuri, che ha confermato come la responsabilità di questa emergenza non possa essere in alcun modo attribuita ai farmacisti. «In questa crisi abbiamo pagato un pesante tributo in termini di colleghi contagiati e anche uccisi dalla COVID-19, mentre lavoravano al servizio dei pazienti». E fa sapere, attraverso le parole del presidente Andrea Mandelli: «voglio credere che sia stata messa la parola fine a illazioni e sospetti assolutamente intollerabili sul nostro operato, che continueremo a svolgere con l’impegno di sempre».

Alla discussione si è aggiunta Assoram, Associazione operatori commerciali e logistici, che in una nota esprime preoccupazione per l’evolversi della vicenda mascherine e il rimpallo di responsabilità tra parte pubblica e sigle che hanno sottoscritto il Protocollo del primo maggio scorso e poi un nuovo accordo per la distribuzione. «Ci siamo ritrovati tagliati fuori da una contrattazione tra parte pubblica e alcune sigle di rappresentanza della distribuzione intermedia e finale su aspetti che riguardano direttamente anche i distributori/concessionari di vendita nostri associati», afferma il presidente Pierluigi Petrone. «Una esclusione di cui non comprendiamo la motivazione, tanto più che ci siamo affrettati a comunicare al Commissario Arcuri che dovesse essere garantita la par condicio a tutte le imprese aventi titolo». E aggiunge: «A oggi non abbiamo avuto risposte, mentre il Governo persevera con l’accordo con due sole sigle di rappresentanza dei grossisti per la distribuzione alle farmacie delle mascherine di Stato a prezzo calmierato, senza considerare che filiera distributiva è più articolata e complessa».

Sulla questione anche Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona, ha chiesto di fare in fretta a trovare un accordo: «In questi frenetici giorni siamo stati in stretto contatto e ci siamo confrontati a lungo con la distribuzione intermedia che è in attesa essa stessa di ricevere le mascherine, ma purtroppo, vista la situazione di carenza generalizzata, siamo convinti che serva un intervento deciso e risolutivo da parte del Governo in merito a certificazione, produzione massiva e successiva distribuzione di questo indispensabile presidio sanitario alle farmacie».

Intanto in Campania sono state distribuite dalle farmacie del territorio 500.000 mascherine, messe a disposizione dalla Regione a favore delle fasce deboli della popolazione, con più di 156.000 utenti raggiunti. Hanno aderito al progetto la quasi totalità delle farmacie campane collegate alla piattaforma Synfonia. A oggi ne sono state rendicontate 285.230: il rendiconto fornito alla task force regionale consente di identificare gli utenti a cui sono stati consegnati i presìdi di sicurezza. Questa attività di rendicontazione non era prevista nell’accordo sottoscritto con la Regione, ma pur aumentando il carico di lavoro delle farmacie, è stata svolta per un senso di responsabilità dei farmacisti, consentendo alla Regione di avere un quadro estremamente preciso sulla consegna delle mascherine e gli utenti raggiunti. «La risposta della categoria al progetto di distribuzione delle mascherine», spiega Nicola Stabile, presidente di Federfarma Campania, «oltre che confermare la positiva percezione da parte dell’opinione pubblica, ha contribuito all’ulteriore riconoscimento della rete delle farmacie quale strumento istituzionale di riferimento per la realizzazione di progetti di rilevanza socio-sanitaria sul territorio».

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