Pessina: ridicole le discussioni sulle catene

Ospite d'onore alle giornate pisane dell'Asis, il tycoon di Alliance Boots ha fornito qualche numero sulla'operazione AmerisourceBergen e ha parlato di innovazione nel mercato della farmacia

Pessina: ridicole le discussioni sulle catene

Non sedersi mai, andare sempre avanti perché il mercato non fa sconti a chi si ferma. E’ la filosofia di Stefano Pessina, il tycoon di Alliance Boots, “the italian billionaire” (il miliardario italiano) come lo chiamano negli Usa. Ospite d’onore degli Incontri di Asis – la “tre giorni” congressuale organizzata a Tirrenia (Pisa) dal 21 al 23 marzo dall’Associazione studi sull’industria della salute – Pessina si è soffermato nel suo intervento sul recentissimo accordo commerciale con AmerisourceBergen (vedi articolo precedente): «Con questo “deal”» ha detto «nasce un gruppo che produce ogni anno più di 200 miliardi di dollari di fatturato e sei miliardi di utile. Mettiamo assieme 12mila farmacie, siamo il primo distributore in Europa e negli Usa e la prima catena di farmacie nel mondo. Distribuiamo ogni anno più di 5 miliardi di confezioni». Pessina ha anche ricordato le tappe della crescita: «Quando abbiamo acquisito la britannica Unichem, le azioni di Alliance valevano trenta volte il prezzo che avevano quando rilevammo il gruppo francese. Quando abbiamo preso Boots, le azioni di Unichem erano salite nel frattempo di sei volte». Il merito però non è della finanza: «Abbiamo sempre curato il servizio e la qualità» ha rimarcato il manager italiano «e abbiamo sempre inseguito l’innovazione: infatti siamo stati i primi a integrare distribuzione e farmacie».
Nella formula, però, c’è anche l’integrazione delle competenze: «Walgreens era fortissima nell’attività professionale al banco, meno nell’area commerciale. L’esperienza di Boots servirà a rendere più profittevole anche questo mercato. In AmerisourceBergen diffonderemo l’esperienza di Alphega».
Quanto ai cambiamenti in atto nel sistema, Pessina non ha dubbi su dove concentrare lo sguardo: «Gli Stati stanno scoprendo l’importanza strategica delle farmacie del territorio, alle quali si possono delegare servizi senza appesantire troppo la spesa pubblica. In questo scenario, ogni discussione sulle catene di farmacie è soltanto ridicola, quello che conta è innovare, che lo si faccia da soli o in catena».

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