Sulla filiera la tempesta perfetta del credito

Sulla filiera la tempesta perfetta del credito

C’è chi la chiama già la tempesta perfetta, quella che si crea quando tutte le variabili metereologiche concorrono all’evento con la massima intensità possibile. Nello specifico però questa tempesta – probabile arrivo sull’Italia nei prossimi mesi – non piomba dal cielo ma giunge dall’Unione europea. E intimorisce banchieri e imprese, perché rischia di spazzare via quegli ultimi accessi al credito che le aziende italiane ancora conservano.
All’origine di tutto c’è l’Eba, l’European banking authority: semisconosciuta (ai non addetti), è l’autorità indipendente per la vigilanza sul settore bancario dell’Unione europea. Nell’ottobre scorso è partito dai suoi uffici un documento contenente 183 “regole” tecniche (technical standard) alle quali gli istituti di credito dell’area euro avrebbero dovuto velocemente adeguarsi. Due in particolare hanno fatto subito correre qualche brivido alle banche di casa nostra: per cominciare la regola 155, secondo la quale i clienti che superano i 90 giorni per pagare le rate del fido vanno messi in default se la linea di credito è pari al 20% o più di tutti gli affidamenti; l’altra è la regola 179, che impedisce a una banca di intervenire in aiuto di un cliente in difficoltà con il pagamento del prestito per più di una volta; se recidivo, il cliente va dichiarato “non performing”, ossia in default.
Secondo un articolo pubblicato giovedì scorso da Il Sole 24 Ore, queste misure stanno seminando il panico tra le imprese e gli istituti di credito italiani. Perché se applicate, renderebbero praticamente impossibile l’erogazione di prestiti alle imprese: con i clienti di fiducia, ricorda il quotidiano, è prassi consolidata nel nostro paese rinegoziare le linee di credito anche tre o quattro volte, oppure tollerare dilazioni oltre i 90 giorni (soprattutto se l’impresa è fornitrice della Pubblica amministrazione, che paga con notevole ritardo). Da ottobre questi comportamenti avrebbero dovuto cessare, ma le banche dello Stivale hanno ignorato il documento dell’Eba come se neanche fosse stato emanato. A marzo, però, scatteranno i controlli di Bce e Banca d’Italia e al termine, diversi istituti potrebbero essere costretti a marchiare di rosso (non performing) parecchie linee di credito. E a mettere in default i debitori che si avvalgono delle dilazioni più consistenti.
E’ un’eventualità con cui devono cominciare  a confrontarsi non solo le farmacie ma anche i distributori intermedi,  che dopo aver fatto per anni le “banche” delle farmacie cercano oggi di recuperare tutto quello che possono per non andare a fondo causa crediti inesigibili.  Secondo l’ultimo “censimento” di Adf, oggi sarebbero circa duemila le farmacie che non riescono a pagare i fornitori. Un numero estinto certamente a salire, se la tempesta perfetta dovesse scatenarsi sul nostro paese.

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