Hanno lo stesso principio attivo, ma se sono destinati agli animali possono arrivare a costare anche tre-quattro volte quelli per uso umano. E’ quanto denuncia un servizio pubblicato sabato 10 gennaio da Il Fatto quotidiano, che ha messo a confronto i prezzi dei farmaci veterinari e degli “equivalenti” impiegati dall’uomo. Le differenze scovate dall’articolo sono eclatanti: il Diuren, a base di furosemide, nella confezione 30 compresse da 20 milligrammi costa 7,50 euro, il Lasix 1,72; il Vitamin K1 Laboratoire Tvm (fitomenadione) in sei fiale ha un prezzo di 82 euro, quattro volte il Konakionper uso umano; una fiala da dieci millilitri di Altadol costa 9,20 euro, il Contramal è in vendita a 3,30 euro per la metà del dosaggio. Stesso discorso per gli antibiotici: la clindamicina cloridrato con nome commerciale Antirobe, uso veterinario, costa 27, 82 euro, la stessa molecola con nome Dalacin C è venduta a metà prezzo, 5,07 euro; il Clomicalm (clomipramina) 30 pastiglie da 5 milligrammi ha un prezzo di 32,10 euro, il prezzo al milligrammo dell’Anafranil, l’equivalente per l’uomo, è otto volte inferiore.
Contro questo gap dei prezzi si scagliano i veterinari dell’Anmvi, che al Fatto Quotidiano ricordano i divieti imposti dalla legge: sugli animali è consentito l’uso del solo farmaco veterinario, sono tollerate solo deroghe eccezionali. E niente generici: il veterinario sulla ricetta può indicare soltanto il nome commerciale del medicinale, non il principio attivo come devono invece fare i medici di famiglia. Il risultato è che chi possiede un’animale da compagnia e non può permettersi i prezzi dei farmaci veterinari finisce spesso per ripiegare su quelli destinati all’uomo, con il rischio però di sbagliare i dosaggi. O ancora, rivela l’articolo, sono gli stessi veterinari a prescrivere “sottobanco” il farmaco per uso umano. Oppure a farlo è il farmacista, soprattutto nelle farmacie di paese «dove» scrive Il Fatto Quotidiano «l’offerta veterinaria è ridotta».
Nel frattempo il mercato continua a crescere, in valore (anche nel canale farmacie) e in referenze: soltanto nell’ultimo mese sono uscite nuove specialità veterinarie ad azione stupefacente 4/5 volte più costose dei corrispondenti per uso umano. Come il Fentadon (fentanil), 16,08 euro contro i 3,10 del Fentanest, o il Buprenodale (buprenorfina),: 25 euro contro i 7,21 del Temgesic. E così in campo è scesa anche la Fnovi (Federazione nazionale ordini veterinari italiani), che secondo il quotidiano avrebbe fissato un incontro a porte chiuse con i rappresentanti della filiera (l’Aisa, ossia la Farmindustria della veterinaria, l’Ascofarve, i distributori, e Federfarma) per capire le ragioni di tali dinamiche.
Veterinari, scoppia la querelle dei prezzi
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