Coniugare innovazione e sostenibilità si può, anzi si deve: Aboca premiata a Smau, l’intervista alla Vicepresidente Valentina Mercati

Coniugare innovazione e sostenibilità si può, anzi si deve: Aboca premiata a Smau, l’intervista alla Vicepresidente Valentina Mercati

L’healthcare company toscana Aboca è stata premiata l’11 ottobre a Smau, l’evento dedicato alle eccellenze per l’innovazione, come “caso di successo”.

Il progetto innovativo premiato, in questo caso, è Metarecod, un dispositivo medico a base di sostanze, 100% naturale e biodegradabile che agisce su tutti i parametri metabolici alterati – colesterolo, trigliceridi e glicemia, fino al trattamento della sindrome metabolica.

Un premio per l’innovazione ma anche per la sostenibilità del progetto. Aboca, insieme ad altri big di diversi settori, tra cui food, energia, fashion, riceve infatti un riconoscimento dedicato “all’alto valore di iniziative verso una produzione più sostenibile e un’organizzazione interna più efficiente, con uno sguardo sempre più attento alla salvaguardia del pianeta e a nuovi modelli di Open Innovation”.

La mission di Aboca, che è anche una società Benefit, è saldamente ancorata ad un modello di sviluppo sostenibile, e il premio certifica l’unicità del percorso che Aboca conduce da oltre 40 anni, traghettando la ricerca sulle sostanze vegetali dal mondo della tradizione a quello dell’innovazione.

Abbiamo chiesto a Valentina Mercati, Vicepresidente di Aboca, di commentare questo riconoscimento.

 

Siete tra le aziende premiate a Smau. Un riconoscimento all’innovazione ma anche alla sostenibilità del vostro progetto. Oggi è ancora possibile fare innovazione senza sostenibilità nel mondo healthcare o le due parole sono inscindibilmente legate?

Noi crediamo che soprattutto nell’healhtcare ci sia bisogno di una innovazione che tiene in considerazione la sostenibilità per il sistema vivente, cioè sia in grado di dimostrare non solo l’efficacia e la sicurezza nel breve periodo ma anche i suoi effetti a lungo temine sull’ecosistema, nell’ottica Onehealth.

Infatti in questo settore di automedicazione le persone sono in grado di scegliere come e con cosa curarsi e non accettano e tanto meno accetteranno in futuro che le nuove proposte non siano in linea con quello che oggi tutti sappiamo essere coerente con la sopravvivenza della specie umana.

Il caso di Aboca è senz’altro particolare e la premiazione nell’ambito di SMAU ci rende particolarmente orgogliosi: da sempre ci occupiamo di ricercare in natura soluzioni efficaci e sicure per la cura dell’uomo, in un contesto ancorato ai principi della Evidence Based Medicine, mettendo al centro anche la sostenibilità ambientale. Facciamo innovazione attraverso una piattaforma che raccoglie numerosi settori di ricerca (storica, botanica, agricola, formulativa, metabolomica, genomica, trascrittomica, proteomica, preclinica, clinica e di Real world evidence) restando coerenti al principio del 100% naturale: ciò significa che i nostri prodotti sono biodegradabili e pertanto rientrano nel ciclo del vivente, rispettando la prima regola della natura, che è la circolarità.

 

Nel percorso verso la sostenibilità sono più avanti i consumatori o le aziende?

C’è sicuramente una doppia spinta. Molte aziende si stanno rendendo conto che non possono rimandare il tema della sostenibilità ambientale, oggi impegnarsi su questo fronte è necessario anche per sopravvivere sul mercato. Va detto però che non basta uno slogan o una passata di vernice verde per essere sostenibili, servono azioni concrete, credibili e durature nel tempo.

Ovviamente c’è anche una spinta che viene dal basso, dalle giovani generazioni, dalla società civile. Cambiando la sensibilità delle persone, anche le aziende devono adeguarsi, e la fiducia in un brand dipende sempre più anche da questi aspetti. Ma molto importante è l’aumentata sensibilità degli operatori sanitari, primi tra tutti i farmacisti che sono ogni giorno a fianco delle persone nel loro percorso di scelta e dei medici che stanno sperimentando che ci sono soluzioni sostenibili che sono altrettanto efficaci di quelle che non lo sono.

Tornando alla parola “consumatore” credo che già questa abbia bisogno di essere rivista perché legata a una logica di erosione delle risorse, di distruzione, mentre le parole d’ordine del futuro dovranno essere rigeneratività e circolarità.

Da questo punto di vista abbiamo scelto di trasformare Aboca in Società Benefit, nel 2018, inserendo nel nostro statuto degli obiettivi di beneficio comune, vincolando perciò l’azienda a operare a favore di società e ambiente. È un atto formale che fa sì che tutta l’azienda debba contribuire al bene comune in ogni ambito, dalla ricerca alla cultura, dal benessere dei collaboratori e della comunità allo sviluppo di pratiche ambientali sempre più evolute.

 

Nel 2020 vi avevamo intervistati nella nostra rubrica dedicata alla sostenibilità e, tra gli ostacoli che intravedevate nel settore, avevate parlato di regolamenti ancora troppo poco restrittivi, è ancora così?

Non è cambiata la situazione, almeno per quanto riguarda il tema del “naturale”. Ci sono però segnali positivi. In Europa abbiamo assistito negli ultimi anni a una crescente sensibilità sulle tematiche ambientali: sia a livello istituzionale, con il cosiddetto “Green Deal” e con la strategia “From Farm to Fork”, sia attraverso il lavoro di associazioni e categorie specifiche che lavorano per portare avanti alcuni temi fondamentali. Sul tema del “vero naturale”, penso ad esempio alla campagna “We value true natural” di Safe Food Advocacy. Anche il mondo farmaceutico, con il position paper di PGEU (Pharmaceutical Group of European Union) dedicato alle Best Practice on Green and Sustainable Pharmacy in Europe, ha dimostrato che il settore sta finalmente comprendendo la necessità di cambiare approccio nei confronti dell’abuso di farmaci, invitando a un utilizzo più accorto e ponendo l’accento su buone pratiche da seguire. È un testo importante che analizza gli effetti che alcune sostanze hanno su organismo umano e ambiente e propone comportamenti e scelte alternative.

 

Innovare in una direzione sostenibile richiede investimenti importanti. Crisi energetica e inflazione rischiano di bloccare gli investimenti in innovazione anche nel settore healthcare?

Sono temi veri che impattano profondamente sulla quotidianità e sulla programmazione delle aziende. Il tutto, inoltre, dopo due anni contrassegnati dalla pandemia. Ma tutti questi elementi, per quanto reali e gravi, non possono essere gli alibi per rimandare all’infinito un cambio di paradigma.

Abbiamo l’opportunità di essere più efficienti, evitare sprechi nel quotidiano, sfruttare la tecnologia per rendere il lavoro più agile ed evitare consumi eccessivi non necessari. Sono lezioni che abbiamo appreso e che non dobbiamo scordare.

 

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