Il 2024 sarà l’anno dei microinfluencer?

Il 2024 sarà l’anno dei microinfluencer?

È questa la previsione di Skeepers, tech company specializzata in Influencer Marketing. Dopo il “Balocco-gate”, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha approvato il 10 gennaio le linee guida volte a «garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo Unico sui servizi di media audiovisivi». I profili con oltre 1 mln di follower e un tasso di engagement di almeno il 2% sono tenuti ora a evidenziare la natura pubblicitaria del contenuto in modo immediatamente riconoscibile.

Secondo Andrea Scotti, Country Manager di Skeepers Italia, tuttavia, per le aziende «associare la propria immagine a personaggi noti del web e dell’entertainment può non essere sempre la strategia più vincente per raggiungere i propri obbiettivi di marketing. Da un lato permette di veicolare prodotti e servizi a un ampio pubblico, però dall’altro aumenta il rischio di incorrere in gravi danni di immagine che possono compromettere la credibilità del brand stesso».

Se dunque il mercato dell’influencer marketing, che ha generato oltre i 300 milioni di fatturato nel 2023, non è destinato, dalle valutazioni di Skeepers, ad arrestarsi (diversamente dalla coppia Dolce e Gabbana che, in una recente intervista, ha dichiarato: «la caduta degli influencer è automatica, non sarà la caduta degli dei, ma le va vicino», diventa essenziale affidarsi a parametri che non sono solo il numero di followers e la popolarità di un profilo, per valutare l’efficacia di una strategia di Influencer Marketing: «non sempre lavorare su fanbase più alte è sinonimo di una campagna efficace e i brand dovrebbero iniziare a integrare maggiormente, nella loro strategia, operazioni complementari su creator più piccoli, che offrono spesso una fanbase più autentica e coinvolta».

Infatti, sottolinea Skeepers: «il successo di una campagna non si misura solo dal numero di follower raggiunti, ma dall’engagement» e comunità più piccole sono spesso più reattive, coinvolte e basate su legami di fiducia. I micro e nano influencer sono capaci di creare legami con la quotidianità di ciascuno, dando vita a un rapporto genuino capace di generare fiducia: i loro contenuti sono quindi vissuti come autentici e assumono tutte le caratteristiche di un moderno passaparola 2.0».

È il caso dei pharma influencer, che abbiamo intervistato tante volte su PharmaRetail, farmacisti che utilizzano le piattaforme di social media per condividere consigli sulla salute, sulla dermocosmesi e sull’integrazione alimentare, che danno suggerimenti e chiariscono dubbi senza sostituire il medico e che sono considerati dalle loro fan base figure rilevanti, credibili e familiari per le persone. I più noti? Giacomo Pisano (il_socialmente_farmacista), Leyla Bicer (la_bicer), Giovanna Roncati.

Infine, conclude Skeepers: «micro e nano influencer vantano spesso una competenza fortemente di nicchia, che si rispecchia nella qualità della loro community: questo consente ai brand di targettizzare moltissimo l’ambito di competenza, integrando un approccio più mirato con un coinvolgimento molto più elevato che si traduce in maggiori conversioni».

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