I 7 trend del 2022: che cosa vogliono i consumatori, che cosa devono fare i brand

I 7 trend del 2022: che cosa vogliono i consumatori, che cosa devono fare i brand

Il 2022 si è aperto in piena incertezza, dopo la ritrovata fiducia del 2021. Con la speranza che la pandemia si trasformi presto in endemia, il “new normal” si cui si parla tanto sembra lontano ma soprattutto ha ancora contorni vaghi. Tuttavia alcuni cambiamenti nelle attitudini dei consumatori sono ormai consolidate e influenzeranno gli acquisti.

Quali saranno i trend del 2022?

Il centro studi UNA (Aziende della comunicazione unite) ha pubblicato un documento con i 7 principali trend che nel 2022 avranno un impatto sulla comunicazione commerciale.

 

#1 I consumatori reclamano il controllo del proprio stile di vita: Il consumatore post-lockdown sta ricalibrando il proprio stile di vita: da un lato si aspetta che più della metà dei servizi dell’era pandemica diventino la nuova normalità, dall’altro avverte la spinta ad osare un cambiamento significativo del proprio stile di vita assumendo un maggiore controllo sulle proprie scelte e azioni e si muove secondo queste priorità: un investimento sempre maggiore nella qualità della casa e nel tempo che vi si trascorre; una maggiore attenzione al proprio impatto sociale attraverso le scelte di consumo (secondo una ricerca GWI le credenziali di sostenibilità dei prodotti e il supporto alle persone da parte dei brand per la prima volta superano la qualità del prodotto e l’accessibilità del prezzo come driver di acquisto; una crescente preoccupazione per la propria salute fisica e mentale.

I brand possono reagire al desiderio di sentirsi più in controllo da parte delle persone a seguito della prolungata situazione di incertezza e dell’imperante confusione informativa con una risposta caratterizzata da maggior chiarezza e trasparenza, un aiuto per trovare velocemente le informazioni necessarie a prendere decisioni ponderate e per poter misurare l’efficacia di un prodotto rispetto a quanto promette.

#2 Focus locale: Il ruolo della propria comunità locale come ingrediente di resilienza personale, il senso di appartenenza, la crescente fiducia delle persone nei leader locali rispetto ai CEO o ai politici sono diventati centrali con la pandemia. Un sentiment che spinge le attività che danno modo alle persone di partecipare al miglioramento della propria realtà locale, sostenendo business e relazioni e che on-line si traduce in una predilezione da parte dei consumatori per i negozi diretti e non intermediati e per una scelta crescente a favore della verticalità, rispetto ai generalisti.

#3 Connessioni umane al centro: relazioni fisiche ma anche digitali. La privazione forzata dei contatti umani sta già provocando un rimbalzo: le human connection sono la necessità primaria delle persone che i brand possono cavalcare offrendo nuove opportunità per favorire l’interazione fisica, ma anche quella digitale attraverso la tecnologia. Piattaforme come Roblox e Fortnite sono diventate nuove frontiere sociali per le persone in modo trasversale alle generazioni: non solo videogiochi ma spazi da abitare con gli amici e in cui venire in contatto con i brand sfruttando un’esperienza totalmente immersiva. E se creare nuovi spazi virtuali da zero non è esattamente economico, le possibilità includono collaborazioni, digital merchandising, NFT.

#4 L’esperienza di acquisto diffusa: con la pandemia, i brand sono stati costretti ad accelerare le loro trasformazioni commerciali per poter negoziare efficacemente con i clienti costretti ad acquistare solo su piattaforme digitali: sui canali di proprietà, nei marketplace e sulle piattaforme dei social media. Per essere competitive, le aziende daranno la priorità alla customer experience del commercio omnichannel e i CMO dovranno assicurarsi che il brand assicuri una interconnessione dell’esperienza di acquisto, indipendentemente da dove questa avviene.

#5 Sostenibilità inclusa nel prezzo: la sostenibilità non è più un trend: è mainstream. Quello che cambia è il tenore delle aspettative da parte delle persone nei confronti dei brand: sempre più critici ed esigenti, i consumatori chiederanno di poter partecipare in modo fattivo alle iniziative della marca per poter essere loro a compensare il proprio impatto attraverso un contributo diretto.

#6 Il brand purpose alla prova dei fatti: anche il purpose non è più un’opzione. Se già molti brand hanno fatto sentire la propria voce e si sono schierati su temi controversi, le persone ora chiedono di vedere progressi misurabili sui grandi obiettivi che le marche si sono date.

#7 Il valore della privacy: come conciliare il desiderio di informazioni e servizi apparentemente gratuiti con la crescente consapevolezza di mettersi alla mercè del “Grande Fratello”? Sempre più consapevoli di questa meccanica ‘do ut des’ che espone la propria privacy, le persone diventeranno sempre più attente ed esigenti nei confronti del gratuito al prezzo dei propri dati.

La digital privacy gioca un ruolo cruciale nella costruzione del brand trust e può rappresentare un’opportunità dal punto di vista comunicativo. Come accade nelle relazioni personali, gli individui sono più ingaggiati e propensi a spendere il proprio tempo e le proprie informazioni con chi ritengono più responsabile ed eticamente corretto.

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