Il futuro è incerto, ma gli italiani rimangono ottimisti e si concentrano su salute, benessere, affetti: il Rapporto Coop

Il futuro è incerto, ma gli italiani rimangono ottimisti e si concentrano su salute, benessere, affetti: il Rapporto Coop

Il 2023 è stato un altro anno indubbiamente difficile: dopo l’Ucraina, il conflitto (anzi i conflitti) in Medio Oriente, le catastrofi climatiche e la perdita del potere d’acquisto. Ma gli italiani, in base alle risposte che hanno dato i manager intervistati dall’Ufficio Studi Coop a dicembre (la Winter Edition del Rapporto Coop), ci consegnano l’immagine di un Paese in cui, nonostante tutto, non albergano ansia e disperazione ma in cui persistono stati d’animo positivi.

Che non significa tuttavia cecità di fronte alle incertezze dello scenario globale dei prossimi 12 mesi: il 45% del campione teme infatti potenziali nuovi conflitti; il 23% è preoccupato dai fenomeni climatici estremi il 22% allarmato dall’andamento dell’economia internazionale.

Vita low budget e senza progetti

Gli italiani sembrano trovare conforto nella dimensione intimistica della loro sfera privata, della famiglia e degli affetti più vicini, a fronte però della rinuncia alla speranza di potersi costruire un futuro migliore.

In questa prospettiva un po’ amara, la vita diventa fatta di piccole cose. Quasi un cittadino su 3 vorrebbe acquistare una casa (29%) oppure vorrebbe cambiare nazione (28%) ma già sa che non lo farà, allo stesso modo il 30% degli occupati vorrebbe cambiare lavoro ma sa che non sarà possibile farlo. Impressiona soprattutto che tra i giovani 20-40enni la metà (51%) si dichiara per nulla interessata a diventare genitore, mentre un ulteriore 28% vorrebbe un figlio, ma già prevede che non sarà possibile. Forse il segnale più amaro della rinuncia al futuro che sembra caratterizzare la società italiana negli ultimi anni.

 

 

Nessuna rinuncia per spese per salute e benessere

Le uniche due voci di spesa a cui gli italiani, nonostante la riduzione del potere d’acquisto, non intendono rinunciare sono quelle per la salute e benessere (in aumento per il 24% del campione) e quelle per il consumo alimentare domestico (16%).  Il 26% degli intervistati dichiara di voler spendere di più in prevenzione e controlli, il 23% in analisi di routine. Il 23% mette tra i buoni propositi per il 2024 la solita dieta, ma il 25% pensa a nuove abitudini alimentari e il 17% ragiona su Spa, meditazione e tecniche di rilassamento. Nella vita low budget che gli italiani si possono permettere al momento si mettono in stand by cinema, teatri, concerti e musei (tutti con dei costi), a favore di passeggiate nella natura, lettura, qualche sport e un po’ di musica (con costi decisamente più ridotti).

Piccola eccezione, almeno sulla carta, la voglia di vacanza. Dopo che nel 2023 molti avevano lasciato la valigia in soffitta chi per problemi di budget chi per contingenze climatiche, tra i propositi per il 2024, crescono coloro che pensano di tornare a viaggiare in Italia (il 68% con 8 punti percentuali in più sul 2023), o a viaggiare all’estero (42% con 7 punti percentuali in più sullo scorso anno).

 

 

La spesa alimentare tiene, ma la parola d’ordine è sobrietà che si traducono in discount e marche del distributore

Le previsioni dei manager della filiera alimentare ipotizzano anche per il 2024 una nuova piccola contrazione degli acquisti alimentari nella Gdo (-0,5% a volume), ma sembrano invece migliorare le intenzioni di spesa degli italiani sui consumi alimentari domestici; la percentuale di quanti intendono aumentare le quantità consumate (16%) supera quella di quanti intendono ridurre i consumi (11%) con una differenza di 5 punti percentuali (la stessa differenza era di -1 punto percentuale nell’indagine di agosto 2023).

I principali driver di acquisto sono il rapporto qualità prezzo al primo posto (almeno per il 66% degli italiani), la convenienza e il risparmio (50%) e la salute e il benessere (41%). Tra gli aggettivi scelti per definire il cibo del 2024 il più gettonato è salutare (45%), poi poco costoso (44%), seguito da sostenibile (27%) e semplice/autentico e essenziale (26 e 25%).

A fronte di una inflazione alimentare ancora sostenuta (per i manager stimata al 3% nella media d’anno), nel tentativo dunque di difendere i propri consumi e la loro qualità, gli italiani sembrano essersi definitivamente convertiti alla MDD (Marca del distributore) che anche nel 2024 promette di registrare ottime performance; l’82% dei manager italiani prevede un aumento della quantità acquistata, mentre al primo posto tra le scelte di acquisto in riduzione si trovano le marche industriali. Non solo quelle minori e dei produttori follower (in calo rispettivamente per il 51% e il 48% degli intervistati), non fanno eccezione nemmeno le marche leader tanto che un buon 36% ne immagina la rinuncia all’acquisto.

 

 

 

Ma se il 2023 ha insegnato alle famiglie come risparmiare nel solito punto vendita, è anche vero che la forte riduzione delle risorse disponibili conseguente all’inflazione ha obbligato molti italiani a doversi rivolgere sempre più spesso al canale discount. Un trend che sembra confermarsi in crescita anche nel 2024 e colloca questo formato in testa alla classifica dell’incremento delle vendite nei prossimi 12 mesi, sia nelle previsioni dei consumatori che in quelle dei manager alimentari.

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