Il lavoro delude, salute e benessere sono una priorità

Il lavoro delude, salute e benessere sono una priorità

Dopo la Winter Edition arriva ora il testo integrale del Rapporto Coop che indaga annualmente stili di vita, consumi e sentiment degli italiani. In ritardo rispetto al consueto perché, come viene precisato in una nota stampa “l’eccezionalità del momento storico che stiamo vivendo ci ha spinti ad una ulteriore riflessione nell’elaborazione del documento”.

In un contesto economico ancora dominato da inflazione e guerra e nel quale gli ultimi giorni hanno rappresentato una ulteriore escalation, colpiscono i risultati che riguardano la relazione degli italiani con il lavoro e anche con la salute.

Il quadro (preoccupante) dei salari

La crescita dei prezzi sottrae margine ai redditi delle famiglie italiane, in particolare dei nuclei mono reddito e di quelli con contratti di lavoro dipendente, a causa del ritardo nel rinnovo dei contratti collettivi nazionali e della portata modesta degli adeguamenti. Nonostante ciò, i consumi hanno manifestato una certa tenuta, grazie alle misure di supporto economico e al risparmio accumulato durante la pandemia. Anche l’occupazione nel nostro paese si è mantenuta in crescita, con un tasso di occupati che nella parte centrale dell’anno ha registrato un valore mai così alto dal 1977. Fa da contrappeso, tuttavia, un quadro salariale molto preoccupante, che fa dell’Italia l’unico paese europeo ad aver subito una contrazione dei salari reali negli ultimi 30 anni (a fronte di un costo della vita in progressivo aumento).

Mediamente un lavoratore italiano percepisce uno stipendio in linea con il corrispettivo spagnolo, ma con un costo della vita ampia ampiamente più elevato. La crescita lenta dei salari, sommata alla forte inflazione, è destinata ad abbassare ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie italiane.  D’altro canto, a fronte di un costo della vita assolutamente paragonabile a quello tedesco, è impressionante constatare come gli italiani guadagnino il 33% in meno dei lavoratori in Germania. Sebbene la pandemia abbia aggravato un quadro già di per sé poco roseo, essa non può essere considerata la causa del triste primato italiano riguardante la bassa crescita dei salari nell’arco degli ultimi trent’anni.

L’esplosione delle dimissioni

Lo scarso appeal dei salari e anche un cambio di paradigma imposto dalla pandemia, hanno generato Il fenomeno delle “grandi dimissioni” che in Italia si è consolidato nel corso del 2021, con un tasso di dimissioni (il numero di dimessi sul totale dei lavoratori dipendenti) che ha superato il 3 per cento nel quarto trimestre dell’anno passato, un numero mai visto nell’ultimo decennio (abbiamo raccontato il fenomeno in questo articolo).

Leggiamo nel rapporto COOP: “Da un lato, dopo gli anni della pandemia, sono determinati a riprendersi le loro abitudini precedenti ma, contemporaneamente, vogliono cogliere questa discontinuità per prendere in mano la loro vita e cambiarne gli ambiti oramai logori. Sorprende, ad esempio, in un contesto di strisciante crisi economica, l’esplosione delle dimissioni volontarie; certo, per cercare un lavoro meglio retribuito ma anche – forse più spesso – per trovare una occupazione che piace di più o lascia magari più spazio alla vita privata”.

Più spazio al benessere e alla salute

Gli italiani assegnano un peso crescente alla salute, al benessere, alla dimensione affettiva. Nelle difficoltà guardano con occhi nuovi alla loro quotidianità riscoprendo il valore del tempo (per sé, per la propria famiglia, per i propri interessi personali, per la stessa preparazione dei cibi) e mettendo con sempre maggiore frequenza in stand by i ritmi frenetici, l’iperconnessione digitale, l’eccesso di convivialità.

Leggiamo nel rapporto COOP: “Indagando in maniera più approfondita come la generale fiammata dei prezzi, abbia influito sul comportamento degli italiani, non ci si può non soffermare sulle abitudini di consumo legate al proprio benessere: stile di vita e abitudini alimentari hanno subito un sostanziale cambiamento negli ultimi anni, concentrando le attenzioni degli italiani verso due temi essenziali quali salute e forma fisica. Non a caso ai primi 4 posti delle abitudini di consumo in ascesa per il 2023 troviamo esami e controlli di prevenzione (in crescita per ben il 29% degli intervistati, contro un 5% in diminuzione), seguito dal mettersi a dieta (salirà per il 26% dei soggetti, al netto di un 4% che calerà), dalle analisi di routine (selezionato da 1/4 del campione, contro un 4% che limiterà) e infine sperimentare nuove diete/abitudini alimentari per il 24% degli individui (con 3% di chi ridurrà).

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