Rapporto Coop 2023: calano i consumi in uno scenario di incertezza

Rapporto Coop 2023: calano i consumi in uno scenario di incertezza

Un Paese in cui il 30% dei cittadini si dichiara inquieto e dove crescono i timori (dal 20 al 32%) e tuttavia permane una patina di ottimismo, sotto la quale forse serpeggiano ma ancora non esplodono gli stati d’animo più contrastanti. Questo il quadro descritto dall’anteprima del “Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”.

L’attenzione al risparmio vince sulla fedeltà al canale

L’edizione 2023 è orientata a leggere la complessità del mondo che ci circonda e a comprenderne gli effetti sulla vita quotidiana degli italiani a partire – come tutti gli anni – dal loro rapporto con il cibo. Per fare questo, oltre ai tanti contenuti originali offerti dai contributors del Rapporto, anche questa edizione si è avvalsa di due diverse survey (“What’s Up” e “Hybrid Future”) condotte entrambe nella seconda parte dello scorso mese di agosto.

Lo scenario mondiale è quello di un nuovo “disordine” globale, un mondo certamente più incerto: guerra in Ucraina e nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina, impatti nefasti del cambiamento climatico, esplosione demografica in Africa, avvento dell’intelligenza artificiale, aumento del debito mondiale e rallentamento della crescita, inflazione ed ennesimo inasprimento dei divari sociali, nuove tornate elettorali dagli esiti molto incerti. Quello che ci attende è dunque un avvenire dalle molteplici alternative e possibilità. Un futuro “multiplo” con tanti scenari possibili, tanti snodi e crocevia e, quindi, tanti esiti realizzabili anche tra loro completamente diversi e opposti.

Il Rapporto sottolinea l’impatto del climate change, peraltro un problema annunciato, che con i suoi 2.300 eventi estremi solo nel corso del 2022 (erano stati 146 nel 2010) ha già superato il punto di non ritorno, visto che nessun Paese al mondo è a oggi compatibile con l’obiettivo di mantenere la crescita della temperatura media non oltre 1,5°C entro il 2030 e se è vero che in Italia ancora oggi permane una zoccolo duro di negazionisti (il 15% tra coloro che lo negano e chi lo ritiene una esagerazione), per converso sono 14 milioni gli italiani che si dichiarano pronti a battersi attivamente e esporsi in prima persona per la tutela dell’ambiente e 1 su 4 ha già cambiato abitudini in virtù della sostenibilità.

Per quanto riguarda le intenzioni di spesa degli italiani i mesi prossimo sembrano segnare un brusco calo (36% quelli che intendono ridurre i consumi contro solo l’11% che pensa di aumentarli). Ad appesantire le prospettive l’eccezionale crescita dell’inflazione che solo negli ultimi due anni ha abbattuto il potere di acquisto in una misura pari a 6.700 euro pro capite.

Gli occupati nel 2023 sono in aumento (23,5 milioni, mai così tanti dal 2008), ma il lavoro non paga quanto dovrebbe: il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa. Ne deriva la tendenza sempre più evidente ad aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita. A dispetto di questo ulteriore impegno, comunque, l’impatto dei prezzi trascina quasi la metà degli italiani (27 milioni di persone, in crescita del 50% rispetto al 2021) in una condizione di disagio e solo un italiano su quattro dichiara di fare la stessa vita di qualche anno fa.

Calano le compravendite immobiliari, le auto, i beni tecnologici, e gli italiani hanno sostituito il nuovo con l’usato (33 milioni nell’anno passato hanno venduto o acquistato beni usati) e anche i loro carrelli diventano leggerissimi. La variazione delle vendite a prezzi costanti nel primo semestre dell’anno è del -3%.

La spesa diventa più frequente, l’attenzione al risparmio vince sulla fedeltà al canale di acquisto, e aumenta il ricorso al discount. In questa difficoltà, a farne le spese è anche l’identità alimentare di buona parte degli italiani; 1 su 5, soprattutto baby boomers e lower class, dichiara di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche la cultura tradizionale, del territorio, delle tipicità.

Si fanno contemporaneamente strada, seppur ancora in fasce minime di popolazione, le nuove tendenze a tavola: il plant-based, le cui vendite fanno già registrare un +9% anno su anno; lo sugar free; la predilezione per le proteine e per l’healthy, oltre alla spiccata volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta.

Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono “reducetariani” e 1,4 sono i cosiddetti “climatariani” (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto CO2).

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